Pantelleria, l'incendio non è ancora domato

Da sabato sera le fiamme divorano Pantelleria. Dopo una piccola tregua, da ieri mattina i focolai hanno ricominciato a espandersi e sono stati richiamati i Canadair. Il sindaco Gabriele chiede lo stato di emergenza: "Un disastro ambientale senza precedenti"

Sembravano domate e, invece, le fiamme hanno ripreso a bruciare Pantelleria. Dopo la ripresa delle fiamme di Monte Gibele, ieri mattina, nel corso della giornata il fuoco è ripreso anche sulla Montagna Grande. I Canadair sono tornati sull'Isola e hanno continuato per tutta la giornata a lanciare acqua sui focolai, nel tentativo di contenere le fiamme, che hanno già distrutto 600 ettari di terreno, quasi un decimo della superficie dell'isola, e costretto a evacuare decine di abitazioni. Il fuoco non ha risparmiato alcuni vigneti della zona di Martingana, nella zona sudorientale dell'isola, coltivati con il prezioso zibibbo, dal quale si ricava il passito celebre in tutto il mondo. Stessa sorte per gran parte delle zone in cui si pratica il trekking, tra le principali attrattive per il turismo verde sull'isola.

All'imbrunire, quando gli aerei antincendio hanno smesso di volare, restavano dei pericolosi focolai ancora accesi a Monte Gibele e in località Kassà. Nessun dubbio sulla matrice dolosa per il sindaco Gabriele, che punta il dito contro “criminali che vogliono bloccare l’istituzione del parco naturale”. Da pochi mesi si è infatti concretizzata la possibilità di istituire un parco naturale nell'isola (manca soltanto la firma del Ministero dell'Ambiente), parco che renderebbe più forti alcuni vincoli su buona parte del territorio.
"Siamo di fronte a un disastro ambientale senza precedenti" dice il sindaco, che ha già chiesto lo stato di emergenza.


red/lg


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