ILVA: 8 mld di sequestro record per 'danno ambientale'

Il gip di Taranto ha disposto sequestri per oltre 8 mld di euro nei confronti dei titolari e dei manager dell'azienda, accusati di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale

La Guardia di Finanza di Taranto, questa mattina, ha avviato le procedure di sequestro di un patrimonio di oltre otto miliardi di euro a società e persone riconducibili all'Ilva. I militari delle Fiamme Gialle stanno eseguendo in queste ore l'ordinanza disposta dal gip Patrizia Todisco, che ha firmato il via libera ai sequestri chiesti dai magistrati del pool tarantino guidato dal procuratore capo Franco Sebastio. Sono ‘le toghe' titolari dell'inchiesta per disastro ambientale in cui è indagato anche il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante.
Il sequestro è "da record", uno dei maggiori per impatto economico effettuati nella storia italiana. Il provvedimento disposto dal tribunale di Taranto ha posto i sigilli al tesoro della società Riva Fire, che secondo i magistrati avrebbe incassato guadagni illeciti, fondi che in realtà sarebbero dovuti essere destinati a investimenti per ridurre l'inquinamento. L'accusa per i vertici delle società coinvolte è pesante: associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Secondo i fascicoli dei PM i manager dell'Ilva, nonostante avessero coscienza dell'inquinamento in atto, avrebbero deciso di non procedere al risanamento dei reparti dell'area a caldo, indicati come la fonte dei veleni industriali ritenuti causa di malattia e morte a Taranto.
Gli otto miliardi sequestrati sarebbero la quantificazione effettuata dai consulenti degli investimenti che Ilva avrebbe dovuto fare negli anni per abbattere l'impatto ambientale della fabbrica e proteggere la popolazione. La procura di Taranto ha ottenuto il sequestro di beni riconducibili alla famiglia Riva e in particolare alla società Riva Fire spa, che sarebbe stata usata per far girare i maggiori flussi di denaro.
La procura, nonostante l'indagine in corso, ha cercato di mantenere le linee produttive e gli operai a riparo dagli effetti dell'inchiesta. "Il sequestro - ha spiegato il procuratore Sebastio - riguarda solo in merito ai beni della società Riva Fire. Abbiamo tenuto conto della legge 231 (legge salva Ilva, ndr), e dunque il sequestro non colpisce i beni dell'Ilva. E questo provvedimento non intacca la produzione dello stabilimento. La ratio del sequestro è quella di bloccare le somme sottratte agli investimenti per abbattere l'impatto ambientale della fabbrica". "La produzione non si tocca - ha sottolineato Sebastio, che ha aggiunto: "Si tratta di un sequestro preventivo per equivalente sulla base della legge 231 del 2001 sulla responsabilità giuridica delle imprese" che dal 2011 contempla anche i reati ambientali.
Dall'Ilva intanto non arrivano reazioni. Domani si riunirà il consiglio di amministrazione - si legge in una nota - per prendere "le iniziative conseguenti".


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