(fonte foto: yle.fi)

Bosnia, Serbia e Croazia invase dall'acqua. E' ancora emergenza

L'alluvione nei Balcani continua a vedere una situazione emergenziale per la popolazione colpita: centinaia di migliaia di persone sono evacuate, le vittime sono circa 50 e i danni a case, infrastrutture e territorio sono enormi

E' ancora emergenziale la situazione nei Balcani in seguito alle alluvioni che hanno colpito Serbia e Bosnia. Il presidente del Governo della Repubblica serba Aleksandar Vucic ha dichiarato ieri che sono 27 le persone morte in Serbia, e - secondo quanto comunicato ieri dal Governo serbo - sembra che al momento non si abbia notizia di persone scomparse. In Bosnia invece si stimano 22 vittime. In merito ai possibili dispersi di questa tragedia alcune fonti parlano di centinaia, forse oltre 600, le persone che mancano all'appello, ma nessuna notizia ufficiale al momento conferma questi dati, che potrebbero dunque riferirsi anche a persone evacuate in tempi strettissimi e non ancora registrate.

A subire le conseguenze del maltempo e dell'ingrossamento dei fiumi è anche la Croazia, anche se in maniera minore rispetto a Serbia e Bosnia, dove si registrano 2 vittime e circa 15 mila evacuati a causa degli allagamenti. Il numero delle persone allontanate dalle loro abitazioni è di circa 500mila persone sui tre Paesi. In Bosnia la situazione umanitaria è davvero preoccupante: più di un quarto dei 3 milioni e 800mila abitanti è stato colpito dalla catastrofe. In alcune delle città maggiormente colpite, rimaste isolate per giorni, i soccorritori stanno riuscendo ad entrare solo ora e si teme quindi che i numeri ad ora comunicati possano drammaticamente salire.

Città e villaggi sono invasi dall'acqua, strade e ponti sono stati danneggiati e distrutti, argini dei fiumi e altri versanti sono franati, migliaia di animali sono morti, km e km di coltivazioni sono state sommerse, distrutte anche parti del sistema elettro-energetico dei Paesi, centinaia di edifici sono rovinati, intere città sembra siano ancora senza elettricità e senza comunicazioni telefoniche. Questo è un minimo riassunto delle conseguenze delle alluvioni, a cui si aggiunge il rischio di mine inesplose della guerra 92-95 che rischiano di essere spostate dalle frane e dall'acqua alluvionale. Le città da cui si sta ritirando l'acqua sono coperte di fango e hanno alcuni servizi essenziali (come gli ospedali) inagibili, ed è corsa contro il tempo per evitare le epidemie che potrebbero derivare dalle carcasse di decine di migliaia di animali annegati e adesso in stato di decomposizione.

Le prime valutazioni dei danni dall'alluvione in Serbia saranno completate entro il 30 maggio, lo ha detto Zorana Mihajlovic, vicepresidente del Governo. La stessa Mihajlovic ha precisato che, sul totale di 17.000 chilometri delle strade in Serbia, 3.500 chilometri sono seriamente rovinati, mentre il 30% della rete ferroviaria non è accessibile.

Vicino Belgrado centinaia di volontari sono impegnati a consolidare gli argini dei corsi d'acqua con sacchi di sabbia. Nella capitale il fiume Sava confluisce nel Danubio e il timore è che i due grandi fiumi, con l'arrivo della piena, possano esondare rovinosamente.

Le Nazioni Unite e l'Unione Europea hanno comunicato il loro impegno a sostenere i Paesi colpiti nel recupero post alluvione, mentre la Banca mondiale ha comunicato di essere pronta ad appoggiare gli impegni della Serbia per riparare al più presto le infrastrutture danneggiate. Anche Confindustria Serbia si è prontamente mobilitata a favore delle popolazioni colpite, un primo camion carico di aiuti umanitari - brandine, materiale logistico, vestiti, generi di prima necessita' - partirà infatti entro sabato da Trieste.


Redazione/sm