Fonte Regione FVG

Terremoto Fvg, al via un nuovo recupero dell'archivio Zamberletti

Presentato il progetto che prevede il restauro e l'archiviazione di nuovi atti riguardanti il terremoto del 1976 composti da numerosi documenti che attestano il lavoro del commissario straordinario per l'emergenza, Giuseppe Zamberletti

Il Friuli Venezia Giulia non dimentica. Anzi porta avanti l'attività di recupero degli atti del terremoto del 1976, parte dei quali è composta da una vasta documentazione riguardante l'attività svolta tra il 1976 e il 1977 dall'allora commissario straordinario per l'emergenza del terremoto in Friuli, Giuseppe Zamberletti, nonché padre della Protezione Civile. 

Il valore del recupero
Tra le carte, spiega Riccardo Riccardi, vicepresidente Regione Friuli Venezia Giulia e assessore alla protezione civile: “Ci sono buona parte dei documenti che riguardano tutta l'esperienza della gestione dell'emergenza e la conseguente attività legata alla ricostruzione. A parte il valore storico e culturale, la nostra idea è quella di organizzare una catalogazione e quindi un'archiviazione che valorizzi quell'esperienza per andare a scoprire un esempio virtuoso di semplificazione procedimentale, un modello che ha consentito la ricostruzione. Si tratta infatti anche di un modello di efficienza della pubblica amministrazione. Quella storia può essere un modello per le scelte che oggi si devono compiere. Ogni tentativo che va nella direzione di migliorare il complesso meccanismo della pubblica amministrazione va esaltato”. 

La lezione di Zamberletti 
“Siamo di fronte ad un'esperienza simbolo. Le due lezioni che ci lascia Zamberletti sono le politiche di prevenzione e la delega. La delega nei confronti dei sindaci e la costruzione di tutti quei provvedimenti con una forte azione di costruzione del consenso. Zamberletti ha sempre condiviso i poteri che aveva, li ha delegati molto e nei momenti in cui bisognava prendere decisioni delicate lui non l'ha mai fatto da solo ma ha sempre cercato la condivisione con il sistema istituzionale. Il fattore di successo è stato questo: costruire una condivisione con tutti i soggetti in gioco nella ricostruzione” spiega Riccardi. 

Chi se ne occuperà
L'archivio in questione è composto da atti che si "sviluppano" tra i 50 e i 70 metri lineari e oggi si trova nella prefettura di Udine. Parte della metratura, tra i 20 e i 30 metri, necessita di una bonifica in autoclave, una volta terminata la disinfezione dalle muffe, gli atti potranno essere spostati e affidati a terzi. Gli atti, spiega Riccardi: “Dalla prefettura, sotto la vigilanza dell'archivio di stato, attraverso la copertura di una norma della Regione, li vorremmo trasferire all'associazione dei comuni terremotati, che ha la sua sede nel museo di Venzone (la mostra-museo "Tiere Motus, storia di un terremoto e della sua gente"). Il recupero verrà eseguito coinvolgendo i Comuni, la Regione e l'Università di Udine”. L'obiettivo, spiega sempre il vicepresidente, è di concludere l'operazione in “tempi brevi”. Una volta restaurati gli atti saranno quindi esposti a palazzo Orgnani-Martina, edificio cinquecentesco che a Venzone ospita da tempo la mostra-museo "Tiere Motus, storia di un terremoto e della sua gente". Questo polo di interesse conta già oggi una vasta serie di atti, al terzo piano (il laboratorio) dove professionisti, enti locali e imprese possono accedere per capire come si agì, dopo il 1976, a livello normativo e sotto il profilo tecnico, per ricostruire ciò che era stato distrutto o danneggiato dalle scosse.

Claudia Balbi