Gli scontri di piazza e l'Aquila

La guerriglia di ieri a Roma ha fatto largo ad un equivoco, che è bene chiarire: le proteste aquilane non c'entrano con la furia dei black block

Dispiace che nel parapiglia generale di ieri le proteste degli aquilani, del tutto pacifiche, siano state accomunate alla violenza dei black block, che invece hanno preso di mira banche, polizia e quant'altro capitasse loro a tiro. Il corteo di abruzzesi sfilava in maniera composta ieri mattina nel centro di Roma: dopo il voto di fiducia in Parlamento la violenza ha preso il sopravvento e anche le legittime rimostranze di una popolazione sottoposta da più di un anno ad ogni tipo di disagi, sono state svilite. Il messaggio di fondo e cioè che non è tutto oro quel che riluce, ovvero la gestione del post terremoto non è stata impeccabile come si vorrebbe far credere, non è filtrato: peccato.

E' vero: l'assalto alla sede della Protezione Civile, riportata anche da questo giornale, testimonia un clima di generale impazzimento. Ma come potrebbe essere altrimenti, dopo un voto di fiducia inquinato da risse in aula e prima ancora da compravendite di parlamentari? Chi ieri avrebbe dovuto dimostrare responsabilità non l'ha fatto, e ci riferiamo ovviamente a coloro che siedono a Montecitorio; perché quindi stupirsi dell'aumento della tensione sociale?

Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, ieri a Matrix sosteneva furbescamente che gli scontri sono conseguenza del "clima d'odio" scatenato dai media in relazione ad episodi come il terremoto in Abruzzo. Naturalmente, niente di più falso. Volontari della Protezione Civile e istituzioni locali sanno bene che le conseguenze del sisma sono ancora evidenti, le ferite sono ancora aperte, e che la popolazione di quel territorio merita di più. Beninteso: così come lo meritano i veneti, che - come denuncia un articolo de Il Fatto - per ora non hanno visto neanche la prima rata dei 300 milioni di euro promessi.

Insomma l'impressione è che ci sia davvero poco di cui gioire in Parlamento: il governo per ora "tiene", non così il resto del Paese.

Gianni Zecca