(Fonte foto: Ogs)

Darr, il metodo per stimare i danni dei terremoti agli edifici

Grazie a un nuovo metodo, Damage Assessment for Rapid Response - DARR, e sviluppato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale e dall’Università degli Studi di Trieste, è possibile stimare rapidamente il danno atteso sugli edifici grazie alle registrazioni dei terremoti e a modelli semplificati degli edifici

È possibile stimare rapidamente il danno atteso sugli edifici grazie alle registrazioni dei terremoti e a modelli semplificati degli edifici. A farlo è il nuovo metodo sviluppato da Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e Università di Trieste, che sfrutta le registrazioni degli accelerometri vicino o all’interno degli edifici. I risultati dello studio Damage Assessment for Rapid Response (Darr), la cui prima autrice è Bojana Petrovic, sono stati pubblicati ulla rivista Seismological Research Letters. Darr potrebbe essere applicato in aree sismicamente attive che sono oggetto di monitoraggio sismico, per supportare una migliore gestione dell’emergenza in seguito a eventi sismici. Ne abbiamo parlato con Stefano Parolai, uno degli autori dello studio.

Stima dei danni in tempo reale
Darr è un metodo che si basa sull’analisi delle registrazioni accelerometriche che sono disponibili alla base degli edifici - spiega Parolai - quindi richiede dei sensori alla base degli edifici o quanto meno vicini alle strutture in modo che si possa assumere che la registrazione sia la stessa che si sente alla base della struttura”. Il metodo è stato verificato in alcune strutture dalle registrazioni effettuate alla base e in cima alla struttura. “Quello che viene valutato fondamentalmente è lo spostamento che avviene sul tetto e alla base della struttura”, illustra Parolai. “Quindi la metodologia cerca di stimare questo spostamento utilizzando direttamente le registrazioni in tempo reale, e sulla base di queste analisi fa una prima stima dello spostamento relativo tra queste due parti della struttura, la base e il tetto, confrontandolo con delle soglie che forniscono l’indicazione sulla base di questo parametro”. Con Darr insomma si può capire quale può essere stato il danneggiamento di un edificio subito dopo un evento sismico. “Darr nasce nell’ambito di alcuni progetti precedenti - racconta Parolai - che analizzavano alcune infrastrutture che avevano registrato delle scosse sismiche, vedendo poi se si riusciva a ricostruire almeno l’accelerazione all’epoca dell'evento. Successivamente si è tentato, sempre aumentando i dati disponibili e imparando dai test precedenti, di spostarsi sulle stime di spostamento della struttura, utilizzando le soglie indicative del danno. Darr ha un legame con alcuni progetti che sono stati fatti in regione tra l’Università di Trieste e l’Ogs, che hanno portato anche all’installazione dei sensori all’interno delle strutture”. Nello studio sono stati sfruttati sia sensori del Nord-Est, che erano stati installati in progetti precedenti, sia in un caso sensori installati dalla Protezione civile in un edificio del Centro Italia. In questa fase dello studio i ricercatori si sono limitati all’analisi spostamento. “Le caratteristiche vengono acquisite a priori - spiega Parolai - e vengono utilizzate per mettere a punto la metodologia, e oltre a questo c’è un’analisi precedente che fornisce dei parametri di input che servono proprio per fare una simulazione in tempo reale - che non è una simulazione del comportamento complesso di una struttura, ma è una simulazione semplificata, che in un primo momento si limita a indicare se la struttura sia stata danneggiata o meno”. 

Le possibili applicazioni di Darr
L’idea potrebbe essere quella di sfruttare Darr laddove sia disponibile una strumentazione adeguata - che per fortuna è sempre più densa nel territorio italiano. “Questa - spiega Parolai - potrebbe essere una prima informazione molto rapida, che potrebbe servire anche per la protezione civile, di modo che possa sfruttare informazioni migliori su quale è stato l’impatto di un terremoto e quale è stata la distribuzione del danneggiamento”. Chiaramente questo metodo è ancora in fase di test, ma le prime analisi sono confortanti e ci lasciano ben sperare, come è stato sperimentato in numero limitato sia in metodi che edifici. “Prima di diventare davvero operativo, Darr richiederà un’ulteriore sperimentazione - dichiara Parolai - speriamo però che possa contribuire a monitorare l’impatto dei terremoti, sebbene non si abbia sempre una conoscenza così specifica di tutti gli edifici. Questa metodologia nella sua semplicità cerca di dare un’indicazione di danno su tipologie di strutture, consentendo di avere un’estensione per diverse tipologie. L’idea ora è di continuare ad allargare il dataset, anche utilizzando dati non italiani. Purtroppo le registrazioni alla base e all’interno di strutture non sono ancora tantissime, ma riusciremo ad allargare il dataset”.

Giovanni Peparello