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Il volontariato di prociv accelera sulla difesa dei beni culturali

Una nuova tendenza nell'ambito del volontariato di protezione civile ha visto nascere, in concomitanza con lo scoppio della guerra in Ucraina, una maggiore sensibilità per la protezione dei beni culturali

Il volontariato di protezione civile guarda sempre di più alla salvaguardia dei beni culturali. A testimoniare questa tendenza c'è il progetto ProCultHer, Protecting Cultural Heritage from the Consequences of Disasters, che mira a creare una task force europea per la tutela del patrimonio culturale in emergenza dalla Croce Rossa Italiana e la nuova campagna della Croce Rossa Italiana "Il futuro ha una lunga storia. Proteggiamola". La guerra in Ucraina probabilmente ha fatto da propulsore di questo rinnovato interesse verso la protezione dei monumenti, delle chiese, delle biblioteche e di ogni oggetto attraverso il quale si può leggere e tramandare la storia culturale di un Paese, la sua identità. Alla base di questo sviluppo nel campo della salvaguardia dei beni culturali da parte della protezione civile vi è sicuramente un riferimento alle norme di diritto internazionale contenute nella Convenzione dell'Aia del 14 maggio 1954. In essa si afferma che gli stati membri se entrano in guerra non possono colpire beni culturali e dall'altra parte che lo stato che è oggetto di attacco non può utilizzare i beni culturali per finalità militari. Inoltre si dichiara che “Laddove fosse provato che la distruzione dei beni culturali è avvenuta intenzionalmente si tratterebbe di un crimine di guerra”. Il bene culturale è quindi da salvaguardare al pari delle vite umane, distruggerlo è un crimine a tutti gli effetti.

ProCultHer
In realtà sulla salvaguardia dei beni culturali il Meccanismo europeo di protezione civile sta lavorando da tempo, molto prima dell'attacco russo all'Ucraina. I lavori di ProCultHer sono iniziati nel gennaio del 2019 per concludersi nel dicembre 2020. Il progetto, che disponeva di un budget di 799mila euro circa, ha visto tra i paesi partecipanti, l'Italia, la Francia, la Spagna e la Turchia che da soli ospitano nei propri territori in tutto 160 siti nominati “Patrimonio mondiale” dall’Unesco. Per la prima volta questi paesi, che hanno sviluppato negli anni importanti esperienze e le cosiddette “buone pratiche” nella gestione del patrimonio culturale in conseguenza di grandi emergenze causate da catastrofi naturali, hanno unito le forze nell’ottica della creazione di team di esperti adeguatamente formati secondo procedure condivise, in grado di coadiuvare tutti i Paesi che avranno bisogno in futuro di dover gestire la tutela dei beni culturali in situazioni di grande difficoltà. 

Squadre di difesa dei beni culturali
Come ha spiegato Giovanni De Siervo, del Dipartimento della Protezione civile, le squadre europee specializzate nella tutela dei beni culturali in caso di emergenza, ideate dal progetto ProCultHer, al momento sono state solo approvate a livello comunitario con una definizione standard che dovrebbe essere formalmente validata in queste settimane. Le squadre europee dei beni culturali in emergenza, come dichiarato da De Siervo, avranno: "Una configurazione che segua il principio del doppio canale, cioè vi sarà personale che viene dalla protezione civile e dai beni culturali, con diverse tipologie di funzioni (Esperti in chiese, dipinti, architettura, archeologia etc.). Una delle caratteristiche fondamentali di tutto il progetto è l'incrocio delle competenze: abbiamo sempre sostenuto che l'unico modo che noi immaginiamo per avere un team specializzato sulla salvaguardia dei beni culturali in emergenza è far lavorare insieme il mondo della protezione civile e quello dei ministeri della Cultura”. Nell'ultimo incontro tra i membri del progetto, avvenuto lo scorso 15 dicembre 2021 i partecipanti sono arrivati anche alla definizione di una “Metodologia comune per la protezione del patrimonio culturale in emergenza” partendo da case history di emergenze che hanno minacciato o interessato il patrimonio artistico dei Paesi partecipanti a ProCultHer. "Il nostro percorso in realtà prende origine da un'emergenza del 2015, un terremoto in Messico, per il quale il Messico fece una richiesta specifica sulla salvaguardia del patrimonio culturale perché avevano avuto danni soprattutto alle chiese. Poi negli ultimi anni, appena il progetto fu finanziato dalla Commissione Europea, ci fu l'incendio di Notre Dame, nell'aprile del 2019, che pose sotto i riflettori dei media l'importanza del tema della protezione dei beni culturali. In quel caso la protezione civile francese condivise con noi l'esperienza maturata dopo quell'evento. Durante la conferenza finale questi casi internazionali sono stati citati insieme a quelli del terremoto del Centro Italia del 2016, il terremoto in Albania del 2019 e quello in Croazia nel 2019 e ancora l'esplosione al porto di Beirut del 2018" spiega De Siervo.

Il progetto continua 
In attesa che si creino le prime squadre di esperti in emergenze che coinvolgono il patrimonio artistico dei Paesi che vorranno dargli vita, il progetto va avanti: "La Commissione Europea ci ha già finanziato un nuovo progetto che si chiama ProCulther-Net, all'interno del costituendo Knowledge Network, che è la rete della conoscenza in materia di protezione civile, lanciata lo scorso 7 dicembre. In pratica creeremo la base di una rete di esperti di beni culturali a livello europeo sulla tutela del patrimonio culturale in emergenza. Il progetto è partito a gennaio del 2022. Nell'ambito del nuovo progetto vorremmo anche portare avanti il percorso della formazione, riprogrammando il corso e arrivando, compatibilmente con la situazione epidemica, a effettuare la prima esercitazione pratica sul campo" conclude De Siervo.

Il futuro ha una lunga storia
Il primo Corso di specializzazione in Protezione dei Beni Culturali per Istruttori DIU, esperti di diritto internazionale umanitario (ASPBC), il cui obiettivo è stato quello di fornire un’approfondita conoscenza della normativa sulla Protezione e Tutela dei Beni Culturali in contesti di conflitto armato e in occasione di calamità naturali, si è svolto interamente in presenza, a Roma, presso il Comitato Nazionale Cri, nelle giornate dal 1 al 3 aprile 2022. Il corso, che è valso anche per altri istrutturi come occasione di aggiornamento, è stato il primo passo della nuova campagna nazionale della Croce Rossa Italiana: “Il futuro ha una lunga storia. Proteggiamola”, che ha come scopo finale quello di aumentare l’attenzione riguardo la necessità di tutela dei beni culturali da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Questo obiettivo verrà raggiunto attraverso varie tappe: la prima è stata la disseminazione del Diritto Internazionale Umanitario all'interno dei comitati nazionali di Croce Rossa tramite il corso di specializzazione appena terminato, la seconda fase prevede il coinvolgimento dei Comuni e dei vari enti coinvolti per l'apposizione dei Blue Shield (scudo blu ndr), prevista dalla Convenzione dell'Aia del 1954, sui monumenti da proteggere. La terza e ultima tappa sarà una vasta azione di sensibilizzazione che coinvolge i Volontari dell’Associazione e, successivamente, gli alunni delle scuole superiori

Il primo corso 
"Durante il corso di formazione per gli istruttori di Diritto Internazionale Umanitario abbiamo offerto una specializzazione in protezione dei beni culturali" racconta Rosario Valastro, vicepresidente della Croce Rossa italiana. Il primo giorno, venerdì 1 aprile, hanno preso parte al corso sia i 29 istruttori Diu, che quelli collegati online. L'iniziativa formativa si è aperta con una tavola rotonda “Gli Organismi Istituzionali preposti alla Tutela dei Beni Culturali”, moderata dal Presidente del Comitato Scientifico sul DIU, Giulio Bartolini, professore associato di Diritto Internazionale all'università di Roma 3. La Croce Rossa Italiana ha avuto l’onore di ospitare figure di alto calibro come relatori: rappresentanti del Ministero della Cultura, del Comando dei Carabinieri, della Protezione Civile, del Dipartimento dei Vigili del Fuoco e dell’Associazione Italiana dei Carabinieri. Tra i partecipanti c'era anche il Segreterio Generale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), importante partner della Campagna. Ogni realtà ha illustrato le proprie competenze in ambito di protezione e di tutela del patrimonio culturale. Chi ha seguito l'intero corso ha ricevuto un attestato di specializzazione e da quel momento ha un ruolo di "disseminazione interna ai volontari, perchè questo è un ambito considerato di nicchia e per troppo tempo abbiamo considerato il diritto internazionale umanitario e i suoi ambiti come una nicchia. Per noi non lo sono, sono un patrimonio, una prerogativa anche della Croce Rossa, e poi il passo successivo è quello relativo alla diffusione dei principi appresi nelle scuole, agli studenti". La seconda fase della campagna, quella della apposizione degli scudi blu in linea con la Convenzione dell'Aia, servirà per fare in modo che "la popolazione sia consapevole che in guerra non tutto è concesso" afferma Valastro. 

Il ruolo della guerra in Ucraina 
L'avvio del progetto di difesa dei beni culturali della Cri è coinciso con lo scoppio della guerra in Ucraina voluta da Putin ma che, assicura Valastro, "è stata una pura coincidenza, questa campagna era stata inserita nella programmazione già alla fine del 2021 e ci pensavamo già da due anni. É vero che probabilmente alcuni analisti internazionali potevano prevedere qualche problematica nel Donbass, dove lo stato di crisi va avanti da 8 anni, ma nessuno poteva prevedere una deflagrazione del genere". Alla luce di quanto successo però il vicepresidente della Croce Rossa Italia coglie l'occasione per riflettere sul fatto che: "L'emergenza e la protezione sono soprattutto prevenzione e non solo azione e la sensibilizzazione, vuoi alle norme in interventi di emergenza vuoi alle norme di protezione del patrimonio artistico culturale, non sono cose che si immaginano solo nel momento del bisogno ma si devono preventivare e va formata la popolazione e il personale. Il fatto che (lo scontro) sia avvenuto adesso credo che possa essere un occasione in più per la cittadinanza di essere attenti al tema perchè non si tratta di una cosa lontana".  "Credo che l'immagine del Cristo portato via da una chiesa di Leopoli o delle statue di Kiev nascoste nei bunker sotterranei, possano far capire plasticamente ai cittadini che la questione non è di poco conto e quindi che la tutela dell'uomo in guerra è la prima cosa da fare, quella del patrimonio è parimerito al primo posto" conclude Valastro. Il processo che porterà alla giustapposizione degli scudi con il progetto della Cri inizierà a settembre di quest'anno. I comitati di Croce Rossa contatteranno i loro Comuni di riferimento che sono stati già sensibilizzati da Anci, partner della campagna, e sceglieranno i monumenti, si porranno in essere i necessari adempimenti a livello comunale coinvolgendo anche le sovaintendenze e poi si procederà alla posa dello scudo. Il processo di posa è già iniziato con un gesto simbolico lo scorso 2 aprile quando a Solferino in provincia di Mantova sono stati apposti due scudi blu uno all'ossario e uno al memoriale della Croce Rossa Internazionale. 

Claudia Balbi