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Corte Ue condanna l'Italia per 44 discariche irregolari

L'Italia non ha rispettato una direttiva Ue del 1999 che introduceva regole più severe e aveva lo scopo di garantire l'ambiente e la salute

44 discariche italiane non rispettano o non hanno rispettato la direttiva Ue che introduce severi requisiti tecnici con lo scopo di "prevenire o ridurre per quanto possibile gli effetti negativi per l'ambiente e la salute umana dell'interramento di rifiuti". Per questo il nostro Paese è stato condannato dalla Corte di giustizia Ue. La direttiva, risalente al 1999, stabiliva che tutte le discariche fossere adeguate entro il 16 luglio 2009 o chiuse. Bruxelles, alla fine di una procedura d'infrazione aperta nel 2012, aveva accordato all’Italia un termine per rispondere fino al 19 ottobre 2015 e poi aveva proceduto al deferimento del governo italiano alla Corte nel 2017 perché l’Italia non aveva ancora reso conformi alla direttiva 44 discariche o proceduto alla loro chiusura.

Delle 44 discariche, osserva la Corte, 31 non risultavano ancora in regola all'ottobre 2015, per sette i lavori di adeguamento sono stati completati solo del 2017-2018 e per altre sei o non è stato possibile verificarne la conformità alle disposizioni della direttiva o i lavori di adeguamento sono stati fatti dopo il 2015.

Le 31 discariche non conformi nell'ottobre 2015 erano quelle di: Avigliano (località Serre Le Brecce); Ferrandina (località Venita); Genzano di Lucania (località Matinella); Latronico (località Torre); Lauria (località Carpineto); Maratea (località Montescuro); Moliterno (località Tempa La Guarella); Potenza (località Montegrosso-Pallareta); Rapolla (localité Albero in Piano); Sant'Angelo Le Fratte (località Farisi); Capistrello (località Trasolero); Francavilla (Valle Anzuca); L'Aquila (località Ponte delle Grotte); Canosa (CO.BE.MA); Torviscosa (società Caffaro); Corleto Perticara (località Tempa Masone); Marsico Nuovo (località Galaino); Matera (località La Martella); Rionero in Volture (località Ventaruolo); Salandra (località Piano del Governo); Senise (località Palombara); Tito (località Aia dei Monaci); Capestrano (località Tirassegno); Castellalto (località Colle Coccu); Castelvecchio Calvisio (località Termine); Corfinio (località Cannucce); Corfinio (località Case querceto); Mosciano S. Angelo (località Santa Assunta); S. Omero (località Ficcadenti); Montecorvino Pugliano (località Parapoti) e di Torviscosa (località La Valletta). Le 7 discariche in cui i lavori per renderle conformi alla direttiva sono stati completati nel corso del 2017 e del 2018 sono: Andria (D'Oria G. & C. Snc), Bisceglie (CO.GE.SER), Andria (F.lli Acquaviva), Trani (BAT-Igea srl), Atella (località Cafaro), Pescopagano (località Domacchia), Tito (località Valle del Forno). Le altre 6 per le quali non è stato possibile verificare la conformità alle disposizioni della direttiva o i lavori di adeguamento sono stati fatti dopo il 2015 sono quelle di: Potenza (località Montegrosso-Pallareta), Roccanova (località Serre), Campotosto (località Reperduso), San Mauro Forte (località Priati), San Bartolomeo in Galdo (località Serra Pastore) e Trivigano (ex Cava Zof).

red/mn

(fonte: Ansa)