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Coronavirus, anche Sicilia e Calabria verso misure più rigide

Didattica a distanza, chiusura dei locali anticipata e limiti all'ingresso degli ospedali, queste le misure anticovid che presto verranno introdotte anche in Sicilia e Calabria

Dopo la Lombardia, oggi il coprifuoco verrà applicato per la prima volta anche in Lazio e Campania. Ma da ieri sera, giovedì 22 ottobre, anche altre regioni, come la Sicilia e la Calabria, hanno discusso sull'introduzioni di nuove misure restrittive anticoronavirus e si stanno apprestando ad adottarle. 

Si è riunita ieri, giovedì 22 ottobre, infatti la giunta regionale siciliana, dopo la registrazione del dato giornaliero che ha segnato 796 contagiati nell'Isola. Qui sono stati valutati nuovi provvedimenti che riguardano la scuola e la chiusura dei locali. Si andrebbe infatti verso la chiusura delle scuole superiori dal secondo al quinto anno e l'utilizzo della Didattica online. I mezzi pubblici potranno essere riempiti solo per il 50% della loro capienza. Inoltre è già stata fissata la chiusura alle 23 dei locali. Il governo avrebbe infine valutato il coinvolgimento dell'esercito per l'allestimento di ospedali da campo.

Anche in Calabria l’ordinanza contenente le misure anticoronavirus sarebbe pronta per entrare in vigore. Qui sono previste restrizioni agli spostamenti notturni, alla didattica in presenza (a quanto pare il blocco varrebbe per medie e superiori) e all’accesso alle strutture sanitarie. Il blocco dovrebbe durare solo due settimane, ma sarà la curva dei contagi a dettare eventuali proroghe delle misure che entreranno in vigore a breve. Forse nell’arco di 24 ore, massimo a partire da lunedì 26 ottobre. Per tutti, da mezzanotte alle cinque scatterà il coprifuoco e sarà possibile spostarsi solo in casi di assoluta urgenza. Le restrizioni dovrebbero essere limitate alle prossime due settimane, ma non si esclude che possano essere prorogate qualora la curva dei contagi non dovesse scendere.  

Gli ultimi due bollettini regionali parlano 323 nuovi casi, otto ricoveri in terapia intensiva e un decesso. Numeri relativamente bassi rispetto ad altre regioni anche vicine, come la Campania, ma che destano preoccupazione perché il rapporto tra contagi e numero di tamponi è di poco inferiore alla media nazionale, mentre distante anni luce rimane la dotazione sanitaria. A preoccupare è soprattutto la situazione in provincia di Reggio Calabria dove attualmente si registrano 687 casi attivi, 250 in più di tutti quelli registrati da quando l’epidemia è iniziata.  

Red/cb
(Fonte: AdnKronos e Repubblica)