Fonte sito Provincia autonoma Trentino

Marmolada, gli strumenti tecnologici per proteggere i soccorritori

Tre radar sono stati installati di fronte alla scarpata del ghiacciaio rimasto per monitorarne i movimenti. La stessa tecnologia utilizzata anche a Rigopiano

Dopo il crollo di parte del ghiacciaio della Marmolada la Provincia autonoma di Trento ha comunicato oggi, mercoledì 6 luglio, che sono operativi al Rifugio omonimo tre radar installati dalla Protezione Civile locale con la supervisione del geologo Nicola Casagli. Abbiamo raggiunto il professore di Geologia Applicata dell'Università di Firenze, incaricato dal Dipartimento di Protezione Civile, per capire come funzionano questi dispositivi e in che modo riescono a garantire maggiore sicurezza agli operatori che dopo due giorni di ricerche con i droni da domani torneranno sul posto via terra per recuperare i resti delle vittime. 

Che tipo di sensori avete installato? 
“Abbiamo installato tre diversi strumenti di fronte al ghiacciaio. Sono due interferometri radar, con caratteristiche diverse come le frequenze di acquisizione delle immagini, di risoluzione e un radar doppler. I primi misurano spostamenti e quindi posso vedere se qualcosa si muove e quanto grande è la zona che si muove, la posso seguire e vedere se supera delle soglie può preannunciare un collasso di una zona più o meno estesa. Il radar doppler invece vede i collassi che non hanno segni precursori, quindi se si muove qualcosa di grosso in maniera improvvisa senza informazioni pregresse attiva una sirena e un allarme via messaggio, via radio a tutti gli operatori”.

Perché avete scelto questi strumenti?
“Perché siamo di fronte a un fenomeno intermedio, un ice and debris avalanche, cioè valanga di ghiaccio e detriti, quindi qualcosa di diverso dalle valanghe di neve e dalle frane. E quindi mentre gli interferometri funzionano bene per monitorare le frane il radar doppler funziona molto bene sulla neve. Per questo noi abbiamo combinato le due tecnologie. Noi non sappiamo come si muoverà la zona dove si è verificato il distacco di domenica, lì, sulla scarpata del ghiacciaio rimasto, si è formata una nicchia con delle fratture, queste fessure sono destinate ad allargarsi e piano piano a franare a valle ”.

Questa è una modalità per proteggere gli operatori sul campo? 
“Sì, con cui si cerca di migliorare la protezione dei soccorritori, anche se la sicurezza assoluta qui non ci sarà mai”. 

Si tratta di strumenti di monitoraggio, ad oggi ne vengono utilizzati per monitorare altri ghiacciai? 
"Il radar doppler è uno strumento utilizzato soprattutto in Svizzera per fare allerta valanghe e anche in corrispondenza di ghiacciai da cui si possono distaccare valanghe. In Italia in Valle D'Aosta. Io personalmente ho utilizzato il doppler a Rigopiano per garantire la sicurezza delle operazioni. I radar interferometrici sono utilizzati molto per le frane nelle miniere e anche su qualche ghiacciaio, in particolare in Valle D'Aosta sul Monte Bianco sul ghiacciaio Planpincieux in Val Ferret". 

Potrebbero diventare strumenti di allertamento anche per gli alpinisti? 
“Si tratta di strumenti molto sofisticati e anche abbastanza costosi, quindi non è pensabile riempire l'arco alpino e tutti i ghiacciai con strumenti simili. Senz'altro potrebbero essere utilizzati su zone critiche, in cui magari si sono verificati dei distacchi o in cui ci sono da fare operazioni importanti con stazionamento di persone sotto. Così potrebbe aver senso fare monitoraggio come avviene per le frane. Poi si potrebbero utilizzare anche altri strumenti come ad esempio i satelliti, sia quelli radar che quelli ottici per rilevare modificazioni importanti della superficie del ghiacciaio e andare a selezionare zone critiche su cui fare sopralluoghi e installare strumentazione”. 

Al momento cosa è stato rilevato e da quanto sono attivi i radar?
“I due interferometri sono attivi da ieri sera attorno alle ore 20, quindi hanno acquisito dati tutta la notte e tutta la mattina di oggi (mercoledì 6 luglio) e al momento non vediamo spostamenti significativi anche dalla zona di nicchia da cui si è staccata la valanga di ghiaccio domenica al momento non dà segni di spostamento. Però continuiamo a seguire il monitoraggio video: abbiamo le immagini, le mappe di spostamento, ogni minuto che sono visibili su computer o su cellulare e teniamo tutto sotto controllo costante. Al momento stiamo definendo delle soglie perché se i movimenti in certi punti supereranno queste soglie daremo degli allarmi automatici. Il radar doppler invece è attivo da stamattina alle 10 ed è nella fase di calibrazione, perché funziona sul modello binario 0-1, dove 0 si ha quando non succede nulla e con 1 scatta l'allarme perché si è staccato un blocco grande. Per dire quanto grande deve essere il blocco e quanto deve essere veloce per dare l'allarme bisogna far la fase di calibrazione al fine di evitare falsi allarmi o comunque minimizzarli. 

L'allarme di che tipo sarà? 
“Si tratta di un allarme acustico, quindi di sirene e messaggistica via mail, via radio e via cellulare. Due sirene verranno installate oggi (mercoledì 6 luglio ndr.) dove ci indicheranno i soccorritori”. 

Potrebbe esserci qualche altro strumento di monitoraggio che introdurrete più avanti?
“Altri radar direi di no perché quelli che abbiamo inserito coprono tutto lo spettro di possibilità ed è anche ridondante, quindi se si dovesse bloccare uno strumento ci sono gli altri. Magari quando ci troveremo in condizioni meno pericolose potrebbero essere usati i radar per ispezionare le condizioni in profondità del ghiacciaio e fare una stratigrafia del ghiaccio andando a vedere se ci sono fratture e anomalie. Questo però comporterebbe il passaggio del radar sopra il ghiacciaio nell'area di rischio. Ora non ci sono le condizioni per farlo”. 

Claudia Balbi