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Coronavirus, stop alla sperimentazione del vaccino Johnson&Johnson

L'alt alla sperimentazione è arrivato in seguito degli effetti collaterali che hanno colpito uno dei 60 mila volontari, ora si attende il parere della commissione di verifica

A un mese dal caso Astrazeneca arriva un nuovo stop alla sperimentazione del vaccino per il coronavirus. Questa volta ad interrompere la sperimentazione vaccinale è la casa farmaceutica americana Johnson&Johnson. Alla base dello stop quello che in una nota l'industria definisce "un disturbo che non ha spiegazioni" che ha colpito uno dei 60 mila volontari. 

A proposito del suo stop, Johnson&Johnson ha poi spiegato di voler proteggere la privacy della persona coinvolta e di aver già istituito il gruppo di esperti chiamati a valutare il caso, o Data Safety Monitoring Board (Dsmb). Poiché in una sperimentazione metà dei volontari riceve un placebo, la prima cosa da verificare è se la persona ammalata avesse veramente ricevuto il candidato vaccino. Altre aziende farmaceutiche in fase avanzata di sperimentazione sono le americane Moderna e Pfizer. I test diranno se i prodotti sono sicuri e stimolano il sistema immunitario. Resteranno comunque dei punti interrogativi sull'efficacia dell'immunizzazione e sulla sua durata. L'obiettivo minimo è che i vaccini proteggano dall'infezione almeno il 50% delle persone che lo ricevono e che l'effetto duri un anno. Ma è possibile che l'immunizzazione riduca i sintomi ma non la possibilità di contagiarsi o contagiare. Che dunque la letalità del Covid venga abbattuta, ma sia necessario mantenere mascherine e distanze ancora per qualche mese. 

Circa un mese fa era successa la stessa cosa alla ditta anglo-svedese AstraZeneca, che produce il vaccino di Oxford e ha in corso una sperimentazione su 55mila volontari. Le somministrazioni erano riprese dopo una settimana, ma non negli Stati Uniti, dove molti dei 30mila volontari arruolati sono ancora in attesa della seconda dose.

AstraZeneca e Johnson&Johnson sono fra gli studi più avanzati. Il secondo ha il vantaggio di poter essere somministrato in una singola dose, semplificando i problemi organizzativi. Considerando i grandi numeri di volontari coinvolti, non è inaspettato trovare degli eventi avversi, che potrebbero essere indipendenti al vaccino. In questi casi si istituisce una commissione indipendente di medici per valutare se il disturbo è causato dall'immunizzazione e se può essere evitato. Poi si decide se riprendere le sperimentazioni o bloccare del tutto la corsa del candidato vaccino.

Red/cb
(Fonte: La Repubblica)