Meteo, ripartire dai linguaggi: meteo.it dice basta al "fantameteo"

Basta all' "avanspettacolo meteo che non si trova sul dizionario", alle "meteobufale" che corrono sul web e alla deregulation dei siti internet che si occupano di previsioni del tempo. Lo staff si meteo.it si ribella al "fantameteo" e chiede che venga data voce ai professionisti

"Bombe d'acqua, bombe d'aria, nomi come 'Poppea' ci portano lontano da una corretta informazione meteorologica. Diciamo basta al 'fantameteo', diamo voce ai professionisti". E' la ferma posizione assunta dallo staff di meteo.it  e lanciata oggi attraverso il proprio sul sito internet: i meteorologi professionisti, volti noti delle previsioni meteo delle reti Mediaset, hanno deciso di battersi per avere delle regole ben precise che regolino il mondo della comunicazione meteo, per difendere chi lavora in modo professionale ma, soprattutto, "per tutelare le persone, gli utenti e i lettori, che ogni giorno controllano le previsioni del tempo".
E la battaglia (di cui anche il nostro giornale si è fatto spesso promotore) parte anche dai linguaggi impropri e roboanti, creati ad hoc dai tanti siti meteo (nati come funghi grazie al fatto che non esiste una specifica regolamentazione) per fare colpo sui lettori e per essere ripresi dai media generalisti, termini che non hanno nulla di scientifico, sempre tesi all'eccesso, e senza nemmeno una "corrispondenza ideale" con la portata reale dei fenomeni cui si riferiscono.

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Quante volte abbiamo sentito utilizzare il termine 'bomba d'acqua' ? - scrive meteo.it - Recentemente poi ha fatto il suo esordio anche l'espressione 'bomba d'aria'. "Coniato dai mass media e da chi vuole attirare l'attenzione - spiega lo staff - il termine 'bomba d'acqua', arriva da una libera traduzione dell'inglese "cloudburst" (letteralmente "esplosione di nuvola"). Il termine corretto usato dai meteorologi è 'nubifragio', che indica una precipitazione piovosa particolarmente intensa, durante la quale la quantità di pioggia caduta in un'ora è uguale o superiore a 30 l/m². Un fenomeno solitamente di breve durata, ma in grado, data la sua intensità,di creare condizioni di allagamento e inondazioni, specie in zone predisposte".
E anche per quanto riguarda quelle che ora vengono definite bombe d'aria, meteo.it spiega che si tratta di venti particolarmente intensi conseguenti a un forte temporale e che "parlando in modo scientifico, si dovrebbe citare il fronte delle raffiche di vento o, per dirlo all'inglese il downburst".

A questa "terminologia fai da te" per descrivere i fenomeni meteo, si affiancano poi i nomi fantasiosi dati al caldo (Lucifero, Caronte, Scipione) o alle perturbazioni, come ad esempio il nome Poppea già stato affibbiato al maltempo atteso nei prossimo giorni. Forse che si vogliano emulare gli americani che danno nomignoli ai loro terribili uragani?
"Agli uragani viene dato un nome - spiega lo staff di meteo.it - ma c'è un motivo valido; è possibile che gli uragani attivi siano più di uno contemporaneamente. Utilizzare dei nomi quindi rende più facile la comunicazione a meteorologi, ricercatori, capitani di imbarcazioni, unità di soccorso e cittadini. Per questo motivo il World Meteorological Organization utilizza una lista di nomi, in ordine alfabetico, per chiamare gli uragani che nell'arco di un anno vengono "scoperti". I nomi possono essere utilizzati più di una volta, ma ad un intervallo non inferiore ai 6 anni. I nomi di uragani molto violenti vengono eliminati dalle liste future, così che il nome rimanga associato a quell'unico violento fenomeno (Katrina 2005, Sandy 2012, l'attualissimo Harvey)".

Ed ecco quindi che i meteorologi di meteo.it, per fare un po' di chiarezza sui fenomeni meteo avversi che d'ora in poi interesseranno lo Stivale, hanno deciso
di adottare un metodo specifico: "Noi di Meteo.it - scrivono - abbiamo deciso di numerare le perturbazioni, ispirandoci un po' al metodo Bernacca. Il famoso "Colonnello Bernacca", meteorologo e generale dell'Aeronautica Militare, padre della divulgazione della meteo in Italia. La sua comunicazione semplice ma rigorosa è stata da sempre per noi un modello e un grande insegnamento. Numerare le perturbazioni servirà per capire quanti sistemi perturbati effettivamente hanno raggiunto l'Italia nell'arco di un mese e dare un'informazione meteorologica corretta e dal valore anche climatologico. La conservazione di questo tipo di dati permette di avere anche dopo anni un'informazione rapida su quanto sia stato perturbato uno specifico mese del passato. Oltre a poter fare sempre rapidamente confronti di mesi di anni differenti".
Infine lo staff di meteo.it rinnova il proprio appello ai cittadini a "diffidare di chi utilizza termini troppo eccessivi e troppo creativi perché probabilmente ha un intento diverso da quello dei bravi meteorologi e utilizzerà termini estrosi per attirarvi e vendervi le sue meteo bufale". "Il valore - concludono - va dato agli scienziati e non al "fantameteo".

patrizia calzolari