6 aprile 2009: ribellarsi al
dolore seminando il futuro

Una musica, una tesi di laurea, un'inchiesta giornalistica, un parco: ecco le cose attaverso cui ancora oggi vive Ilaria e con lei gli altri 54 ragazzi che non si sono risvegliati la mattina del 6 aprile 2009 a l'Aquila

"Pianto antico": così definì il Carducci lo strazio delle madri e dei padri, uguale e immutabile dalla notte dei tempi, quando la sorte strappa anzitempo le radici della vita ai propri figli.
Piano antico è, e sempre sarà, il dolore che accompagna tutti i giorni senza tregua coloro che li hanno sepolti, dolore che non allenta i cordoni, che si riaffaccia improvviso e violento anche quando sembra essersi sopito.


Maria Grazia Piccinini è la madre di Ilaria Rambaldi, studentessa di Lanciano di 25 anni, che aveva scelto L'Aquila per studiare ingegneria edile e che a l'Aquila viveva, preparava gli esami e la tesi. E a l'Aquila è rimasta una parte di lei, sepolta sotto le macerie con il suo fidanzato Paolo, la notte del 6 aprile 2009, uccisa dal terremoto e dalla casa che le è crollata addosso. Ilaria ora vive nel ricordo di chi l'ha amata e nell'associazione, Ilaria Rambaldi Onlus, che la madre ha creato per lei, perché il suo nome non scompaia, perché non venga mai dimenticato.

A Maria Grazia di quella notte non vogliamo chiedere nulla di cui non sia lei stessa a volerci parlare, le chiediamo però di raccontarci come è nata la Onlus che ha fondato nel nome di Ilaria e da dove trae la forza per andare avanti con un progetto così impegnativo:
"La ONLUS è nata come atto di ribellione al dolore, come voglia di non lasciarsi sopraffare dal dolore, dalla devastazione che questa tragedia aveva portato nella mia famiglia e nella mia anima. E' nata con l'intento di onorare il nome di Ilaria affinchè non se e fosse andata inutilmente, simile a una foglia da spazzare via... Ilaria era bravissima, intelligentissima, oltre che volenterosa e precisa. Era tutto quello che una madre può desiderare da un figlio. Era l'amore assoluto ed incondizionato, la complicità, la comprensione, il perdono, il rifugio. Questo era lei per me, ed esattamente questo ero io per lei. Due facce della stessa medaglia. Un'intesa profonda, intima, viscerale, che niente poteva ed ha potuto spezzare. Io adesso sono anche lei, perchè io vivo per me e per lei, e faccio tutto ciò che lei certamente avrebbe fatto se il destino avesse invertito le parti.
L'Associazione all'inizio è nata tra le persone più vicine ad Ilaria, quindi da me, dal padre di Ilaria, da mia figlia Alessandra, da mio marito ed alcuni amici. Tutti con la volontà di non dimenticare, di non limitarci al ricordo, ma di fare cose concrete perchè tutto ciò non accadesse di nuovo, perchè si imparasse da quanto avvenuto. Noi uomini purtroppo impariamo sempre troppo poco dagli errori, e adesso è ora di invertire la rotta. Se nessuno lo fa, mai nulla accadrà da solo".

Il primo importante obiettivo dell'Associazione verrà raggiunto il 19 aprile quando a Lanciano verranno assegnati i primi riconoscimenti previsti dal "Premio Ilaria Rambaldi 2013, 1° Edizione". Com'è nata l'idea di questi premi e quale finalità hanno?
"In realtà, non è questo il primo importante obiettivo dell'Associazione. Il Primo importante obiettivo è stato quello di predisporre un progetto, che abbiamo regolarmente depositato presso il Comune de L'Aquila a inizio 2010, per la realizzazione di un parco da destinare alla memoria di tutte le vittime del terremoto. Il progetto prevedeva che questo Parco della Memoria venisse realizzato sul sito del crollo del palazzo dove abitava Ilaria e su un'area limitrofa, prima destinata a parcheggio. La proposta di fare il parco proprio in quel luogo è nata a seguito di alcune indagini che avevo svolto subito dopo il terremoto: grazie ad alcuni articoli di giornale, siti internet e racconti di cittadini aquilani, ho scoperto che quel sito era praticamente pieno di grotte nel sottosuolo, al punto che in passato era denominato "le Grotte". Uno speleologo di Spoleto, intervenuto con la Protezione Civile per prestare i soccorsi,  si accorse di talune caverne nel terreno sottostante il fabbricato crollato e così scoprimmo che il terremo era carsico e assolutamnte non adatto alla costruzione. Con i compagni di studi di Ilaria, oramai tutti ingegneri architetti laureati, e con l'aiuto di qualche docente universitario, abbiamo fatto nascere il progetto. Ovviamente abbiamo faticato a far accettare l'idea del Parco in quel sito, forse perchè era una zona centrale e quindi appetibile per una nuova edificazione!
Infatti, nonostante la documentazione fotografica da noi prodotta e le conseguenti  motivazioni, sembrava che in quella zona si volesse ricostruire....nonostante tutto....nonostante 29 morti... nonostanteil palazzo si fosse sbriciolato come un wafer...!
Abbiamo lottato, abbiamo fatto conoscere la nostra idea, finchè il Comune ebbe l'esito dei carotaggi eseguiti che spiegavano come in quella zona, per avere una buona fondazione bisognava andare a 70 metri di profondità !!!!!! Se si considera che il un piano di casa è alto tre metri, si pensi a quanti piani corrisponde questo baratro.....
E finalmente il Comune alcuni giorni fa, ha reso noto che il Parco della Memoria si farà e si farà proprio lì!!!

Tornando ai premi, è un'idea che ho maturato pian piano ed in tempi diversi. La prima idea è stata quella di premiare una tesi di laurea in Ingegneria e architettura, dal momento che  Ilaria era di fatto un Ingegnere Architetto, alla fine del suo percorso universitario, imminente alla laurea. Il secondo premio a cui ho pensato, è stato quello relativo al giornalismo di inchiesta: come spiegavo, grazie ad alcune inchieste o servizi giornalistici ero venuta a conoscenza di tante cose importanti, che avevano portato alla luce molti elementi non noti, ad esempio, sul palazzo in cui viveva Ilaria, sui costruttori e sul terreno su cui sorgeva. Ho capito quindi quanto fosse importante l'inchiesta giornalistica per portare a galla certe malefatte umane, specie quelle che, in caso di calamità naturali, ne aggravano le conseguenze causando ingenti danni e tragedie.
Infine ho pensato a premiare le composizioni musicali per ricordare le vittime nel modo più dolce ed universale possibile, poi abbiamo deciso che a farlo fossero ragazzi giovani come lo erano la maggior parte delle vittime del terremoto. 55 ragazzi sono morti quella notte!! E anche a loro va il mio pensiero in tutte le cose che faccio. E per abbracciare una platea di giovani la più ampia possibile, abbiamo bandito due concorsi musicali, uno per la musica classica ed una per quella leggera/pop".

Lei si è buttata a capofitto in questa iniziativa, a cui sta dedicando tanta passione e tantissimo tempo: chi l'aiuta in questa impresa?
"La mia famiglia, innazitutto, poi amici di Ilaria ed alcuni nuovi amici acquisiti strada facendo, come la Prof. Donatella Dominici dell'università de L'Aquila, che mi sta dando veramente un grande aiuto, e la M^ Campitelli che mi aiuta a districarmi nel panorama musicale, che non è il mio campo".

Dopo una tragedia come la vostra, cambiano la percezione e la disponibilità rispetto all'impegno sociale, alla lotta per il rispetto delle regole e contro il diffuso malcostume, alla partecipazione in prima persona per obiettivi di valenza comune? Se sì in che modo?
"Non so se questo accade a tutti, certo a me è accaduto di sentirmi per certi versi più proiettata verso gli altri. Lo ero in certo modo anche prima perchè fa parte del mio essere, della mia indole, dei valori trasmessimi da mio padre. Devo dire comunque, che dopo una tragedia simile, i valori cambiano, le priorità mutano radicalmente e ci si sente davvero più portati all'amore verso gli altri, ad aiutare gli altri, a sostenere gli altri. Si diventa fragili ma per questo forti. Non lo so spiegare diversamente. Come il filo di seta che è sottile lucido e delicato, ma non si spezza mai. Così, siamo così".

Sono 55 i giovani che hanno perso la vita quella notte: quale legame si è creato fra i genitori? Ci sono momenti di condivisione, anche privati, di confronto e di reciproco supporto?
"In effetti ho conosciuto parecchi genitori dopo il terremoto. Con alcuni si è instaurata una immediata sintonia ed è iniziato un rapporto di aiuto e sostegno reciproco. Con altri, dopo un primo momento di incontro, ci si è allontanati. Forse dipenderà dal fatto che non tutti reagiamo allo stesso modo alle tragedie e ci sono alcuni che provano una rabbia incontrollabile che io, in verità, non ho mai provato: spesso me ne sono chiesta il perchè ma non ho mai trovato una risposta. Forse l'unica ragione è che per me la ferita è stata talmente profonda e devastante, che non ho avuto nemmeno la forza di reagire. La rabbia è reazione. Beh, io forse non ho avuto questa reazione, non avevo la forza di provare rabbia, perchè utilizzavo tutte le mie residue capacità per sopravvivere e per rimanere in equilibrio. Il mio obiettivo unico e principale dopo l'evento è stato quello di salvare almeno l'altra mia figlia da una vita triste e buia. Io per lei ho indossato mille maschere, ho cercato di nascondere il dolore e di renderle la vita la più normale possibile. Avevo vissuto fino a quel momento per le mie figlie, non potevo perderne una e rovinarne un'altra. La mia priorità, prima di me stessa e prima di ogni cosa, è stata Alessandra".

Per Ilaria,  nel nome di Ilaria e per il futuo di Alessandra ora lei sta combattendo la sua battaglia contro l'indifferenza, la dimenticanza, la superficialità e il malcostume: quali saranno i segni e le condizioni che le faranno capire che valeva la pena provarcisi?
"Innanzitutto, già il fatto che si realizzerà il Parco della Memoria sul sito dove è caduto il palazzo di Ilaria, per noi è una grandissima vittoria. E' la vittoria di un'idea che faticava ad affermarsi e che voleva innanzitutto sottrarre alla riedificazione un terreno che edificabile non era. Queste sono le cose che mi danno speranza, in modo concreto. Piano piano, le cose cambieranno. Ci vorrà del tempo, ma la mia idea è quella di rendere gli edifici in Italia sicuri come in Giappone. Quanto ci vorrà? Tanto tempo, ma noi gettiamo le basi e piano piano qualcosa crescerà...se nessuno semina, non si raccoglierà mai nulla".


Patrizia Calzolari


scarica qui il programma del "Premio Ilaria Rambaldi 2013, 1° Edizione" - Lanciano (CH) 19 aprile 2013