La nave Laura Bassi. Fonte Cnr

La nave Laura Bassi ha concluso la campagna di ricerca estiva in Antartide

La nave rompighiaccio Laura Bassi è partita lo scorso 15 dicembre dal porto di Lyttelton. Tra i progetti di ricerca, segnaliamo “Glob” che studia il ruolo del bacino sottomarino Glomar Challenger (GCB) negli scambi d’acqua meridionali e zonali 

Con il rientro al porto di Lyttelton in Nuova Zelanda, termina anche la 40esima spedizione scientifica in Antartide finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA.

La nave rompighiaccio Laura Bassi, di proprietà dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS), è partita lo scorso 15 dicembre dal porto di Lyttelton con a bordo il personale tecnico e di ricerca che ha effettuato la missione scientifica: in totale sono state coinvolte 42 persone come personale tecnico e di ricerca e un equipaggio navigante di 23 membri.

La rompighiaccio ha completato due rotazioni dalla Nuova Zelanda all’Antartide, circumnavigando il Mare di Ross e raggiungendo la Base italiana in Antartide “Mario Zucchelli” (MZS) per attività di logistica e supporto. 

L’avvio della Campagna è stato segnato da un’avaria al motore e da alcuni problemi tecnici che hanno in parte limitato le operazioni. Tra i progetti di ricerca effettuati nel corso della spedizione, segnaliamo “Glob” che studia il ruolo del bacino sottomarino Glomar Challenger (GCB) negli scambi d’acqua meridionali e zonali. “Ibiza” che ha lo scopo di approfondire le conoscenze sulle dinamiche di interazione tra ligandi organici del ferro e microrganismi planctonici (procarioti e protisti) nelle acque del Mare di Ross e MORsea che si occupa della gestione della rete degli osservatori marini, una serie di strumentazioni oceanografiche che monitorano e forniscono dati sulle acque oceaniche, posizionati fin dal 1994 nel Mare di Ross.

Dopo una breve sosta in Nuova Zelanda, la nave riprenderà il suo viaggio per rientrare in Italia, dove prevede di arrivare tra circa 40 giorni di navigazione con una rotta attraverso l’Oceano Pacifico australe, doppiando Capo Horn e percorrendo l’Oceano Atlantico a favore.


RED/MT


Fonte: Ufficio stampa Cnr