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Dream: il frutteto che combatte la crisi climatica

Un progetto che ha come capofila l'Università di Bologna mira a creare un frutteto in grado di resistere ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo

Frutteti resilienti. In grado di “difendersi” dal cambiamento climatico: quindi da fenomeni tipici come le gelate tardive, la siccità e le forti piogge. Questo è l'obiettivo del progetto di ricerca europeo Dream (Diversified orchards for REsilient and sustAinable Mediterranean farming systems), promosso da Prima Foundation e guidato dall’Università di Bologna.

L'obiettivo
“Gli attuali frutteti sono delle realtà altamente specializzate, delle macchine super performanti incentrate sulla produttività che però hanno dei limiti sia chimici, che legati all’irrigazione, che alla biodiversità e sono estremamente sensibili ai cambiamenti climatici” spiega Brunella Morandi, professoressa al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto. “Da qui l'idea di tornare indietro e dare nuovo valore ad alcuni aspetti della gestione dell'agrosistema che siano più sostenibili” prosegue Morandi. Il progetto Dream mira a testare vari approcci che potranno o meno funzionare per fornire agli agricoltori una serie di possibilità che possono essere applicate a seconda dei diversi contesti.

Caratteristiche
Il “frutteto del futuro” è già stato piantato in Italia, a Cadriano, in provincia di Bologna, nell’Azienda agraria dell’Alma Mater, e ce ne sono anche uno in Spagna e uno in Marocco, Paesi partner del progetto. Ogni meleto è composto da 2600 piante distribuite su un ettaro ed è stato piantato con a fianco un frutteto di controllo, un frutteto convenzionale gestito con pratiche classiche che permetterà un confronto tra le due colture. La sua particolarità sta in primo luogo in una gestione irrigua deficitaria: “questo significa che cerchiamo di tenere la pianta leggermente in stress in alcune fasi in cui è meno sensibile e anche perchè la mancanza di acqua può anche rendere il frutto più dolce e con caratteristiche di salubrità maggiori” afferma Morandi. Di contro ad oggi nei frutteti italiani l'irrigazione avviene in eccesso, cosa che porta ad avere frutti di grossa pezzatura ma non necessariamente di buona qualità. La seconda differenza rispetto ai classici frutteti risiede nella gestione delle interfila (ovvero lo spazio tra un filare e l'altro) “che sono coltivate con specie varie, con fioriture di vario tipo, note come cover crop, che hanno la funzione di creare delle fioriture scalari che possono ospitare gli insetti utili, ad esempio gli impollinatori come le api, creando un ambiente in cui aumentano la biodiversità e la fertilità del suolo”. Di norma nei frutteti questi spazi vengono gestiti tagliando l'erba e in alcuni casi viene lasciato il terreno nudo. Infine il frutteto Dream è fatto “con varietà diverse di melo e scalari, ovvero che fioriscono e maturano in diversi momenti della stagione, così che, nel caso in cui il clima sorprenda con gelate tardive, ondate di calore o stress idrici eccessivi, il danno sia limitato solo alle piante che si trovano nella fase più sensibile” spiega la coordinatrice del progetto.

Finalità scientifiche e sociali
Il progetto mira quindi da una parte alla lotta al cambiamento climatico nell'hot spot del Mediterraneo, ma al contempo ha anche un risvolto sociale, vuole favorire la cooperazione tra i Paesi sulle due sponde del Mediterraneo: Africa e Europa. E non è un caso che l'agroecosistema ideato sia pensato in particolare per piccole aziende a conduzione familiare, che nel panorama europeo e nord africano sono le più diffuse. A loro, gli studiosi offriranno anche indicazioni per accompagnare tutto il percorso del prodotto, dal frutteto fino al consumatore finale, con strategie di marketing mirate per dare modo ai cittadini di comprendere il valore aggiunto della frutta che cresce in queste piantagioni. Il progetto prevede anche la valutazione della qualità del prodotto e dei consumer test per conoscere il parere dei consumatori. “Vogliamo stimolare un cambio di paradigma, perché è importante avere a disposizione soluzioni alternative e nuove idee con cui poter fare fronte in modo efficace a un contesto in cui il clima diventa sempre più imprevedibile”, aggiunge Morandi. “Per questo, i risultati delle sperimentazioni che stiamo mettendo in campo ci forniranno certamente informazioni e strumenti utili per migliorare la sostenibilità dei frutteti e la loro resilienza nei confronti dei cambiamenti climatici”.

Claudia Balbi