Fonte Chief Onlus

Come Chief Onlus ha salvato l'archivio comunale di Forlì

Più di 100 restauratori stanno ancora lavorando per recuperare volumi, manoscritti, incunaboli, faldoni custoditi dall'archivio forlivese finito sott'acqua e fango a causa dell'alluvione del maggio scorso

Iniziamo oggi un percorso che ci condurrà ad approfondire le tecniche e l'impegno di alcune associazioni di volontariato di protezione civile per salvaguardare il patrimonio artistico colpito dall'alluvione in Emilia-Romagna. Pochi giorni fa la Regione ha diffuso i primi dati sui danni alla cultura che in totale raggiungono i 65 milioni di euro. In questo fine settimana ci occuperemo in particolare dei libri e dei documenti finiti nel fango e di come sono stati salvati. Secondo la commissione cultura sarebbero in totale 21 gli archivi e 13 le biblioteche colpite dalla grande ondata d'acqua di maggio in tutto il territorio regionale. 


La prima esperienza di cui parliamo è quella dell'associazione Chief Onlus, Cultural Eritage International Emergency Force, un'associazione di volontariato che nasce nel 2013 ed è costituita da operatori dei beni culturali: restauratori, tecnici del restauro, architetti, ingegneri, biologi, tutte professionalità che operano sul patrimonio culturale. La Chief Onlus è iscritta all'elenco delle associazioni di protezione civile della regione Piemonte. Ed interviene sia su piano nazionale, su attivazione da parte del Dipartimento di Protezione Civile, tramite la protezione civile regionale piemontese. Per esempio i suoi volontari sono intervenuti dopo l'alluvione di Genova del 2014 nel cimitero monumentale di Staglieno, dopo il terremoto del Centro Italia a Norcia, nel 2017, presso la Basilica di San Benedetto e la Chiesa di San Salvatore a Campi di Norcia e oggi sono in Ucraina come associazione di volontariato in seguito all'attivazione da parte della Sovraintendenza delle Belle Arti per insegnare come lavorare sul patrimonio culturale in caso di conflitto armato. “Dopo l'intervento a Genova abbiamo ottenuto (dalla Blue Shield International ndr.) di poter avvalerci dello Scudo Blu che rappresenta la protezione dei beni culturali in ambito internazionale” spiega Barbara Caranza, presidente dell'associazione. L'apposizione dello scudo blu, o Blue Shield, è un simbolo previsto dalla Convenzione dell'Aia del 1954 per identificare i monumenti da proteggere. Inoltre Chief Onlus ha una collaborazione attiva con la Iccrom organizzazione governativa dell'Unesco per la conservazione e il restauro dei beni culturali. Con l'alluvione il gruppo di volontari è stato incaricato dal Dipartimento di Protezione Civile di lavorare al salvataggio delle opere dell'archivio storico del Comune di Forlì. Abbiamo chiesto alla presidente, Barbara Caranza, di descriverci l'esperienza.

Ora a che progetto state lavorando?
Al momento stiamo lavorando in Emilia-Romagna. Ci hanno chiamato dalla Regione Piemonte, su richiesta del Dipartimento nazionale di protezione civile, per salvare le opere contenute nell'archivio storico del Comune di Forlì. Attualmente abbiamo un centinaio di persone impegnate sul campo, tutti professionisti, la maggior parte sono ovviamente restauratori della carta. Stiamo ancora lavorando e termineremo l'intervento la seconda settimana di luglio.

Come si opera in un contesto di questo tipo? Ci sono precauzioni da prendere?
I nostri volontari sono tutti formati per operare in contesti di alluvione, perché non basta essere un restauratore della carta. Tra di loro c'è ad esempio il nostro vice presidente, Pietro Olivi è considerato uno dei guru del restauro della carta. Per poter operare in questo contesto abbiamo richiesto di vaccinarsi non soltanto per il tetano ma anche per epatite e tifo, questo perché il rischio biologico è molto alto. In più è stato fatto un corso specifico dal nostro biologo che ha spiegato come evitare delle contaminazioni e di ammalarsi. Il problema principale è infatti quello delle muffe che si creano sulla carta che sono molto patogene anche per l'uomo. Infine tutti utilizzano dispositivi di protezione individuali, quindi tute, stivali, guanti, occhiali e mascherine che vanno cambiate spesso per evitare le contaminazioni.



Come avete organizzato il lavoro?

Le squadre sono formate da 15 volontari restauratori con un capo squadra, di solito un membro del direttivo. Il lavoro prevede che si entri nei luoghi indicati dai Vigili del Fuoco e si recuperino dal fango volumi di vario tipo: libri, manoscritti, incunaboli, faldoni etc. Il problema è che quando li tiri fuori non vedi di che si tratta perché sono coperti di fango e bisogna maneggiare con gran cura il materiale. A questo punto viene fatto un passamano fino all'esterno. Qui il materiale viene lavato con un getto d'acqua indiretto, che va spaccato con la mano in modo che non rovini la carta. A quel punto si riesce a capire di che si tratta. Gli archivisti quindi scrivono delle schede di catalogazione per identificarli. Una volta che il volume è stato identificato viene inserito in sacchetti di plastica con delicatezza, viene chiuso ed appoggiato all'interno di scatole di plastica resistenti facendo attenzione a bilanciare il peso di ogni scatola. Alla sera i reperti vengono caricati sui furgoni e portati a congelare. Noi li abbiam portati all'Orogel, nota azienda di surgelati romagnola.


A cosa serve congelare i volumi?
Congelandoli succede che stabilizziamo l'opera, il nostro è un intervento non di restauro ma di stabilizzazione, cioè in grado di bloccare il degrado. Congelandoli le muffe si bloccano, si blocca il degrado della cellulosa e a quel punto finisce il nostro compito di soccorso, dopo di che servirà l'intervento dei restauratori. I libri possono restare a congelare anche degli anni. Quando li toglieranno dai congelatori si assisterà ad un processo di sublimazione, ovvero il ghiaccio sublimerà e dallo stato solido passerà direttamente a quello gassoso, quindi il libro da congelato diventerà asciutto.

Che materiale avete salvato dal fango?
Abbiamo messo in sicurezza circa 2000 metri lineari di materiale cartaceo. Si tratta di documentazione inquadrabile tra la fine della seconda guerra mondiale e il 2008 circa. Il materiale salvato comprende carteggi amministrativi, che rappresentano il 90% del totale, comprensivi di pratiche edilizie e lavori pubblici, contratti stipulati con il Comune di Forlì, libri contabili e miscellanea.

Claudia Balbi