Fonte Università politecnica della Marche

Living with Earthquakes, un'altra ricostruzione è possibile

"Il terremoto non è una questione di pietre ma anche di persone" questa la convinzione che ha animato il progetto dell'Università politecnica delle Marche avviato nel 2018 che prosegue tuttora

Questa storia di ricostruzione parte da lontano, precisamente da Cambridge. Qui si trovava il professore del Dipartimento di ingegneria civile, edile e architettura dell'Università politecnica delle Marche, Antonello Alici, quel giorno del 2016 in cui il terremoto scosse gran parte del Centro Italia. Alici, che in passato aveva lavorato sia per il sisma de L'Aquila nel 2009, che per quello di Umbria e Marche del 1997, attraverso i giornali e le telefonate degli amici ebbe una prima intuizione : "I terremoti sono talmente ricorrenti che bisogna imparare a viverci. La scelta è tra lasciare i territori per vivere sulla costa più sicuri o imparare a convivere con i terremoti. Da qui è nato il titolo del progetto “Living with Earthquakes”. Altra riflessione scaturita dalle immagini del disastro è stata che "Il terremoto non è una questione solo tecnica ma anche una questione sociale, di comunità, una questione fatta di persone non solo di pietre".

Amandola 
Partendo da questi presupposti si è formato il nucleo della prima Summer School dell'Università politecnica delle Marche in partnership con l'Università di Cambridge avviata nel 2018. Il luogo prescelto per iniziare a dare forma ad un nuovo modello di ricostruzione fu la provincia di Fermo e in particolare il piccolo centro di Amandola. Gli studenti che vi parteciparono furono invitati a seguire corsi tenuti da docenti ed esperti sulla storia del luogo, sull'architettura e a visitare i luoghi del sisma. "L’idea di fondo - spiega Alici - è sempre quella che la compenetrazione tra conoscenza umanistica e scientifica è assolutamente necessaria. Non crediamo che architetti e ingegneri possano lavorare da soli e allora abbiamo messo a lavorare insieme studenti di beni culturali e di filosofia con studenti di ingegneria sismica e di architettura. Sono nati quindi dei gruppi interdisciplinari che hanno fatto molta fatica a lavorare insieme inizialmente ma poi hanno trovato una lingua comune". In pratica gli studenti sono partiti dalla mappatura degli edifici danneggiati dal sisma per cercare di capire quali fossero i valori culturali di questi luoghi. "Sono state fatte varie indagini anche basate sull’archivio e sulla storia del borgo fino ad arrivare a scegliere un edificio che era il convento di San Francesco che era in gravissime condizioni. Abbiamo fatto un modello di ingegneria sismica della struttura e gli studenti hanno lavorato su come questo luogo si potesse reimpiegare e farlo diventare una cerniera della vita urbana e quindi sociale". Ma Amandola è afflitta da un altro problema comune ai piccoli centri dell'entroterra, quello dello spopolamento. "Quindi è sorta un’altra necessità oltre a quella della ricostruzione, quella di riportare funzioni sociali e servizi in questi luoghi alti. Se vogliamo invertire questa tendenza, il terremoto, se vogliamo, è l’occasione giusta per farlo, perché ci saranno investimenti per le zone del sisma dell’Italia centrale da cui ripartire". 



Falerone 

La seconda Summer School invece si è svolta a Falerone nel 2019, città a metà tra la costa e le montagne con delle tradizioni molto importanti come quella dell’intreccio della paglia per i cappelli e i cesti. Questo progetto ha catturato il dottorando dell'università di Cambridge, Michal Saniewski, che, grazie a una borsa di studio, ha lavorato per due anni con la sua tesi di laurea proprio su questo progetto, vivendo nel borgo per sei mesi. In questo caso il lavoro è partito dalla ricostruzione sociale del paese, dalla ricostruzione della memoria, dunque di un materiale intangibile. "Gli studenti hanno intervistato la popolazione per cercare di capire quali fossero i valori di questo luogo. C’è stata un’inaspettata risposta positiva. Abbiamo infatti stampato una mappa del paese di 6 metri per 4 in Pvc, il centro storico è diventato una gigantografia su cui gli abitanti in una riunione hanno cominciato a scarabocchiare quali erano i luoghi della loro infanzia, quali quelli di incontro dei giovani etc. Si è trattato di un dialogo tra generazioni" spiega Alici.

La mappa dei valori della cittadinanza
La mappa poi a dicembre 2021 è stata appesa in modo simbolico alle impalcature della città bloccata dai danni del terremoto. Ciò è stato fatto nella giornata nella quale il Comune ha firmato la il documento che ha fondato la comunità di patrimonio di Falerone. Per l’occasione in paese sono arrivati gli studenti delle scuole che ora si trovano a valle, per partecipare alla scuola di intreccio. "Quello che concretamente ha dimostrato tutta questa operazione è che i cittadini, le comunità sono state spesso sepolte sotto le tante normative e non sono state ascoltate, non gli è stata data parola. Credo che avremo un futuro migliore dando alle comunità una voce più importante, così li aiutiamo a crescere e a investire loro stessi nei loro luoghi. Ed ecco che vuol dire Vivere col terremoto, essere convinti che se un terremoto arriva noi siamo pronti e avremo tante persone vicine a noi che hanno scelto di lavorare con noi e di condividere i problemi ma anche la gioia e la piacevolezza di questi posti" spiega Alici. 


Il futuro

Il progetto va avanti con molta più convinzione perché ora che ci sono i fondi per la ricostruzione Falerone si candida per essere uno di quei borghi potenzialmente dinamici per la ricostruzione e sta preparando per l’estate un doppio evento. Da un lato una nuova Summer school "Alla quale questa volta gli studenti dovranno arrivare preparati e aver studiato prima la normativa per la ricostruzione" afferma Alici, e poi una fiera internazionale dell’artigianato. Dall’intreccio fino ai prodotti locali, dolci, cucina, musica tutto questo animerà i luoghi del centro storico abbandonato, lo ripopolerà. A livello istituzionale, come racconta Alici, cè l'idea di creare un bando per incentivare le attività economiche all’interno del paese e per i giovani che si vorranno trasferire nel borgo, dalla ristorazione alle varie forme di artigianato, tutte quelle che renderebbero abitabile Falerone. Oggi infatti a Falerone vivono 3138 persone, la maggior parte delle quali vivono nelle piane, non nel borgo, i bar di Falerone sono intorno a una rotatoria stradale "Mentre tutto potrebbe stare nelle piazze di Falerone che è un vero luogo urbano, noi ci siamo purtroppo abituati a luoghi che non sono stati fatti per la socialità mentre i nostri centri li hanno e vanno ripopolati" spiega ancora Alici. "Con l'aiuto dei fondi del Pnrr che arriveranno offriremo un modello di inversione di tendenza per una ricostruzione che parta dalla voce di chi abita nei luoghi terremotati" conclude il professore. 

Claudia Balbi