Fonte sito Legambiente

Legambiente-Germanwatch: "Italia in ritardo sul clima"

Secondo il report annuale il nostro Paese è in forte ritardo sulle performance climatiche

Dei 63 Paesi della classifica stilata dal rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute sulla performance climatica dei principali Paesi del pianeta, e presentato alla Cop 29 di Baku, l'Italia si piazza nella parte bassa della classifica al 43° posto. 

Il CCPI
In cima alla classifica si stagliano Danimarca, Olanda e Regno Unito, mentre Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran sono il terzetto di coda. La Cina nel nuovo report scivola al 55° posto, perdendo 4 posizioni. Nel rapporto si prende in considerazione la performance climatica di 63 Paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali. La performance è misurata, attraverso il Climate Change Performance Index (CCPI), prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030. Il CCPI si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica.

L'Italia in basso
Secondo Legambiente, che ha collaborato a stendere il report per la parte riguardante il nostro Paese, le motivazioni vanno ricercate nel “rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti e una politica nazionale inadeguata a fronteggiare la crisi climatica, a partire da un PNIEC poco ambizioso”. A preoccupare sono il ritardo per il phase-out dai combustibili fossili nonostante la crescita rapida delle rinnovabili. “L’Italia sul fronte energetico persegue una politica miope incentrata su fonti fossili e su un possibile ritorno del nucleare. Si punti su un hub nazionale delle rinnovabili, semplificando e velocizzando gli iter autorizzativi, e si riducano le emissioni del 65% entro il 2030 in coerenza con l’obiettivo di 1.5°C” prosegue la Ong.

Il parere
“L’Italia – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sul fronte energetico continua ad avere una visione miope che non riduce le bollette pagate da famiglie e imprese, e che crea anche nuove dipendenze energetiche dall’estero, da Paesi sempre più instabili politicamente. Intanto la crisi climatica accelera il passo, gli eventi meteo estremi nella Penisola sono sempre più frequenti e con impatti pesanti anche sul mondo produttivo e dell’agricoltura, che avrebbero tutto l’interesse a promuovere politiche coraggiose per la riduzione delle emissioni climalteranti, come previsto dal Green Deal europeo. Se l’Italia vuole davvero voltare pagina e risalire anche la classifica delle performance climatiche, deve compiere un deciso cambio di passo con politiche climatiche più ambiziose e interventi decisi, anche nel settore della mobilità e dell’edilizia. Il nostro Paese può colmare l’attuale ritardo e centrare l’obiettivo climatico del 65% di riduzione delle emissioni entro il 2030, in coerenza con l’obiettivo di 1.5°C, grazie soprattutto al contributo dell’efficienza energetica, di rinnovabili, reti e accumuli, e dell’innovazione tecnologica. È su questo che deve lavorare in prima battuta, abbandonando la strada delle fonti fossili e del nucleare, lavorando per semplificare e velocizzare gli iter autorizzativi dei progetti di impianti e infrastrutture che vanno nella direzione della lotta alla crisi climatica e dell’indipendenza energetica”.

Red/cb
(Fonte: Legambiente)