Moby Prince, sindaco di Livorno: "Fu una strage. Verità e giustizia per i familiari"

Ieri si è svolta la cerimonia di commemorazione per le 140 persone che hanno perso la vita nell'incendio divampato a bordo del traghetto Moby Prince il 10 aprile 1991. Il sindaco di Livorno usa parole forti e piene di emozione

Ieri, martedì 10 aprile, si sono svolte le cerimonie commemorative per ricordare le 140 persone che persero la vita nell'incendio divampato a bordo del traghetto Moby Prince dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo, 28 anni fa.

"Livorno non vuole più essere ricordata come la città dove oltre al consumarsi di questa strage si sono create le condizioni per garantire impunità e assenza di verità a riguardo. Livorno vuole iniziare ad essere ricordata come la città dove dopo 28 anni, grazie al coraggio, alla solidarietà e al bisogno di giustizia di onesti cittadini, si compia e completi il riscatto sociale e civile di questo Stato, capace finalmente di dare verità e giustizia ai familiari delle 140 vittime e a chi, come tutti noi, è e resterà sempre al loro fianco in questa battaglia di civiltà", ha detto il sindaco Filippo Nogarin nella sala del Consiglio Comunale alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni, dei familiari delle vittime e dei cittadini che si sono recati in Comune per partecipare al ricordo della tragedia.

Durante il suo discorso, Nogarin ha voluto ringraziare personalemente il presidente della Camera Roberto Fico, "per aver dato testimonianza quest’anno di un cambio di rotta su questa vicenda, con la concessione del patrocinio della Camera dei Deputati alle iniziative di questa giornata commemorativa". Il patrocinio arriva per la prima volta dopo 28 anni di attesa.

Nogarin continua: "Ho indossato per la prima volta la fascia tricolore di Sindaco di Livorno, davanti a voi, il 10 aprile 2015. Quel giorno dissi che dovevamo saper usare le parole con maggior consapevolezza e coraggio, perché quella del Moby Prince non era stata una tragedia ma una strage. Dissi che quella parola, 'strage', doveva servire a squarciare il muro di silenzi e di oblio che era stato innalzato intorno a questa vicenda, e sostituirsi a quel termine 'tragedia' che aveva indirizzato per troppo tempo l’attenzione verso l’idea che quella del Moby Prince sia stata una drammatica fatalità, contro la quale nulla si sarebbe potuto fare. Sono passati 4 anni da allora e oggi l’associazione tra quanto avvenuto quella notte e la parola strage non è più un tabù. Parlò di strage qui Silvio Lai, il Presidente della commissione d’inchiesta parlamentare che ha riscritto larga parte della storia di questa vicenda, e oggi gli organi di stampa citano che proprio a questo tipo di reato potrebbe far riferimento la nuova inchiesta, la terza, che la Procura di Livorno sta avviando sul Moby Prince".

Intanto, un nutrito gruppo di familiari delle vittime ha affidato a un pool di avvocati l'incarico di promuovere una causa civile contro lo Stato ritenuto responsabile, attraverso le sue articolazioni periferiche, della morte a bordo del traghetto Moby Prince. L'ipotesi su cui hanno lavorato i legali "è basata su alcune precedenti sentenze relative al giudizio promosso dai familiari delle vittime della strage di Ustica, si fonda sulla violazione dell'obbligo della amministrazione competente di garantire la sicurezza in mare, soprattutto in relazione al traffico che si verifica all'interno dei porti". Saranno citati in giudizio i Ministeri dei trasporti, della Difesa e la presidenza del Consiglio. "Fu una strage e come tale può ancora essere perseguita", spiega l'avvocato Carlo Alberto Melis Costa.

"Oggi, grazie alla commissione d’inchiesta parlamentare, sappiamo che la più grave strage sul lavoro della storia repubblicana, e più grande tragedia della marineria civile dal dopoguerra, non fu causata da chi è morto quella notte, nel tentativo di mettere in sicurezza i passeggeri e l’equipaggio. Quelle persone, quell’equipaggio a lungo vilipeso e oltraggiato da una narrazione nazionalpopolare che sa tanto di depistaggio orchestrato - il famoso 'guardavano la partita' - morì eroicamente, così come morirono eroicamente tante delle vittime che per formazione e capacità avrebbero potuto pensare a sé e invece si misero al servizio di altri quella notte. Si misero al servizio dei più deboli, cercarono di rassicurarli, di guidarli verso una salvezza che invece non arrivò per - e lo dico con grande rabbia e indignazione - un eccesso di fiducia. Oggi possiamo dire che i 140 morirono perché si fidarono dello Stato. Si fidarono del fatto che qualcuno li avrebbe soccorsi di lì a breve, che qualcuno di certo aveva sentito il loro May Day, i loro May day. Si fidarono al punto da rimanere per ore nel luogo più sicuro di quella nave in caso di incendio a bordo", aggiunge il sindaco.

"Quella fiducia tradita ha continuato ad essere tradita dallo Stato per oltre 25 anni, con sentenze e richieste di archiviazione che oggi, grazie alla commissione d’inchiesta, possiamo dire sbagliate. Ha continuato ad essere tradita con l’assenza delle istituzioni centrali di questo Stato a questi anniversari, con il silenzio mediatico, col mancato ascolto delle istanze dei familiari delle vittime, i veri eroi civili di questa storia che per tutti questi anni hanno sempre chiesto e cercato la verità senza mai andare sopra le righe, rispettando le leggi di questo Stato, esprimendo le loro ragioni sì con determinazione ma con un profondo rispetto verso la Repubblica italiana. Io voglio ringraziare queste persone, voglio ringraziare tutti voi che 28 anni fa avete perso su quella nave un pezzo della vostra vita e ci avete insegnato cosa significhi lottare nelle battaglie più vicine per raggiungere gli scopi più lontani, e permettetemi di rivolgere un ringraziamento speciale anche a chi di voi non c’è più come il nostro concittadino Enzo Farnesi, che in tutti questi anni ha contribuito a questa battaglia per la sua Cristina ed è morto avendo raggiunto almeno una parte importante della verità, senza però il conforto della seconda".

Nogarin ha concludo il suo intervento con un appello: "La magistratura ha oggi un compito importante, concludere il percorso di riscatto che lo Stato ha avviato con la commissione d’inchiesta. E per farlo deve avere il coraggio di mettere sotto accusa un sistema di potere che in questa vicenda ha giocato un ruolo decisivo".

red/mn

(fonte: Comune di Livorno, Ansa)