L'Aquila (foto:ilgiornaledellaprotezionecivile.it)

L'Aquila, soldi e macerie
Gabrielli: "Tutto regolare"

In un dossier di Libera l'accusa: "L'assenza dei controlli e le deroghe dovute allo stato di emergenza hanno favorito l'azione di organizzazioni criminali". Gabrielli: "Sui controlli non ho mai fatto passi indietro"

E' uscito un dossier dal titolo "L'isola felice", realizzato dall'associazione Libera di don Ciotti, su L'Aquila, la ricostruzione e il post-terremoto "in mano alla mafia". Come ha anticipato questa mattina Repubblica, nel dossier si parla delle macerie, dei legami tra le amministrazioni e le mafie, delle "cricche" e della Protezione Civile. Angelo Venti, autore del dossier, racconta cos'è successo a L'Aquila subito dopo il terremoto, indagando diversi aspetti del post-terremoto, della gestione dell'emergenza e della ricostruzione: dai bagni chimici alle macerie scomparse, dagli isolatori sismici non omologati al Progetto C.A.S.E., Venti (intervistato dall'Ami) parla di "tutto quello che un'errata gestione dell'emergenza ha causato". Immediata la replica del Capo del Dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrielli: "E' molto facile e per certi aspetti non corretto immettere nel circuito parole e valutazioni senza riscontro".

Il dossier ripercorre la storia delle infiltrazioni criminali in Abruzzo e tutti i casi di corruzione che hanno investito questa regione "per dimostrare che tutte le vicende del terremoto si vanno ad innestare in un ambiente in cui di fatto la presenza delle mafie era già preesistente". E poi l'arrivo della criminalità organizzata a L'Aquila, che "non deve attendere l'inizio della ricostruzione, anzi arriva nelle prime ore insieme alla Protezione Civile".

Come ha spiegato Gabrielli, "tutte le volte che sono stati sottoposti alla mia attenzione degli elementi ho emesso provvedimenti interdittivi senza alcuna sottovalutazione. Le infiltrazioni vanno perseguite e messe nella condizione di non nuocere più all'economia del Paese. Ma fare generalizzazione non serve a nessuno". E proprio sui bagni chimici, di cui si parla nel dossier e che avrebbero costituito una parte consistente delle spese per l'emergenza (circa 35 milioni, pari a un quarto dei fondi per il mantenimento delle tendopoli), Gabrielli ha sottolineato di aver effettuato "tutti i controlli con un Comitato d'ordine pubblico e sicurezza creato ad hoc".

E poi ancora, le macerie, quelle trasportate e distrutte a Piazza d'Armi, zona militare recintata. Il dossier cita gli autisti dei camion, secondo cui quelle macerie provenivano dalla Casa dello studente e da altri palazzi crollati in via XX settembre, quando un paio di giorni prima la Procura aveva aperto un'inchiesta per "crolli sospetti" proprio per quei palazzi. Come dichiarano da Libera "lo smaltimento è un affare da decine di milioni di euro che scatena gli appetiti di speculatori e criminalità". Nel dossier si parla anche della vicenda della T&P srl, la ditta proprietaria della cava ex Teges - l'unica dove venivano rovesciate le macerie - e dei legami con diverse altre società del nuovo socio, entrato a giugno 2009, tra cui le società del gruppo Sicabeton, indagate dai carabinieri di Palermo e inserite in un rapporto consegnato nel 1991 al giudice Falcone e nell'elenco delle imprese a rischio censite dalla Procura nazionale antimafia.

Il dossier affronta poi il ruolo della Protezione civile, che "per la prima volta nella storia delle catastrofi italiane si occupa di ricostruzione sostituendosi agli enti locali". Quindi "appalti per la ricostruzione, puntando sull'emergenza come per i grandi eventi, con potere di ordinanza, potere di deroga e con una assenza quasi completa di controlli" - ha spiegato Angelo Venti .E anche se adesso la ricostruzione è passata nelle mani degli enti locali "non ci sono i soldi per poter far partire i cantieri" - aggiunge l'autore del dossier - "e quelli che hanno aperto sono in forte ritardo con i pagamenti, e quindi di conseguenza sono esposti al pericolo di penetrazione criminale, anche perché le banche stanno chiedendo indietro i milioni di euro che hanno anticipato".

"Si tratta di un lavoro molto serio" - ha commentato don Ciotti, oggi in Abruzzo - "con documentazioni che dimostrano infiltrazioni e strutture criminose in questa terra meravigliosa. L'assenza dei controlli e le deroghe dovute allo stato d'emergenza, hanno favorito l'azione di organizzazioni criminali".

Sui controlli degli appalti per il terremoto "non ho mai fatto passi indietro" - ha dichiarato Gabrielli - "Questi sono fatti con la effe maiuscola, monumenti che non vengono scalfiti né da dossier né da inchieste".




Elisabetta Bosi