Montedoglio, crollo alla diga:
una perizia chiarirà le cause

Il Procuratore capo della Repubblica di Arezzo, Carlo Maria Scipio, ha designato un pool di esperti che dovrà investigare le cause del cedimento del 29 dicembre. Tra loro, Enzo Boschi, Presidente dell'Ingv

Enzo Boschi, ordinario di Geofisica della Terra solida presso l'Università di Bologna e Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è stato incaricato, con altri quattro esperti, dal procuratore Carlo Maria Scipio, di investigare le cause del crollo avvenuto alla diga di Montedoglio, nel comune di Sansepolcro, il 29 Dicembre scorso. In quell'occasione un muro della diga cedette facendo fuoriuscire un'enorme massa d'acqua che finì per ingrossare il Tevere causandone la piena e si dovettero evacuare 450 persone. La procura di Arezzo aveva aperto un'inchiesta in cui si ipotizzava il reato di disastro colposo.  La notizia è stata resa nota nella serata di ieri. Al momento il fascicolo è aperto contro ignoti. Boschi avrà tre mesi per valutare le responsabilità dell'accaduto e se la natura del suolo e gli effetti di eventi sismici possano aver influito nel cedimento del tratto della soglia sfiorante dello scarico di superficie. Il gruppo dei consulenti è composto dal professor Paolo Saladin, ingegnere, professore ordinario di costruzioni idrauliche presso l'Università degli studi di Padova, dall'ingegner Pietro Groppo Sembenelli, consulente geotecnico ed esperto di ingegneria delle dighe, dall'ingegner Antonio Turco, collaudatore tecnico, chiamato a far luce sugli aspetti amministrativi legati all'opera pubblica e dal professor Renato Vitliani, ingegnere, professore ordinario di tecnica delle costruzioni presso l'Università di Padova.

Boschi ha spiegato: "Lavoreremo singolarmente ma anche insieme: sono in programma incontri e un primo sopralluogo alla diga di Montedoglio a fine mese. Mi dovrò occupare dell'ambiente degli aspetti geologici del luogo e degli eventuali effetti di terremoti avvenuti negli ultimi decenni nella zona".
In realtà il collegamento tra crollo e scosse, non vicinissime, non sembra probabile. I punti focali della consulenza riguardano piuttosto l'edificazione di questa parte della diga risalente ai primi anni Ottanta, i materiali utilizzati, le manutenzioni e le verifiche successive. Dal giorno del cedimento, il livello d'acqua dell'invaso è sceso da 394,3 metri a 383 e il volume d'acqua è calato a 80milioni di metri cubi anziché 140. Ci si preoccupa ora per le possibili conseguenze sull'irrigazione agricola.


Julia Gelodi