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Neve in Italia: deficit del -44% nel primo aggiornamento stagionale

Il ruolo della neve è fondamentale nel ciclo idrologico, rappresentando una scorta d'acqua per i mesi primaverili ed estivi. Nonostante un inizio novembre con buone precipitazioni nevose, a oggi il deficit nazionale è -44%

La stagione invernale è iniziata da tempo, e con essa anche Fondazione Cima ha iniziato il suo consueto monitoraggio invernale sulla neve, di cui possono essere presentati i primi dati. Secondo Cima, infatti, la situazione italiana può dirsi un po’ migliorata rispetto all’inverno 2022-23, anche se non di molto.

L’importanza della neve durante l’intero anno
Prima di parlare del monitoraggio della neve, bisogna focalizzarsi sulla sua importanza sul ciclo idrologico. La neve ha infatti un ruolo fondamentale: rappresenta una scorta d’acqua per i mesi primaverili ed estivi, quando, fondendo, nutre i fiumi a valle. Per questa ragione, il monitoraggio di questa risorsa durante l’inverno ha un ruolo importante, perché ci fornisce una stima delle “scorte idriche” su cui potremo contare, rappresentate da un parametro noto come lo Snow Water Equivalent (SWE, in italiano Equivalente Idrico Nivale) che, appunto, descrive la quantità d’acqua contenuta nella neve.

Il deficit dello Snow Water Equivalent
“Purtroppo, nei tre anni in cui abbiamo portato avanti il nostro monitoraggio, ciò che abbiamo osservato è sempre un deficit nello Snow Water Equivalent italiano”, spiega Francesco Avanzi, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica di Fondazione CIMA. “Vale anche per questi ultimi mesi del 2023: nonostante un inizio novembre con buone precipitazioni nevose, infatti, a oggi il deficit nazionale è -44%”. La situazione si presenta comunque piuttosto variegata, con un manto nevoso maggiore della media per la Valle d’Aosta nord-occidentale e per le Alpi centrali, e un deficit invece significativo per il resto delle Alpi. Che, peraltro, rappresentano la “scorta” d’acqua più importante della penisola, perché alimentano il bacino del Po, che infatti attualmente registra un deficit del -36%. In effetti, a livello dei tre bacini idrografici di maggior interesse per l’idrologia nivale nazionale (Po, Adige e Tevere), i dati mostrano un deficit simile tra area alpina e appenninica.

La “maratona” della neve
Due sono i fattori principali che concorrono a determinare l’accumulo di neve: temperatura e precipitazioni. Protagonisti non inaspettati ma dal ruolo cruciale e sinergico, che purtroppo quest’anno non hanno ancora collaborato. Se, infatti, novembre ha registrato su gran parte delle Alpi temperature più basse rispetto agli ultimi anni, sulle Alpi sud-occidentali e negli Appennini le temperature sono state invece più alte. Questi fattori sono i principali responsabili dell’attuale deficit di SWE, cui si è unito un significativo deficit di precipitazione, a novembre e all’inizio di dicembre, soprattutto nelle Alpi occidentali e nell’Appennino settentrionale.


Le anomalie di temperatura (a sinistra) e precipitazione (a destra) in Italia

“Costruire il manto nevoso è un lavoro di squadra che richiede la persistenza di condizioni fredde e umide”, spiega ancora Avanzi. “D’altronde, però, come diciamo da tempo, l’accumulo di neve è come una maratona, cioè la neve deve aver modo di accumularsi in modo costante, in tempi relativamente lunghi. Adesso siamo appena all’inizio della stagione delle nevicate: sugli Appennini, per esempio, abbiamo appena avuto le prime nevicate dell’anno. Nei prossimi mesi la situazione può modificarsi in modo anche sostanziale”.

red/gp

(Fonte: Fondazione Cima)