Naufragio Costa Concordia:
18 speleosub in azione

Il racconto delle operazioni: "La visibilità è scarsa. Non si vedono le nostre mani". Ieri lo stop alle operazioni a causa di nuovi movimenti della nave

Divani, scarpe, suppellettili, moquette e vetri: è quello che si sono trovati di fronte i 18 speleosub del CNSAS che nei giorni scorsi hanno operato nelle parti sommerse della Costa Concordia. "Siamo entrati nella parte centrale della nave, ma dovevamo procedere a tentoni perché la visibilità era praticamente uguale a zero. Non si vedevano le nostre mani" - hanno raccontato. "Siamo stati autorizzati a lavorare anche di notte in assenza di luce, data la nostra formazione ed esperienza di soccorso nelle grotte" - ha spiegato Corrado Camerini, Responsabile Nazionale Speleologico del CNSAS - "Ma entrare in una nave in movimento è molto più pericoloso, a causa del caos che si muove nell'acqua sporca".

Tra i 18 esperti, provenienti da tutta Italia, c'è anche una donna sarda, Dolores Porcu Fois, che ha spiegato: "La nostra specializzazione è quella di alto fondalisti. Siamo tra i pochi del Corpo che possono andare oltre i 40 metri; io sono abilitata a scendere fino a 60 metri. Nella nave" - ha aggiunto - "la visibilità è ridottissima. Le insidie sono ovunque, tutto è in bilico".

Ieri lo stop alle operazioni, causato da nuovi movimenti della Costa Concordia, che hanno fatto scattare l'allarme sicurezza costringendo il personale impegnato nelle ricerche - sia nella parte aerea che in quella sommersa del relitto - ad allontanarsi. Lo comunica in una nota il Soccorso Alpino del Veneto spiegando che, mentre sono state sospese le nuove perlustrazioni previste all'interno della nave, è invece proseguito il supporto alle operazioni degli speleosub veneti, che ieri pomeriggio si sono immersi per scandagliare la zona di mare compresa tra il relitto e la costa dell'Isola del Giglio.

I sette speleosub della VI Delegazione del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto sono arrivati al Giglio lunedì, senza però poter operare dato che lo spostamento del relitto aveva comportato l'evacuazione della nave. Martedì invece, gli incursori della marina hanno aperto tre varchi sulla linea del bagnasciuga della Costa Concordia, facendo esplodere delle microcariche a prua, a poppa e nel centro. Come ha spiegato Giuseppe Minciotti, Coordinatore degli speleosub veneti, "ogni varco è stato affidato a una squadra, e a noi è toccato quello centrale. Siamo scesi in due riprese e ci siamo trovati in una tromba di comunicazione tra l'ultimo piano della nave e quello inferiore, largo 5 metri e lungo una quarantina. La visibilità era nulla: non riuscivi a vederti la mano".

"Impensabile avanzare alla cieca" - ha aggiunto Minciotti - "Appoggiati gli autorespiratori, ci siamo mossi a pelo d'acqua e abbiamo raggiunto la zona del teatro, verso prua, e il locale della piscina. Lì però non abbiamo potuto proseguire, perché le porte tagliafuoco erano abbattute".

Ieri mattina purtroppo le operazioni si sono fermate nuovamente: gli incursori della marina erano pronti ad aprire nuovi varchi sullo scafo, quando sono stati fatti rientrare per nuovi movimenti della Costa Concordia. Quattro speleosub veneti resteranno sull'isola anche oggi, nella speranza di un miglioramento delle condizioni meteorologiche che consenta di riprendere le ricerche dei dispersi nella parte sommersa della nave Costa Concordia.




Elisabetta Bosi