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Alluvioni in Sudafrica: un nuovo sistema di early warning

Il disastro che ha colpito Durban lo scorso aprile causando più di 400 vittime dimostra la necessità di sviluppare un sistema di allertamento precoce efficace

Tra l’11 e il 12 aprile 2022 nella provincia sudafricana di KwaZulu-Natal, sulla costa est del Paese, è caduta una quantità record di pioggia, arrivando a toccare in alcune aree i 300 mm in 24 ore, circa un terzo del quantitativo che solitamente cade in un anno. Le piogge torrenziali hanno provocato frane e inondazioni in particolare nella zona di Durban, la città principale della municipalità di eThekwini e la terza città per numero di abitanti di tutto il Sudafrica. Le vittime sono almeno 433, a cui si aggiungono i numerosi dispersi e danni di miliardi di rand (moneta della Repubblica Sudafricana ndr.) a proprietà e infrastrutture.

Il sistema di allertamento
All’indomani di un disastro di tale entità, le domande che insorgono sono numerose: si sarebbe potuto prevedere? Capiterà ancora? È possibile mitigare i danni? Nel tentativo di trovare una risposta a questi quesiti, il Dipartimento per la gestione della costa, delle acque piovane e dei bacini idrografici di eThekwini, in collaborazione con l'Università di KwaZulu-Natal e l'istituto di ricerca ingegneristica olandese Deltares ha sviluppato un sistema di allertamento precoce basato sulle previsioni meteorologiche e dei fenomeni di piena e sui modelli costieri.  Gli ingegneri e i dirigenti del dipartimento hanno collocato centinaia di strumenti per il monitoraggio meteorologico, idraulico e costiero in tutta la regione che forniscono informazioni in tempo reale agli enti competenti. Il sistema è ancora in fase di sviluppo e richiede investimenti di risorse da parte del governo nazionale, delle università sudafricane e delle autorità locali. Il sistema di allerta precoce funziona ridimensionando gli output del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio e dei Centri nazionali per la previsione ambientale. Questi dati vengono inseriti nei modelli fisico-matematici che prevedono le inondazioni e i fenomeni costieri su scala regionale e locale. L'obiettivo del sistema è avvisare le autorità in caso di evento avverso di forte intensità per fornire loro le informazioni temporali e spaziali necessarie a guidare il processo decisionale, così come avviene in Italia con il sistema nazionale di allertamento coordinato dal Dipartimento di protezione civile e dalla rete di centri funzionali regionali.

La situazione in Sudafrica
Dal 2016 ad oggi la città portuale di Durban ha subito inondazioni quasi ogni anno. Secondo i dati riportati sul portale di eThekwini, gli eventi responsabili di queste inondazioni hanno generato in media cumulate di 100-150 mm di pioggia in 24 ore. L’alluvione di aprile ha raddoppiato questo valore, già di per sé allarmante. Ma ciò che desta ancora più preoccupazione è che è ormai assodato che tali fenomeni siano riconducibili al cambiamento climatico, e in quanto tali sono destinati a divenire ancora più frequenti e intensi negli anni a venire. Le osservazioni del recente evento alluvionale suggeriscono che c'è ancora molta strada da fare per migliorare il sistema di allertamento attualmente in uso, a partire da una più efficiente condivisione dei dati tra dipartimenti governativi, enti di ricerca e comunità. Non è un obiettivo semplice da raggiungere in Sudafrica per ragioni politiche, ma è fondamentale che il governo e le autorità locali investano non solo nel personale tecnico e nei decisori, ma anche nelle squadre di gestione dei disastri, come polizia, soccorritori, paramedici, e nei luoghi di accoglienza.

Fonte: The Conversation

Margherita Venturi