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Campi Flegrei: quali sono gli attuali piani di evacuazione

Secondo il giornalista Del Porto le prove di evacuazione non si ripetono da anni. Sul Vesuvio dal 2006 e nell’area flegrea dal 2019

Come affermato dallo stesso ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, per far fronte alle sequenze sismiche che scuotono la caldera dei Campi Flegrei in questi giorni c'è bisogno di lavorare in tre direzioni: realizzare un piano di analisi della vulnerabilità del territorio e un piano di comunicazione alla popolazione e aggiornare i piani di emergenza e delle vie di esodo. Ma al momento qual è la situazione relativa ai piani di evacuazione nell'area flegrea e in quella del Vesuvio? Una risposta la offre Dario Del Porto in un articolo pubblicato oggi, giovedì 28 settembre, su La Repubblica, dal titolo “Evacuazione a ostacoli: i test sono fermi al 2019 e mancano le vie di fuga”, in cui afferma che le prove di evacuazione non si ripetono da anni. Sul Vesuvio addirittura dal 2006 e nell’area flegrea dal 2019. Sul lungo stop, spiega Del Porto, ha influito il Covid, ma ci sarebbe bisogno di fare un test quanto prima. E ancora: ci sono problemi strutturali su alcune delle arterie di comunicazione da usare in caso di fuga. Manca una mappa degli edifici concretamente esposti al rischio sismico. 

Le richieste dal territorio
Tuttavia, la densità abitativa e la conformazione del territorio rendono impossibile un’esercitazione di massa, anche se la Protezione civile nazionale conta di metterne in campo una nuova entro fine anno. Seconda il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione, “I piani vanno resi efficaci realizzando le vie di fuga che esistono, ma vanno potenziate”.  I dirigenti scolastici lamentano poi la mancanza di un “coordinamento con la protezione civile e un canale di comunicazione dedicato”, e chiedono un “protocollo d’intervento comune”. 

Piano emergenza
Sempre Del Porto su La Repubblica scrive che la prossima settimana la commissione Grandi rischi affronterà nuovamente il caso della caldera che ribolle. Il piano di emergenza sul rischio vulcanico in quella zona è fermo alla delibera regionale di marzo 2023. La zona rossa comprende circa 500mila persone, residenti in 7 Comuni. In caso di allerta arancione la macchina dell’evacuazione prevede lo svuotamento di ospedali e case di cura, il trasferimento dei detenuti, la messa in sicurezza dei beni culturali, mentre i residenti possono allontanarsi spontaneamente. In caso di allerta rossa, i residenti avrebbero 72 ore di tempo per lasciare le case, con un’evacuazione di massa, e l’allontanamento spetta alla Regione. Per i terremoti invece una direttiva del 2003 lascia ai proprietari il compito di verificare la staticità e la sicurezza delle abitazioni e la loro compatibilità normativa. “Ma in territori dove l’abusivismo è diffuso nessun monitoraggio sarà mai fedele fino in fondo”, scrive Del Porto. 

Vesuvio
Un discorso a parte riguarda il Vesuvio. Il vulcano dorme, e in questo momento il livello di allerta è “base”, cioè al grado iniziale, perché non si registrano “variazioni significative dei parametri”. L’area interessata è molto ampia, con 670mila abitanti spalmati su 25 Comuni solo nella “zona rossa”, quella più prossima al vulcano, ma ben 63 sono in quella “gialla”. Il piano di evacuazione è simile a quello dei Campi Flegrei, ma l’aggiornamento è del 2017. E l’ultima esercitazione è del 2006. Sono passati diciassette anni.

Red/cb
(Fonte: Repubblica)