(Fonte foto: Casa Italia)

Fiumi tombati, l'evento a Roma: "Acquisire un censimento aggiornato"

Anche in vista di un possibile Dl sui fiumi tombati, è opportuno acquisire un censimento aggiornato, tanto più che soprattutto nel corso di eventi alluvionali possono rappresentare un rischio importante per la popolazione

Si è concluso oggi a Roma l’evento I fiumi tombati – Non mettiamoci una pietra sopra!, organizzato dai Dipartimenti della Protezione Civile e Casa Italia. L’evento, a cui tra gli altri hanno partecipato Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento Protezione Civile, Luigi Ferrara, Capo Dipartimento Casa Italia, Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, e Stefano Laporta, presidente Ispra, ha consentito di cogliere dalle componenti politiche, giuridiche, scientifiche, tecniche e professionali ogni criticità e utili proposte, anche nella prospettiva di un eventuale intervento normativo.

“Le esondazioni dai fiumi tombati sono fra le cause di morte più frequenti nelle aree urbane” ha dichiarato Fabrizio Curcio, Capo della Protezione Civile, intevenendo all’evento – quindi “per ridurre il rischio è fondamentale individuare i punti critici. Serve un censimento dei tratti tombati”. Ma questo “non è un obbligo. In alcuni Comuni è stato fatto, in altri no”. Per ridurre il rischio, ha spiegato Curcio, serve innanzitutto una mappa completa dei fiumi che sono stati coperti e chiusi. Quindi, dove possibile, occorre già “liberare gli alvei”, anche se “ci vogliono risorse, e non sono interventi semplici”. Curcio ha citato le esperienze a Oslo e Zurigo, e la riapertura della Canale delle Convertite a Treviso.

Il rischio rappresentato dai fiumi tombati e dei sottopassi
La copertura dei corsi d'acqua iniziò in epoca napoleonica per motivi igienici, perché i fiumi erano inquinati, e proseguì nel Novecento, per consentire lo sviluppo urbanistico. Molti fiumi furono chiusi per costruirci sopra le strade, finché la copertura non venne vietata per legge in Italia solo alla fine del secolo scorso. Oggi i fiumi tombati rappresentano un pericolo per la popolazione in caso di piogge eccezionali, sempre più frequenti per il cambiamento climatico. Curcio ha ricordato i torrenti Polcevera, Fereggiano e Sturla a Genova, che esondano periodicamente dall'inizio del Novecento, e situazioni simili in Toscana e Sardegna. A Milano creano problemi il Seveso e il Lambro. Curcio ha ricordato il palazzo costruito sopra il Chiaravagna a Genova, che nel 2010 provocò l'allagamento del quartiere di Sestri Ponente, e che poi fu demolito nel 2013, dopo una battaglia legale. I fiumi tombati rimangono quindi “un vero punto critico: insieme ai sottopassi, in molte delle situazioni alluvionali, sono tra le cause di morte più frequenti” ha specificato Curcio. Riaprire i fiumi tombati aumenta quindi sia il beneficio idraulico sia i benefici ambientali, anche se c'è bisogno di risorse, “perché queste opere non sono semplici”.

Un censimento dei fiumi tombati
“Il tema dei fiumi tombati è un argomento di grande rilevanza per la sicurezza del nostro territorio. Il fenomeno si inquadra nel più ampio tema della pericolosità idraulica e del conseguente rischio alluvioni per la popolazione” ha dichiarato invece Marco Casini, Segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino Centrale, intervenuto all’evento. “Affrontare oggi questo tema in modo efficace, in ottica di prevenzione e di gestione delle emergenze, è un problema essenzialmente di conoscenza e di risorse. La conoscenza, approfondita e costantemente aggiornata, deve riguardare il clima e l’idrologia locali, l’orografia e l’uso dei suoli, le opere idrauliche e il loro stato di manutenzione, il comportamento idraulico dei corsi d’acqua nei diversi tempi di ritorno e i beni esposti. Ciò al fine di individuare gli interventi strutturali per la mitigazione del rischio e le risorse necessarie”. Sul tema, l'Autorità ha avviato, in collaborazione con le Regioni, i Consorzi di bonifica e i Comuni del distretto, una ricognizione volta ad acquisire un censimento aggiornato. “Questo censimento si concentra su diversi aspetti fondamentali, tra cui la geolocalizzazione e la caratterizzazione dei singoli tratti, il censimento degli eventi idraulici avversi registrati nel corso degli anni, la caratterizzazione degli scenari di pericolosità idraulica, e gli interventi di manutenzione effettuati e programmati. Per quanto riguarda la città di Roma, un'area molto sensibile sotto il punto di vista idrogeologico, il censimento ha per ora evidenziato la presenza di oltre 30 tratti fluviali tombati per una lunghezza di più di 40 km” ha concluso il Segretario generale Marco Casini.

Il possibile Dl sui fiumi tombati
Il lavoro però deve partire da lontano, anche per un possibile Dl sui fiumi tombati. “Dobbiamo cogliere gli anelli deboli della normativa vigente e capire se siamo di fronte a un quadro normativo sufficiente per porre rimedio, per salvare il salvabile rispetto all'esistente o se invece serve introdurre una nuova norma che definisca competenze, chi deve fare cosa e dentro quale tempo bisogna farlo”, ha affermato infatti il ministro per la protezione civile, Nello Musumeci. “Il presupposto essenziale - spiega - è avere un quadro dettagliato della realtà del fenomeno dei fiumi tombati: quanto è presente, dove è maggiormente diffuso, dove è possibile intervenire senza creare ulteriori criticità. A fronte di queste domande, capiremo poi dal punto di vista normativo che cosa fare”.

red/gp

(Fonte: Ansa)