Maino Benatti

Il terremoto, il Sindaco, l'uomo e la sua città: parla il primo cittadino di Mirandola

Come reagisce un Sindaco svegliato in piena notte dal terremoto? Quali i primi pensieri, le prime decisioni? A un anno di distanza Maino Benatti, primo cittadino di Mirandola  racconta al nostro giornale quella notte e i seguenti 365 giorni

20 maggio 2012 ore 4,03 del mattino: il cittadino mirandolese Maino Benatti viene svegliato di soprassalto dalla terra che trema violentemente, dal mobilio di casa che si ribalta e dal sinistro scricchiolio dei muri che si crepano. Sgomento e paura per i suoi cari gli attanagliano la gola. Nello stesso istante il primo cittadino mirandolese Maino Benatti con sangue freddo e fermezza raccoglie le idee, si veste in fretta e si allontana da casa, da moglie e dai figli e va ad occuparsi dei suoi concittadini e della sua città sconvolta. Sindaco Benatti, come si conciliano in quei momenti concitati gli aspetti pubblici e privati, i due volti di una tragedia simultanea?
"Non è stato facile conciliare pubblico e privato in quei momenti così concitati e drammatici. Quando però mi sono accertato che tutti i miei famigliari, benché scossi, stavano bene e che la casa non aveva subito apparentemente danni sono corso in centro. Ho sentito il dovere di farlo e mia moglie e i miei figli hanno capito. Dopo pochi minuti, con il responsabile dell'ufficio stampa Fabio Montella, eravamo davanti al municipio, ma viste le gravissime lesioni abbiamo capito che era meglio aspettare la luce per entrare, cosa che abbiamo poi fatto verso le 6 assieme all'Assessore Roberto Ganzerli e alla geometra del Comune Paola Gavioli. Una volta entrati abbiamo constatato che il municipio era inagibile. Di conseguenza ci siamo subito mossi allestendo due punti di ascolto uno in piazza, sfruttando le capannine della Fiera che non era ancora stata smontata e uno presso le Scuole elementari di via Dorando Petri".

Dopo un forte terremoto le emergenze sono innumerevoli e occorre dare delle priorità: quali sono state le primissime azioni messe in campo? Come sono state decise? Il piano comunale di protezione civile si è dimostrato un supporto valido e funzionale in questo senso?
"La nostra priorità principale è stata immediatamente quella di dare accoglienza e ospitalità ai cittadini rimasti senza casa. Anziani e famiglie con bambini piccoli non potevano certo restare all'addiaccio. Avevano bisogno di pasti caldi e di un tetto sulla testa. E da subito, anche mettendo a disposizione edifici e strutture comunali non lesionati, ci siamo mossi in questa direzione. Ci siamo poi preoccupati del lavoro. Il terremoto, infatti, ha anche distrutto e indebolito il tessuto economico del nostro territorio, creando un forte gap produttivo rispetto alle altre aree. Abbiamo quindi cominciato da subito a lavorare per far restare qui le imprese e credo che ci siamo riusciti. Per quanto riguarda il piano comunale di protezione civile è stato un prezioso punto di riferimento che ci ha aiutati, per esempio, con le aree in cui allestire i primi campi, già indicate nel piano comunale".

Il Sindaco è l'autorità in capo di protezione civile e il terremoto è stato sicuramente un duro banco di prova per l'esercizio di questo compito. In base alla Sua esperienza, il Sindaco ha tutti i mezzi necessari per svolgere nel migliore dei modi questa sua funzione?
"Credo che nessuno sia pronto per fronteggiare un'emergenza del genere. Certe volte non riuscivo a intravedere una fine. Pensavo di aver risolto un problema e se ne aprivano subito diversi altri. Un serio problema che ci siamo trovati ad affrontare è stata la mancanza di una legge nazionale per affrontare il terremoto. Abbiamo dovuto "costruire", con Regione e Governo, diverse ordinanze partendo da zero e che nessuno sapeva come fare, mancando una legge sulle calamità. Anche la Protezione civile, infine, veniva da una situazione molto delicata, visto che, dopo le note vicende, era stata di fatto "disarmata" e spesso abbiamo dovuto mettere noi a disposizione mezzi e materiali. Una situazione, insomma, molto complessa. Adesso, superata la prima fase dell'emergenza, è il momento di iniziare la ricostruzione".

La gestione post-emergenza di una calamità come il terremoto è estremamente complessa, implica l'attivazione di moltissime risorse, umane, finanziarie, organizzative, e deve prendere in considerazione un'infinità di varianti: chi l'ha aiutata?
"Devo dire che ho trovato un aiuto formidabile nei dipendenti comunali. Benché fossero a loro volta terremotati, spesso con situazioni difficili alle spalle (case inagibili, congiunti feriti), non si sono risparmiati. E' stato grazie al loro lavoro straordinario che siamo riusciti a rispondere alle tante legittime richieste che ci venivano dai nostri concittadini. Anche la Giunta comunale e tanti consiglieri si sono spesi senza risparmiarsi. Ma abbiamo potuto contare sulla collaborazione di tante associazioni di volontariato cittadine che hanno dato un enorme contributo nelle fasi dell'emergenza. Solo grazie a questo grande lavoro di squadra siamo riusciti a reggere l'urto devastante del terremoto".

Governo, Parlamento e Regione hanno garantito ai territori colpiti un supporto costante e tangibile? Le è mai capitato di sentirsi solo ad affrontare una situazione così pesante?
"Come le dicevo ci sono stati momenti di scoramento, ma le istituzioni ci sono state vicine. Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è venuto in visita a Mirandola, mentre il Presidente della Regione Vasco Errani è sempre stato in contatto costante con noi ed è stato uno dei primi ad arrivare nella Bassa dopo il terremoto, assieme al capo della Protezione civile Franco Gabrielli. Dal Governo ci saremmo però aspettati una maggiore attenzione dal punto di vista fiscale, tenuto conto delle agevolazioni ricevute da altre zone terremotate, anche se in altri "momenti storici". Il nostro sistema economico, che produce circa il 2 per cento del prodotto interno lordo nazionale, è stato colpito prima dalla crisi e poi dal terremoto e se non viene alleggerito momentaneamente da parte del peso fiscale, rischia di non essere più competitivo".

La grande solidarietà, ancora in atto, nei confronti delle zone emiliane terremotate è stata uno degli aspetti più rilevanti di questa emergenza. Come è stata recepita dalla cittadinanza e dalle Istituzioni locali e come è stata di aiuto per il vostro Comune?
"C'è stata una gara di solidarietà nei nostri confronti che ha commosso me e tutti i miei cittadini. Volontari da tutta Italia sono venuti qui a darci una mano, sono arrivati aiuti materiali e donazioni e in alcuni momenti ci siamo trovati persino in difficoltà a gestire tutta questa generosità, della quale però non ringrazieremo mai abbastanza. Sapere che tante persone pensavano a noi e si erano mobilitate, seppure in modi molti diversi, per aiutarci, ci ha dato la forza di andare avanti. Oggi il rischio è però che cali il sipario sul nostro dramma, mentre qui c'è tanto da fare e abbiamo ancora bisogno di aiuto".

Sconforto e soddisfazione sono sentimenti che, immaginiamo, si sono alternati in questo lungo anno di ricostruzione: quale il momento peggiore e quale ad ora la soddisfazione più grande?
"Il momento peggiore è stato dopo il secondo terremoto, quello del 29 maggio. In primo luogo perché sono morti dei nostri concittadini, poi perché il sisma fatto tanti altri danni alla nostra città. Ma è stata anche una mazzata tremenda dal punto di vista psicologico. Quando, dopo il primo terremoto del 20 maggio, eravamo riusciti a conquistarci un barlume di normalità, e sembrava che il peggio fosse alle spalle, siamo ripiombati nel dramma. Non è stato facile trovare la forza di andare avanti. Posso dirle che ogni giorno ricevo grandi soddisfazioni quando vado ad inaugurare lo stabilimento di una ditta che è ripartita, oppure un negozio che ha ripreso la propria attività, o quando mettiamo in sicurezza una via del centro, riaprendola ai cittadini e rincosegnandola alla città. Importanti segnali di un ritorno alla normalità che tutti auspichiamo sia il più rapido possibile".

Terremoto distruttivo e gestione post terremoto, una grande responsabilità, su cui grava anche il peso delle aspettative e delle esigenze dei cittadini: è cambiato il suo rapporto con i mirandolesi?
"In questi mesi ho parlato con centinaia di mirandolesi che si rivolgevano a me chiedendo aiuto. Non sempre sono riuscito ad aiutarli come avrei voluto, ma il Sindaco purtroppo non può tutto, a dispetto di quello che si può pensare. Ho sentito appieno il peso di questa enorme responsabilità, ovvero essere alla guida del Comune di Mirandola in uno dei momenti più difficili della sua storia, anche perché nessuno, come ho già detto, è preparato ad affrontare una tragedia di tali dimensioni. Negli ultimi mesi ho dormito molto poco, ripensando sempre a quello che avevo fatto durante il giorno, se avevo sbagliato oppure se avrei potuto farlo meglio".

Cosa le manca di più della Mirandola pre-terremoto? E cosa invece le piace di più della Mirandola post-terremoto?
"E' incredibile come siano le piccole cose a mancare, come una passeggiata per il centro prima che venisse sfregiato dal terremoto, oppure entrare in una chiesa di Mirandola o visitare i monumenti cittadini, o il mio ufficio in municipio. Mi manca tutta la Mirandola di prima, quella della mia infanzia e giovinezza. Quello che mi è piaciuto di più della Mirandola post terremoto è stato lo spirito dei suoi abitanti. Gente fiera e orgogliosa, che non si è piegata ma che ha trovato il coraggio e la forza di andare avanti. Essere Sindaco di queste persone è per me motivo di grande orgoglio".

Sindaco, oggi la parola d'ordine è prevenzione. Se potesse spostare le lancette dell'orologio indietro, di un anno, a prima del terremoto, a cosa darebbe la priorità? E quale priorità ritiene di dovere e potere applicare oggi sul fronte della prevenzione?
"Senza dubbio alle scuole, per quanto di competenza del Comune, avevamo già pianificato l'adeguamento alle norme antisismiche delle scuole elementari ed effettuato una buona parte dei lavori, parte che ha resisto alle scosse. Oggi la sicurezza deve essere al primo posto. Ricostruiremo la nostra città e la faremo più bella e più sicura di prima".


Patrizia Calzolari



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