Arsenico: stato d'emergenza
per 20 comuni del Lazio

Il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato d'emergenza in alcuni comuni laziali per bonificare le acque degli acquedotti dall'arsenico. In arrivo un'ordinanza di protezione civile per la nomina di un Commissario Straordinario per accellerare la tempistica dell'intervento

Il Consiglio dei Ministri, nella giornata di venerdì, ha dichiarato lo stato di emergenza in alcuni comuni laziali per portare avanti gli interventi di bonifica delle acque da concentrazioni di arsenico, come aveva richiesto la governatrice del Lazio, Renata Polverini. Il provvedimento, è relativo a circa venti comuni, i cui nomi per il momento non sono stati resi noti per non creare allarmismo; ma la Cgil regionale, tramite il segretario confederale Eugenio Stanziale, ha richiesto "di comunicare al più presto elenco e analisi fornite dalle Asl: la preoccupazione tra i cittadini non aumenta rendendo trasparenti le decisioni, ma custodendo nei cassetti quel documento e quei dati".

L'allarme arsenico è cominciato a fine ottobre, dopo che l'Italia ha visto respingere dalla Comunità Europea la propria richiesta di prorogare la deroga ai limiti della concentrazione della sostanza tossica consentita negli acquedotti: 50 microgrammi per litro anziché i 10 previsti dalla legge. Il 'no' comunitario ha così reso 'fuorilegge' 128 comuni in tutta la Penisola, 91 dei quali concentrati ai Castelli romani, nel Viterbese e nel Pontino. Forse già oggi dovrebbe essere nominato un Commissario Straordinario con un'ordinanza di protezione civile firmata dal premier Berlusconi, che concederebbe al Commissario stesso i poteri sostitutivi necessari per abbreviare i tempi d'intervento. Bisogna depurare l'acqua negli acquedotti e difendere quella delle falde per riportare i valori di arsenico entro i valori permessi: obiettivo che si spera di raggiungere anche grazie alle procedure accelerate che saranno permesse dall'ordinanza stessa. Intanto, come ha spiegato il Ministro Mattei durante l'audizione alla commissione Ambiente:" è stata richiesta di un deroga provvisoria a 20 microgrammi per il Lazio fino al dicembre 2012, come già concesso dalla Commissione europea ad altri comuni italiani". La Regione Lazio e le concessionarie idriche, soprattutto Acea e Acqualatina, hanno stanziato 10 milioni di euro per i dearsenificatori e per costruire le condotte che serviranno per miscelare acque salubri con quelle in cui sono presenti i quantitativi di arsenico non consentiti.

Il Codacons richiede però da più di un mese la sospensione dei tributi relativi all'acqua in quei comuni dove non siano rispettati i parametri europei, in quanto, come spiega il Presidente, Carlo Rienzi: "La presenza di arsenico e di sostanze tossiche nelle acque oltre i limiti fissati dall'Unione Europea, rappresenta un grave inadempimento da parte dei Comuni nei confronti dei cittadini. Appare quindi ovvio come, alla luce della recente decisione della Commissione Ue che ha bocciato la deroga richiesta dall'Italia, le amministrazioni comunali non possano più chiedere ai cittadini il pagamento del canone sull'acqua, laddove i parametri sulle sostanze nocive non siano a norma con quanto disposto dalla legge". Inoltre suggerisce ai cittadini che per anni hanno pagato bollette per un'acqua 'non a norma' di "citare in giudizio le amministrazioni comunali, chiedendo di essere risarciti per i rischi alla salute corsi, e rimborsati per i canoni acqua pagati".
 

 

Julia Gelodi