Il luogo dove sorgeva la "Casa dello Studente"

Case che diventano tombe

Nei giorni del lutto per il crollo della palazzina ad Afragola, emerge che all'Aquila ad uccidere 150 persone su 308 fu il cemento "scadente"

Il sostituto procuratore Fabio Picuti in una corposa memoria consegnata al giudice per le udienze preliminari dell'Aquila, pochi giorni fa, scrive che ad uccidere 150 persone su 308 durante il terremoto dell'Aquila, fu il cemento "scadente". Dieci condomini crollarono a causa di "errori di progetto e di calcolo delle strutture", "violazione delle norme antisismiche" e soprattutto "scadente qualità del calcestruzzo". Il fascicolo è stato istruito, in realtà, per chiedere il rinvio a giudizio dei vertici della Protezione Civile (con l'accusa di omicidio colposo per non aver valutato correttamente il rischio terremoto durante il periodo delle sciame sismico), ma racchiude all'interno anche un'analisi dei crolli del 6 aprile 2009. Il magistrato che, insieme al procuratore Alfredo Rossini, coordina le 190 indagini sui palazzi-killer, svela, in queste pagine, i risultati delle perizie tecniche, i cui dati lasciano senza parole. Il pm scrive, a proposito del palazzo di via Cola dell'Amatrice numero 17, dove smorirono 12 persone, realizzato in cemento armato e costruito negli anni 1959/1960, che il crollo è avvenuto "per la scadente qualità del calcestruzzo utilizzato, per errori di progetto e di calcolo delle strutture". E ancora: "L'edificio di via XX settembre numero 123 dove perirono in totale 5 persone, costruito in cemento armato nel 1955, crollava per la carenza di calcestruzzo utilizzato, per errori di progetto e di calcolo" e per "violazione delle norme antisimiche".

E la "Casa dello Studente", situata anch'essa in via XX settembre, al civico numero 46/52, anch'essa in cemento armato e costruita negli anni 1963/1965, dove perirono in totale 8 persone "crollava per la scadente qualità del calcestruzzo utilizzato, per errori di progetto e di calcolo" e per "la violazione delle norme antisismiche". E ancora: "l'edificio di via Generale Francesco Rossi 22 dove morirono 17 persone, costituita da struttura portante in muratura e solai e tetto in cemento armato, costruito nella prima metà degli anni ‘50, è crollato per errori di progetto e di calcolo, per errati interventi nella realizzazione del tetto in cemento armato". Per questi edifici-killer ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio, come per i crolli dell'ospedale, del tribunale, del catasto, della facoltà di ingegneria e una decina di scuole e dove, fortunatamente, non ci furono vittime. Per oltre un centinaio di edifici tra il centro storico dell'Aquila e i paesi della zona, invece la motivazione del crollo è stata la "vetustà delle strutture sismicamente inadeguate",come  ha scritto il magistrato. Non ci sarà quindi processo per gli oltre quaranta morti di Onna, e per quelli di San Demetrio, Tempera, Paganica, Fossa, Villa Sant'Angelo.

(red.J.G.)