Il Tempio di Serapide, nella città di Pozzuoli al centro della caldera (foto A. Neri - INGV)

Campi Flegrei, la relazione tra sollevamento del suolo e terremoti è esponenziale

Uno studio Ingv documenta come l’accelerazione del bradisismo dal 2000 al 2023 stia influenzando la sismicità della caldera

Esiste una relazione esponenziale tra il sollevamento del suolo e il numero di terremoti registrati ai Campi Flegrei tra il 2000 e il 2023, diventata più marcata dal 2020, con il progressivo avvicinamento del sollevamento ai livelli massimi raggiunti durante la crisi degli anni '80.

A documentarlo l'analisi di un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), i cui risultati, privi al momento di immediate implicazioni relative alla protezione civile, sono stati  presentati nell’articolo “Accelerating upper crustal deformation and seismicity of Campi Flegrei caldera (Italy), during the 2000-2023 unrest”, pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment di Nature.

I numeri della ricerca 
Come spiega Andrea Bevilacqua, ricercatore dell’INGV e primo autore dello studio, dal 2005 il sollevamento del suolo al centro della caldera ha mostrato un’accelerazione parabolica, con una media di 0,7-0,8 cm/anno², mentre il tasso di terremoti ha seguito un andamento sovra-esponenziale, cioè più rapido di un andamento esponenziale. “È comunque importante evidenziare come questi andamenti non siano costanti nel tempo ma soggetti a oscillazioni di varia frequenza. I principali periodi di queste oscillazioni variano da circa 2 a 5 mesi (per i periodi più brevi) fino a circa 1,5 e 3 anni (per i periodi più lunghi). Negli ultimi anni, si è inoltre osservata una tendenza alla riduzione di questi periodi di circa il 10-15%. I periodi di ridotta attività sismica non sono dunque necessariamente indicativi di un cambio nel comportamento decennale del vulcano”.

Un aspetto particolarmente interessante dello studio ha riguardato la relazione tra deformazione del suolo e numero di terremoti registrati.
“Abbiamo rilevato una chiara relazione esponenziale tra sollevamento massimo della caldera e numero cumulato dei terremoti registrati”, spiega Augusto Neri, ricercatore dell’INGV e coordinatore della ricerca. “La relazione è diventata più forte a partire dal 2020 circa, ovvero con l’avvicinarsi del sollevamento della caldera alla quota massima raggiunta durante la crisi del 1982-1984. La relazione spiega come mai il sollevamento della caldera registrato negli ultimi anni è stato accompagnato da una più intensa attività sismica rispetto agli anni precedenti. Questo comportamento può essere interpretato come un progressivo deterioramento delle proprietà meccaniche della crosta più superficiale dei Campi Flegrei”.

Attività sismica in aumento
I dati più recenti, aggiornati a ottobre 2024, confermano che al crescere del sollevamento aumenta la probabilità di terremoti nei mesi successivi. Ad affermarlo Flora Giudicepietro, ricercatrice dell’INGV e coautrice dello studio, che aggiunge come uno scenario ipotizzato sia che la caldera raggiunga quest'anno livelli di attività sismica superiori a quelli del 2023, come già osservato nel maggio 2024. Tuttavia, è anche possibile un’attenuazione del fenomeno.

Migliorare la comprensione del funzionamento del vulcano 
Lo studio si è distinto per l’utilizzo di un’analisi matematica rigorosa e neutrale, senza assumere modelli fisici predefiniti. “Abbiamo così potuto rappresentare, seppur in termini sintetici e approssimati, il comportamento del vulcano, evidenziando i suoi cambiamenti nel tempo con il fine ultimo di migliorare la comprensione del suo funzionamento”, conclude il coordinatore Augusto Neri. 

Red/LA
(Fonte: Ingv)