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Covid. Aperta inchiesta per mancata istituzione zona rossa

Secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori, riportata nell'atto, la mancata istituzione della zona rossa avrebbe causato "la diffusione dell'epidemia" in Val Seriana con un "incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148 persone

I pm di Bergamo hanno dato notizia della chiusura delle indagini ieri, giovedì 2 marzo, in tutto nell'inchiesta si contano 19 indagati.

Indagati illustri
Chiusa indagine sulla gestione della prima ondata di Covid 19 nella bergamasca. I nomi sul fascicolo degli indagati sono 19, tra cui l'ex primo ministro Giuseppe Conte, l'ex ministro della Sanità, Roberto Speranza, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, l'ex assessore del Welfare lombardo Giulio Gallera e vari esponenti di rilievo del mondo della sanità italiana, come Claudio D'Amario ex dg della prevenzione del ministero, Agostino Miozzo coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Silvio Brusaferro, direttore dell'Istituto Superiore di Sanità, e Angelo Borrelli, ex capo della Protezione Civile. 

Le indagini 
La procura ha indagato sul perchè nei giorni tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo del 2020, nonostante uno scenario di alto contagio, non fu istituita la zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro nella bergamasca. Inoltre i pm chiedono perchè non fu applicato all'epoca il piano influenzale pandemico (che risaliva al 2006), decisione che comportò la "diffussione incontrollata" del virus e mise sotto i riflettori l'ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano, dove fu scoperto il paziente 1 e si registrarono numerosi casi e decessi.  

Le accuse
Epidemia colposa aggravata, omicidio colposo, rifiuto d'atti d'ufficio e falsi. Queste le acccuse contestate a vario titolo dal procuratore Antonio Chiappani che ha dichiarato all'Ansa: "di fronte a migliaia di morti e alle consulenze che ci dicono che potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione".

Ricostruzioni
Secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori, riportata nell'atto, la mancata istituzione della zona rossa avrebbe causato "la diffusione dell'epidemia" in Val Seriana con un "incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148 persone, pari al numero di decessi in meno che si sarebbero verificati" qualora fosse stata disposta dal 27 febbraio 2020 o da Conte o da Fontana. L'allora presidente del Consiglio, invece, assieme ai componenti del Cts, nelle riunioni del 29 febbraio e 1 marzo 2020, si sarebbe "limitato a proporre (...) misure meramente integrative, senza ancora una volta, prospettare di estendere" la decisione già adottata nel Lodigiano, "nonostante l'ulteriore incremento del contagio" e "l'accertamento delle condizioni che (...) corrispondevano allo scenario più catastrofico".

Red/cb
(Fonte: Ansa)