Soccorsi a Coccolia di Ravenna nel 2023 (foto: Gabriele Dibiase - Wikimedia Commons)

Alluvione, 15mila edifici in zone ad altro rischio nella provincia di Ravenna

Il primo rapporto Cassa di Ravenna - Censis ha analizzato la situazione a due anni dall'alluvione: occorre “una nuova stagione di investimento, non solo economico ma progettuale”

Oltre il 22% del territorio provinciale ravennate è a pericolosità idraulica elevata, con punte del 47% nei comuni di Conselice e Alfonsine, e del 33,1% a Cervia. Ci sono inoltre 15mila edifici in aree a rischio elevato e circa 90mila in zone a media esposizione. Anche il patrimonio culturale è vulnerabile con 183 beni in aree ad alto rischio, 1.496 a medio rischio.
A rivelarlo, a due anni dall'alluvione che ha colpito pesantemente la Romagna, il primo rapporto Cassa di Ravenna - Censis intitolato “Ravenna. Ripartire dal territorio”, che analizza la situazione post-emergenza.

Crisi climatica
Il rapporto ha evidenziato anche le conseguenze dei cambiamenti climatici: la temperatura media del 2024 è risultata più alta di 1,2 gradi rispetto al periodo 2001-2020, con punte di 1,5 sulle coste. Le piogge si concentrano sempre più in eventi intensi e ravvicinati: nei bacini del Lamone, del Senio e del Montone si sono superati i 230 millimetri in 48 ore durante i picchi alluvionali del 2023 e 2024. Le giornate con precipitazioni estreme sono in aumento, e i suoli ormai impermeabili non sono più in grado di assorbire l'acqua.

Consumo di suolo in crescita
Il consumo di suolo nella provincia di Ravenna è pari al 10,3%, rispetto all'8,9% dell'Emilia-Romagna e al 7,2% a livello nazionale. Il ritmo di crescita del suolo impermeabilizzato è del 2,8% tra il 2017 e il 2023, contro l'1,8% della media italiana. Il 7,7% del suolo consumato si trova proprio in aree a pericolosità idraulica frequente. 

Fragilità ambientale e fragilità sociale
La rete di volontariato, le amministrazioni locali, le Forze dell'ordine, la Protezione civile, la Croce rossa hanno garantito “tempestività e coordinamento nelle fasi più critiche”, si legge ancora nel rapporto, ma “non tutte le aree però hanno reagito allo stesso modo”: nelle zone più isolate si sono registrate difficoltà operative, ritardi negli interventi e limitazioni nell'accesso ai ristori. Per cui la fragilità sociale si intreccia con quella ambientale. 

Una nuova stagione all'insegna della cura del territorio
Nel concreto, sono tre le chiavi di lettura che offre il Rapporto: sul piano economico sono diversi i segnali di trasformazione verso comparti della conoscenza e della cura, ma il rischio di marginalizzazione è concreto per molte piccole imprese. 
Sul piano sociale, risulta forte la reattività civica, ma si acuiscono le fratture e il rischio di esclusione per le fasce più vulnerabili. Infine, sul piano politico-istituzionale, nonostante Ravenna abbia avuto la forza di attivare un dialogo continuo tra enti e società civile, serve “una nuova stagione di investimento, non solo economico ma progettuale. Una stagione in cui la cura del territorio diventi criterio guida dell'azione pubblica, in cui le politiche climatiche siano integrate in ogni scelta infrastrutturale, in cui la sicurezza non sia più pensata come semplice protezione, ma come capacità di abitare in modo equo e sostenibile uno spazio in trasformazione”. 

Red/la
Fonte: Agenzia Dire