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L'inquinamento delle acque superficiali sarà controllato dai satelliti

Grazie al progetto “Econet” sarà possibile “intercettare situazioni non acute per anticipare situazioni croniche di inquinamento” spiega Dragone

L’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (ISMN) del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha presentato il progetto “Econet” che consente il monitoraggio delle acque superficiali e l’individuazione di variazioni dello stato naturale delle stesse, grazie all’integrazione tra i dati ottenuti dai satelliti con quelli dei dispositivi posizionati a terra. 

Finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana per 490 mila euro, il progetto durerà 18 mesi e in via sperimentale focalizzerà l’analisi su tre Siti di Interesse Comunitario della rete Natura 2000:

- Riserva Regionale Selva del Lamone (Farnese, Viterbo)

- Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa (Nazzano, Roma)

- Lago di Piediluco (Piediluco, Terni)

L’idea progettuale nasce dalla fusione delle competenze degli Enti partner, Agenzia Spaziale Italiana, Cnr- Ismn e Università di Tor Vergata, nell’ambito del bando Call for Ideas – Innovation for Downstream Preparation Science: Città sostenibili.

“Intercettare situazioni non acute per anticipare situazioni croniche di inquinamento – a spiegare l’obiettivo è Roberto Dragone, Responsabile della Sede secondaria presso l’Università La Sapienza dell’ISMN e coordinatore del progetto – Le situazioni di forte inquinamento sono individuabili immediatamente, mentre è più complesso verificare quelle di basso impatto, che nel lungo periodo possono portare a conseguenze dannose per le acque urbane, l’agricoltura e, in generale, per la sostenibilità degli insediamenti umani”.

Il satellite rileverà la fluorescenza, la torbidità e il carico organico, mentre le rilevazioni sensoristiche da terra contribuiranno a un controllo continuo delle acque, con tempi e costi di gran lunga ridotti rispetto alle analisi di laboratorio. I dati saranno elaborati da un’intelligenza artificiale che segnalerà variazioni anche minime dei livelli di inquinamento.

“Il vantaggio del satellite – continua Dragone – è che copre superfici diverse in punti diversi, oltre a fornire grande capacità di archiviazione”.

Dragone conferma che l’obiettivo è ambizioso, ma ha la profonda convinzione che si otterranno i risultati sperati: “l’utilizzo di intelligenza artificiale per l’elaborazione di una imponente mole di dati permetterà di avere informazioni in tempi rapidi e stiamo lavorando a pieno regime perché vogliamo che la nostra attività di ricercatori sia orientata a stare vicini alla gente”.

Il progetto è nelle fasi iniziali e per avere i primi risultati bisognerà attenderà almeno un anno, con il proposito di estendere i siti di studio anche ai Parchi nazionali. Un sistema di analisi e monitoraggio che potrà avere applicazione anche in altri campi sensibili per le attività di protezione civile: “sicuramente in futuro si potranno utilizzare le stesse tecniche per lo studio dell’aria, ma anche per altri utilizzi che possono aiutare nella prevenzione e nella previsione”, conclude Dragone.

Fabio Ferrante