Naufragio tra Libia e Lampedusa: 14 vittime, 240 superstiti e circa 200 dispersi

Ancora una tragedia nel Mediterraneo, ancora un barcone affondato, ancora persone morte in mare dopo essere state stipate su imbarcazioni fatiscenti per affrontare un "viaggio della speranza". Secondo le prime informazioni al momento sono 14 le vittime, circa 200 i dispersi e 240 i sopravvissuti

Sembra che siano almeno 14 i corpi senza vita recuperati dalle acque del Mediterraneo, tra Libia e Lampedusa, dove nel pomeriggio di oggi è naufragato un barcone carico di migranti.

Immediata l'attivazione della macchina dei soccorsi che ha visto mezzi della Marina Militare portarsi in loco il più velocemente possibile. Ad essi si sono aggiunti mercantili dirottati verso l'area dell'incidente, motovedette della Capitaneria di Porto e mezzi aerei. Le autorità marittime italiane sono state informate della tragedia dall'equipaggio di un rimorchiatore al servizio di alcune piattaforme petrolifere e stando alla segnalazione, il barcone - sul quale pare fossero stipate 400 persone - si sarebbe rovesciato.

Non si è al momento certi sul numero di persone a bordo dell'imbarcazione al momento del naufragio, ma stando ai 240 superstiti - salvati dai mezzi giunti in loco - si teme che siano circa 200 i dispersi. Fonti della Marina militare sottolineano all'Adnkronos che "le operazioni di soccorso sono ancora in pieno svolgimento" e che "è presumibile che il numero dei morti accertati possa salire ulteriormente".

E mentre i soccorritori stanno ancora cercando di trarre in salvo il maggior numero di vite umane, le istituzioni riprendono in mano l'appello all'Europa affinchè il problema umanitario degli sbarchi diventi emergenza comune. La priorità dell'Italia "è salvare vite umane", ma il problema dell'immigrazione nel Mediterraneo "deve essere affrontato dall'Unione europea e i miei colleghi lo sanno", ha detto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, a margine del consiglio Ue Affari esteri.

"Il governo Renzi deve pretendere dall'Europa soluzioni condivise, urgenti, e soprattutto diverse dalla sola sorveglianza a mare. Altrimenti le stragi in mare non si fermeranno mai", ha invece sottolineato all'Adnkronos il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. "Ho sempre pensato che la soluzione 'Mare Nostrum' non fosse la soluzione a regime - dice ancora Nicolini, che segue da Lampedusa il salvataggio in mare dei profughi - .Il monitoraggio, il controllo non può essere la soluzione in mare. Il mare non è come la terra. Purtroppo questo dimostra che la soluzione deve essere radicale". E lancia, ancora una volta, la proposta dei "canali umanitari controllati". "Se non è possibile dalla Libia - spiega Nicolini - allora lo si faccia dall'Egitto. La Siria è un problema che va affrontato con la gravità che merita".


Redazione/sm