La scheda:
il Protocollo di Kyoto

In vigore dal 16 febbraio 2005, il Protocollo stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra e del riscaldamento globale

Il Protocollo di Kyoto è un trattato internazionale sul riscaldamento globale ed è uno dei più importanti strumenti giuridici internazionali volti a combattere i cambiamenti climatici: stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell'effetto sera e del riscaldamento globale. Sottoscritto formalmente a Kyoto l'11 dicembre 1997 da più di 160 Paesi in occasione della Conferenza COP3 dell'UNFCCC - Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è entrato in vigore soltanto il 16 febbraio 2005, in seguito alla ratifica da parte della Russia. Affinché potesse entrare in vigore, il trattato doveva infatti essere ratificato da almeno 55 Nazioni, responsabili di almeno il 55% delle emissioni inquinanti.

Il trattato obbliga i Paesi industrializzati ad operare una riduzione di almeno il 5% (rispetto ai livelli del 1990) delle emissioni di elementi inquinanti, cioè biossido di carbonio e gas serra, nel periodo 2008-2012. Questi Paesi devono inoltre predisporre progetti di protezione delle foreste e dei terreni agricoli che assorbono anidride carbonica. Sono previste delle sanzioni per i Paesi che non raggiungeranno gli obiettivi fissati dal protocollo.

Al fine di raggiungere l'obiettivo di riduzione, i paesi che hanno ratificato il Protocollo possono avvalersi anche di specifiche misure, i "meccanismi flessibili", per l'acquisizione di crediti di emissioni:

  • l'Emission Trading, che consente lo scambio di crediti di emissione tra Paesi industrializzati e ad economia in transizione: se un Paese ottiene una diminuzione delle proprie emissioni superiori al proprio obiettivo può "cedere" i propri crediti ad un altro Paese;
  • il Clean Developement Mechanism, che consente ai Paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti nei Paesi in via di sviluppo per produrre benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni e di sviluppo economico e sociale, generando crediti di emissione per i Paesi che promuovono gli interventi;
  • la Joint Implementation, che consente ai Paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni in un altro Paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti congiuntamente con il Paese ospite.


Redazione