"C'era una volta per sempre",
la favola che non vorresti

Il libro di Nadia Giannoni racconta la storia dei 27 bambini di San Giuliano di Puglia e della loro insegnante colpiti dal crollo della loro scuola

È una favola. Ma manca il lieto fine. Una favola atipica. O forse chiamarla così serve solo ad allontanare il più possibile il dolore, a cercare conforto in un genere letterario dove la realtà è sempre vissuta in terza persona. Ma la storia che ci racconta “C’era una volta per sempre”, di Nadia Giannoni, in fondo riguarda tutti: la tragedia di San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 bambini e un’insegnante nel crollo della loro scuola. Non fu il terremoto di quel giorno, il 31 ottobre del 2002, il responsabile. Com’è possibile che a San Giuliano crollarono solo due edifici e uno di questi fu la scuola che doveva a rigor di logica essere uno degli stabili più sicuri?
Ci ha provato la magistratura a mettere un punto fermo sulla vicenda, ma il dolore e i tanti interrogativi non se ne vanno. Allora tocca alle parole.

“C’era una volta per sempre”, è un libro, una favola, che bisogna leggere con gli occhi dei grandi. “Nonna Matilda, raccontami una storia”, chiede Anna. Di qui il plot, la trama, è semplice e lineare. Racconta di 27 bambini e della loro maestra che in un giorno come tanti affrontano la normalità della vita, fatta di piccoli gesti e grandi impegni quotidiani. Sono stati scelti per una  missione speciale, un destino che li ha legati per sempre. “Una favola che non dovrebbe mai essere raccontata”, si legge lungo il lato sinistro della colorata copertina, una sorta di occhiello, un’avvertenza per chi fa la scelta consapevole di entrare per qualche decina di pagine in una favola senza lieto fine, senza narratori a saperci dare un perché.

Il libro uscirà l’11 ottobre nelle librerie. L’autrice, Nadia Giannoni, è una psicologa di Spoleto, romana d’adozione. Con “C’era una volta per sempre” apre una finestra sul mondo della scrittura, un viaggio nella sofferenza umana che porta verso l'ignoto.

Walter Milan