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Che cos'č il fenomeno climatico el Niņo?

Dopo molti anni e un periodo neutrale, sta tornando il fenomeno climatico noto come el Niño, che alzerà le temperature a livello mondiale. Ne abbiamo parlato con Marina Baldi, climatologa del Cnr

I fenomeni climatici e meteorologici che influenzano le nostre vite sono spesso collegati ad altri fenomeni più lontani, molto complessi, che coinvolgono l’intero globo. Non stiamo parlando solo del cambiamento climatico. Uno di questi è el Niño, il fenomeno climatico che con una certa ciclicità ha origine nell’Oceano Pacifico, la cui influenza è capace di aumentare sensibilmente la frequenza delle precipitazioni, il tasso di umidità e la temperatura a livello mondiale, compresa l'area mediterranea. Ma cosa comporta questo fenomeno? E perché si chiama el Niño? Da cosa ha origine e quali sono le sue conseguenze? Abbiamo posto queste domande a Marina Baldi, climatologa del Cnr.

Che cosa intendiamo con el Niño? 
Quando parliamo di el Niño di fatto stiamo parlando di un riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico dell’area tropicale, che avviene quindi dove soffiano gli alisei. Riguarda una vastissima porzione di Oceano Pacifico che va da ovest a est, dall’Australia alle coste del Sudamerica. Di fatto quello che succede è che queste acque si riscaldano a causa di un rallentamento degli alisei. Tutto questo innesca delle correlazioni molto strette fra quello che succede nell’Oceano e quello che succede in atmosfera. Quindi abbiamo un riscaldamento dell’Oceano, una maggiore evaporazione e, a monte, un rallentamento dei venti alisei che solitamente sono abbastanza stabili. E tutto questo prende il nome di el Niño, che si verifica con una certa quasi-ciclicità, nel senso che avviene ogni 2-7 anni. Altrettanto possiamo dire di la Niña, che invece è il fenomeno esattamente l’opposto: cioè un raffreddamento della fascia di oceano. Dal 1950 in poi, se andiamo a vedere, abbiamo avuto di fatto circa 7 el Niño e 6 la Niña. Noi adesso usciamo da un periodo in cui abbiamo avuto l’influenza di la Niña che è durato quasi tre anni, quindi un periodo molto lungo, che è stato un po’ un’anomalia rispetto al passato. Sono stati poi ricostruiti anche gli eventi precedenti al 1950, più che altro per capire che cosa comporta in atmosfera. Di fatto è come se avessimo una pentola di acqua bollente. Più riscaldiamo l’acqua, più si riscalda anche la cucina dove stiamo bollendo l’acqua. Detto molto banalmente è di fatto lo stesso fenomeno. Quindi el Niño ha una ripercussione subito, nell’immediato e nell’intorno dell’Oceano Pacifico, riscaldando in generale l’atmosfera dell’area. E se andiamo a vedere tutti questi eventi che ci sono stati nel passato, in effetti si nota che c’è stato un aumento di temperatura anche abbastanza importante, in parte mascherato dal riscaldamento climatico. Oltre a questo in parte possiamo vedere che negli anni in cui c’è stato il fenomeno di el Niño la temperatura dell’aria è risultata maggiore che negli anni precedenti e successivi. Questo effetto si nota sempre bene, a parte in un anno, il 1991, in cui non si è notato molto perché c’è stata la grande eruzione del Pinatubo, che ha abbassato le temperature per diversi mesi mascherando questo effetto. 

Quali sono le conseguenze di el Niño?
Quando parlo di aumento delle temperature del mare, si parla anche di un aumento di 3°, un aumento abbastanza consistente. Per riscaldare un oceano così grande e così profondo di 3° c’è bisogno di tanta energia in gioco. Le ripercussioni avvengono nell'immediato, intanto sulla circolazione dell’oceano, che viene completamente spostata, per cui per esempio il riscaldamento stesso ha ripercussioni sulla fauna e la flora. I primi che si accorsero di questo fenomeno furono gli abitanti del Perù, perché in alcuni anni vedevano che le acque dell’oceano erano più calde e l’oceano era molto. Da qui anche il nome, perché era un fenomeno che si verificava intorno al periodo di Natale, e quindi el Niño perché ricordava la nascita di Gesù Bambino. Ma a parte questi aspetti più folkloristici, di fatto loro vedevano che ogni 2-3-5-7 anni c’era un anno con pescosità molto minore e una maggiore diffusione di malattie infettive che si propagavano più facilmente, perché c’era stato un aumento di umidità e di temperature. Da lì si è cominciato a indagare questo fenomeno. Ormai viene studiato da diversi anni. Ora molte cose si sanno, ma molte cose non si sanno. quadro generale: si forma nell’Oceano Pacifico, può durare alcuni mesi fino a 2-3 anni, come è stato adesso con la Niña, e il fenomeno el Niño comincia a vedersi verso giugno e si sviluppa durante tutta l’estate e le ripercussioni ce le abbiamo nell’inverno boreale, quindi quando da noi è inverno.

Cosa c’è all’origine di el Niño?
All’origine c’è un accumulo di acque da una parte dell’Oceano che cerca di muoversi, di spostarsi. Le acque dell’Oceano in quell’area tropicale sono più calde a ovest e più fredde a est, e quando diventano troppo calde si comincia ad avere una differenza di pressione che comporta anche una differenza del livello dell’Oceano. E quindi l’oceano, come se fosse una grande vasca da bagno, cerca di ristabilizzarsi. Per fare un esempio: se io in una vasca spingo l’acqua tutta da una parte, nel momento in cui la libero, l’acqua tende a muoversi e a ristabilire un equilibrio, quindi a livellare l’altezza e quindi anche le pressione. Quindi diciamo che dipende tutto dall’interazione tra atmosfera e oceano. E questo è l’esempio base di quando si parla delle relazioni tra atmosfera e oceano. Sono collegate e il fenomeno di el Niño è l’esempio classico diciamo. Oggi ne sappiamo molto di più, perché disponiamo di modelli numerici che ce lo descrivono e ci permettono anche di fare delle previsioni e c’è un osservatorio che si occupa soltanto delle previsioni delle condizioni di el Niño. Da un fenomeno di el Niño si passa poi a una situazione la Niña, e viceversa, attraverso una situazione neutrale. In questo momento, a inizio maggio 2023, ci troviamo in una situazione neutrale, che però si sta lentamente evolvendo verso un effetto el Niño.

Esiste un collegamento tra questo fenomeno e la crisi climatica?
Questo fenomeno è indipendente dal riscaldamento climatico. Quello che probabilmente ci potremmo aspettare, invece, pur rimanendo molto cauti perché la periodicità del fenomeno è abbastanza lunga, e non è nemmeno tanto periodico, è che con il riscaldamento climatico è probabile che si abbia un riscaldamento di tutto l’Oceano Pacifico e quindi un disallineamento e una variazione della durata del fenomeno. Adesso per esempio c’è da capire perché la Niña è durata così a lungo, dato che ancora non ci è chiaro. Ci chiediamo: è dovuto al fatto che c’è un riscaldamento climatico e quindi questo ha favorito il fenomeno la Niña, che è durato quasi tre anni, oppure il riscaldamento climatico non c’entra niente? Sicuramente il riscaldamento climatico influisce sulla circolazione dell’atmosfera, e quindi influisce sulle aree di alta e bassa pressione, che sono quelle che interagiscono con l’oceano. Quindi avere un’area di alta pressione che agisce più a lungo può avere sicuramente un’influenza su un fenomeno come el Niño.

Alle previsioni per il riscaldamento climatico dei prossimi anni dobbiamo aggiungere le variazioni apportate da el Niño e da la Niña?
Se il riscaldamento climatico ha un impatto su el Niño, sicuramente bisogna tenerne conto con le previsioni delle temperature per i prossimi anni. Durante la Niña, quindi negli ultimi tre anni, l’Australia ha avuto precipitazioni superiori alla media, che hanno portato anche a inondazioni e alluvioni, soprattutto sulla parte orientale dell’Australia. Parlo dell’Australia perché è direttamente interessata a questo fenomeno. Noi siamo interessati ma molto più indirettamente. Durante il fenomeno di el Niño mi aspetto meno piogge, temperature più elevate, un aumento del rischio degli incendi. Ora, se il globo si riscalda e alcune regioni come l’Australia si riscaldano più facilmente rispetto ad altre, come sta succedendo nel Mediterraneo, è ovvio che un evento la Niña o el Niño va a sommarsi al cambiamento climatico. Quindi si sommano o si combinano gli effetti dei diversi fenomeni. Quindi se c’è il cambiamento climatico c’è già un impatto direttamente sul fenomeno el Niño, e poi c’è una combinazione degli effetti dovuti a el Niño e degli effetti dovuti al cambiamento climatico, per cui gli eventi estremi che sono una caratteristica propria del cambiamento climatico, possono essere esacerbati. 

Quali saranno le variazioni apportate da el Niño sulla nostra area mediterranea?
Rispetto agli anni precedenti, se tutto va come è andato nel passato, ci aspettiamo un’area mediterranea un po’ più umida, con un po’ più di precipitazioni. Noi adesso stiamo forse uscendo da una siccità che è durata almeno due anni. Forse in questo modo potremmo non dico a bilanciare l’equilibrio idrico, ma ad avere un po’ più di precipitazioni nei prossimi mesi invernali e primaverili.

A oggi abbiamo dei modelli matematici che ci permettono di fare delle proiezioni abbastanza importanti. Però tutto il sistema va assolutamente monitorato, perché l’incertezza dei modelli c’è comunque. Questo fenomeno va comunque monitorato, anche se per quanto riguarda l'Europa e il Mediterraneo abbiamo delle proiezioni che ci arrivano da questo centro specializzato che è in Nord America, della Noa, mentre in Europa è il Centro Copernicus a fornirci informazioni in questo senso.

Giovanni Peparello