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CO2, clima e energia pulita.
Al via la Conferenza dell'Onu

Inizia oggi a Doha, Qatar, la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che vedrà rappresentanti di più di 190 nazioni confrontarsi per decidere le prossime strategie per la riduzione di emissione di CO2 e per contrastare i cambiamenti climatici che interessano il globo

A distanza di vent'anni dal primo, storico, summit Onu di Rio si aprono oggi a Doha, in Qatar, i lavori per una nuova pagina dei negoziati sul fronte dell'emergenza clima. La 18esima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, a cui parteciperanno i rappresentanti di oltre 190 nazioni, si tiene per la prima volta in un Paese che è fra i principali produttori di combustibili fossili del pianeta. L'Unione Europea lo ritiene un segnale positivo: "il fatto che la conferenza si svolga in Qatar - ha detto il capo negoziatore dell'Ue, Artur Runge-Metzger - testimonia che le cose si muovono e vanno nella direzione giusta". I lavori della Conferenza andranno avanti fino al 7 dicembre e tra gli argomenti che verranno trattati figurano: l'innalzamento della temperatura globale e come le parti contribuiranno all'obiettivo del limite di riscaldamento entro i due gradi, la riduzione delle emissioni di CO2, il finanziamento di un fondo per il clima, la decisione sul come procedere relativamente ai finanziamenti salva-clima per i Paesi in via di sviluppo, e un percorso che porti alla conclusione di un accordo vincolante per il 2015 da adottare nel 2020.

Con la conclusione della prima fase di Kyoto, datata a fine dicembre, i Paesi in via di sviluppo si trovano davanti a un futuro incerto per quanto riguarda il supporto ai loro sforzi per ridurre le emissioni e fronteggiare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. All'ultimo summit Onu in Sud Africa i governi hanno concordato di attuare una seconda fase del protocollo di Kyoto (dal 2013 al 2020) e mantenere meccanismi come il 'Cdm', che indirizza investimenti in energia pulita e tecnologia per la riduzione del gas serra.

"L'Europa - ricorda il nostro ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - si è impegnata in una seconda fase del Protocollo e a Doha questo verrà confermato. Questo è il primo obiettivo del summit. Il secondo è quello di consolidare il programma di lavoro per far sì che nel 2015 venga finalmente approvato un accordo globale per la protezione del clima che veda la partecipazione attiva di tutti i Paesi del pianeta".

A puntare subito i piedi, ieri alla vigilia del summit di Doha, è stato il cosiddetto gruppo BASIC dei Paesi delle economie emergenti (Brasile, Cina, India e Sud Africa) che ritengono che i Paesi ricchi debbano produrre target più ambiziosi per la riduzione della CO2, ma a scendere in campo per il Kyoto 2 finora sono attesi solo Ue, Australia, Svizzera e Norvegia, non grandi emettitori come Usa, Giappone, Russia e Canada.
Tra i Paesi BASIC, Cina e India in particolare sono il primo e il terzo maggiore emettitore di emissioni di gas serra del Pianeta. Altro grande emettitore, non facente parte dei BASIC, sono gli Usa, che si piazzano al secondo posto.
Quanto al nuovo accordo globale dal 2020, i Paesi BASIC non sono pronti a negoziare mettendo tutti i Paesi sullo stesso piano: vogliono mantenere una distinzione chiara fra responsabilità dei Paesi ricchi e poveri rispetto alla produzione di gas serra e quindi alla loro riduzione.

"E' ora che i governi, compreso quello italiano che promuove il carbone e le trivellazioni in mare, si diano da fare per rappresentare concretamente gli interessi delle popolazioni, sempre più vittime del cambiamento climatico, e non quelli delle imprese fossili, dai petrolieri a chi costruisce centrali a carbone" dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, che sottolinea anche l'importanza che gli accordi per il secondo periodo di impegni avvengano "senza permettere che il mercato dei diritti di emissione si riveli una opportunità per le aziende di acquistare a basso costo il diritto di alterare il clima".



Redazione/sm

Fonte: ANSA