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Gestione delle macerie: necessità e opportunità per la ricostruzione

La rimozione delle macerie rappresenta una delle più complesse attività durante un evento calamitoso. Attraverso gli studi di settore ripercorriamo l’evoluzione normativa sulla gestione e alcune proposte per l’uso innovativo del loro riciclo

Avvicinare la lavorazione degli inerti ai luoghi di rimozione e alla ricostruzione, garantire e certificare la qualità dei prodotti, sostenere il mercato degli inerti riciclati, investire nell’informazione e sensibilizzazione di professionisti e funzionari della PA, aumentare la fiducia dei cittadini. Questi sono i punti che Osservatorio Sisma, nato da una collaborazione tra Legambiente e CGIL, definisce per una gestione innovativa delle macerie da evento calamitoso.

I numeri 
Le macerie rappresentano una delle grandi problematiche nella gestione di un’emergenza. Durante una calamità che sia di tipo sismico o di tipo idrogeologico, vengono prodotte un’enorme quantità di macerie che fanno saltare la normale gestione dei rifiuti solidi urbani. Da una ricerca del 2018 (Gabrielli, Magi Galluzzi, Amato, Balducci, Beolchini) pubblicata sulla rivista Ingegneria dell’Ambiente, si evince che la quantità di macerie successiva al sisma di L’Aquila è di circa 2-2,5 milioni di tonnellate, mentre per il terremoto dell’Emilia del 2012 sono state stimate 600mila tonnellate di materiali inerti. Nel confronto tra le alluvioni di Senigallia e di Genova del 2014 sono stati censiti rispettivamente 11 e 15 mila tonnellate di rifiuti. Il più recente sisma Centro Italia del 2016 ha prodotto 2 milioni e 650mila tonnellate di detriti. Dati impressionanti che prevederebbero azioni immediate e normativamente accurate, ma che invece in Italia non sono state ancora definite in termini legislativi. Altri Paesi hanno prodotto delle linee guida, tra cui i tre più importanti sono quelle della FEMA (Federal Emergency Management Agency), delle Nazioni Unite e del Ministero dell’Ambiente Giapponese, tutte con la particolarità di essere create in maniera specifica per determinate aree territoriali.

Normativa
L’unico riferimento normativo italiano è individuabile nell’art. 191 del D.Lgs. 152/2006 che, nell’ambito della gestione dei rifiuti solidi urbani tratta le “ordinanze contingibili e poteri sostitutivi”, permettendo deroghe alla stessa norma per snellire le procedure burocratiche in casi particolari. Nelle emergenze nazionali prese in considerazione dallo studio pubblicato su Ingegneria dell’Ambiente (sisma di L’Aquila ed Emilia, alluvioni di Genova e Senigallia del 2014) le ordinanze emesse dai Sindaci dei Comuni colpiti, avvalorate da decreti legislativi ad hoc, hanno derogato alla normale gestione dei rifiuti solidi urbani autorizzando l’uso di siti di stoccaggio temporanei, il trasporto di detriti con mezzi non conformi e rendendo non obbligatorio il pretrattamento dei rifiuti.

Evoluzione norme 
A seguito del Sisma del 2016, sono intervenute le ordinanze del Capo del Dipartimento di Protezione Civile, n. 391 del 01/09/2016 e n. 394 del 19/09/2016, che stabiliscono sia la possibilità di classificare i materiali derivanti dal crollo di edifici come rifiuti urbani, per le sole fasi di raccolta e trasporto, in quanto viene sottolineata l’impossibilità di identificare con certezza la tipologia di rifiuto comprendendovi anche quanto presente negli edifici al momento del crollo, sia la deroga alle limitazioni in termini qualitativi e quantitativi dei rifiuti conferibili presso impianti già autorizzati. Passaggio importante nella n. 389 del 28/08/2016, è l’inserimento del concetto di prossimità, che deroga alla competenza territoriale per l’attribuzione dei rifiuti indifferenziati prodotti nelle aree di accoglienza. Queste disposizioni hanno portato all’emanazione del Decreto-legge 17/10/2016 n. 189, che conferma quanto già stabilito dal Capo del Dipartimento e attribuisce ai quattro Presidenti delle Regioni colpite (Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria) il compito di adottare un piano per la gestione delle macerie e dei rifiuti derivanti dalla ricostruzione, fornendo così uno strumento rapido di coordinamento e di individuazione delle risorse. Tutti i quattro piani redatti successivamente, tutti con la medesima struttura, dopo aver individuato i Comuni interessati e stimato la quantità e la tipologia delle macerie, stabiliscono i ruoli dei soggetti coinvolti e le procedure da rispettare dalla individuazione dei Siti di Deposito Temporanei (SDT), definendone i requisiti minimi. Nel rispetto della normativa, la fase di preselezione e carico viene stabilita come mera ispezione visiva e separazione per macro classificazione. Il trasporto viene stabilito avvenga senza svolgimento di un'analisi preventiva e al deposito temporaneo. Ogni Regione ha, pertanto, definito i SDT (Siti di Deposito Temporaneo) consoni e più vicini al cratere. Diverse modalità sono state previste per la filiera pubblica e privata, nonché per il recupero dei rifiuti esclusi dalla raccolta generalizzata, cioè dell’amianto, degli elementi di interesse del Ministero dei Beni Culturali, dei beni di valore e dei RAEE. Viene, infine, data rilevanza alla necessità di reimpiego del materiale inerte.

Riuso
Quest’ultimo punto si ricollega a quanto proposto dall’Osservatorio Sisma che vede nella lavorazione degli inerti la possibilità di innescare un circolo virtuoso tra il recupero e la ricostruzione. Inoltre la certificazione degli inerti riciclati e la promozione presso le impresse del loro utilizzo rappresenta un ulteriore passo per una gestione innovativa delle macerie. Queste, infatti, possono trovare impiego nella ricostruzione delle infrastrutture di trasporto, così come nei sottoservizi, nei consolidamenti, nei prefabbricati o nell’arredo urbano. Per creare questo indotto è anche fondamentale, per l’Osservatorio, formare e sensibilizzare i professionisti, la Pubblica Amministrazione e i cittadini, azioni che se svolte in maniera corale tra le Istituzioni, gli Enti Locale e “la cittadinanza che in quei territori dovrà tornare a vivere” come si legge sul sito di Osservatorio Sisma.

Fabio Ferrante