Il tavolo della conferenza stampa

L'Italia finanzi la
ricerca geologica

Questo l'appello lanciato questa mattina dalla comunità scientifica riunita a Bologna in occasione di Euregeo - European Congress on Regional GEOscientific Cartography ad Information Systems

Un appello affinché lo Stato finanzi e non dimentichi la ricerca in ambito geologico. Un appello che alla luce dei drammatici eventi che hanno colpito l'Emilia Romagna non possiamo che condividere. Solo il 3% di tutti gli investimenti nella ricerca in Italia vanno alle scienze della Terra (circa 3 milioni di euro),  contro, per esempio, il 15% degli Stati Uniti d'America.

È stato questo il messaggio lanciato durante la conferenza stampa organizzata questa mattina a Bologna dal Consiglio Nazionale Geologi,
che ha invitato al tavolo rappresentanti della comunità scientifica che hanno espresso preoccupazione per le precarie risorse destinate alla ricerca geologica, e hanno auspicato un cambio di rotta che permetta, con lo stanziamento delle necessarie risorse, di portare a conclusione nel prossimo futuro la nuova Carta Geologica Italiana (progetto CARG).
Ad oggi la mappatura geologica dell'Italia è ferma a circa il 40% del territorio e le uniche regioni completamente censite sono Emilia Romagna e Campania. Una mancanza questa, per un territorio così fragile come quello italiano, a dir poco inaccettabile.


Bernardo De Bernardinis, Presidente dell'ISPRA, ha presentato la Carta Geologica d'Italia come un prodotto cartografico scaturito da attività scientifica ma anche da molta ricerca sul campo. Uno strumento fondamentale per la sostenibilità e la crescita e sviluppo verde del Paese, specialmente in tempo di crisi. La carta può fornire dati generali su scenari e rischi, salvaguardia delle georisorse, contabilità ambientale finalizzata alla sostenibilità della crescita e della promozione di ulteriore sviluppo. L'obiettivo per i prossimi dieci anni è di completare tutti i 652 fogli geologici per mappare tutto il paese e per portare a termine questo lavoro saranno necessarie risorse quantificate in circa 200/250 milioni di euro. Per De Bernardinis "la nostra è una società incapace di pensare a questa come una priorità per il Paese. Questo discorso sul progetto CARG viene ripreso a più riprese dopo ogni emergenza, ma c'è una colposa disattenzione delle istituzioni rispetto a quelle infrastrutture conoscitive che sono alla base di un paese civile. Anche in un momento storico come questo, con i finanziamenti alla ricerca crollati del 60%, il nostro impegno come ISPRA sarà quello di richiamare l'attenzione su queste tematiche e anticipo che a settembre organizzeremo una conferenza dedicata alla geologia come servizio pubblico per il Paese".
Ispra fornisce tutte le informazioni sulla Carta e dà la possibilità di seguire il reale sviluppo del progetto all'indirizzo: http://www.isprambiente.gov.it/site/it-it/Progetti/Progetto_CARG_-_Cartografia_geologica_e_geotematica

Il Presidente della Federazione Italiana Scienze della Terra Silvio Seno ha sottolineato l'importanza della Carta come strumento di prevenzione. Un insieme di elementi, di banche dati fondamentali per capire quanto di più importante su risorse idriche, energia geotermica, frane e alluvioni, sismica e microzonazione. Per Seno investire nella cartografia geologica rappresenta una opportunità di lavoro nella green economy, a favore in particolare dei giovani. E non è questo l'unico progetto fermo per mancanza di risorse, pensiamo per esempio al censimento dei fenomeni franosi. L'Italia purtroppo dimostra scarsa attenzione al finanziamento delle scienze della terra e questo è una  contraddizione in essere: si vuole la prevenzione ma non si finanzia quella ricerca che può sostenerla. È un dato di fatto che il costo degli interventi di prevenzione è inferiore ai costi dei danni provocati da disastri naturali e ciò significa che gli investimenti per la prevenzione hanno un effetto diretto sulla crescita: nuovi investimenti=occupazione aggiuntiva.

Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG)
ha parlato della Carta Geologica come di un fondamento della conoscenza per un Paese. L'Italia scopre di non avere conoscenza dopo che i fenomeni accadono. Va riscoperto in un certo senso l'orgoglio per la ricerca di Quintino Sella. "La comunità geologica - ha proseguito Graziano - invoca questo passo in avanti. Il cittadino dovrà vigilare su questi aspetti che danno sicurezza. Non si può prescindere da tasselli così importanti. La Carta Geologica è la sanità del territorio ed investire in questo deve essere un esigenza per l'Italia.

Gianluca Valensise dell'Istituto Nazionale di Geofisica e di Vulcanologia
, vero fiore all'occhiello del nostra comunità scientifica che negli ultimi trent'anni ha raggiunto livelli di eccellenza, ha ricordato come la pericolosità sismica in Italia oggi si basa finalmente sul dato geologico, dopo un iter legislativo durato anni e cominciato con il rinnovo delle carte sismiche dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia nel 2002. Il problema, per Valensise, è il patrimonio edilizio italiano che riflette la normativa in vigore fino al 2006 che ignorava geologia e faglie e questo purtroppo si è visto anche nell'ultimo sisma in Emilia Romagna e Lombardia.

Luca De Micheli, Segretario Generale del Servizio Geologico Europeo ha riconosciuto come gli italiani siano all'avanguardia nell'elaborazione della cartografia geologica ma tale capacità rischia di perdersi in questi ultimi. "Non possiamo permetterci di perdere competenze in questo settore - ha ribadito De Micheli - perché questo vuol dire impoverire il Paese."
De Micheli ha poi riportato alcuni esempi che non fanno altro che ricordare quanta strada cia sia da percorrere e quanto sia importante investire nella ricerca: in Finlandia, nazione che non conosce alcun tipo di emergenza legata al territorio, opera un numero di risorse umane nella ricerca geologica 43 volte superiore rispetto all'Italia; in Germania, ed è notizia recentissima, è appena nata una nuova agenzia per le risorse minerarie.

Niente di nuovo dunque, l'ennesimo appello nella speranza che non ci si dimentichi della ricerca scientifica. Pur con le difficoltà congiunturali del periodo, speriamo che almeno questa volta l'appello non rimanga inascoltato: in fin dei conti si tratterebbe di un segno di civiltà anche nei confronti delle popolazioni tragicamente coinvolte negli ultimi disastrosi eventi naturali, dalle alluvioni liguri al terromoto emiliano.


(redazione/stm)