''Orgoglioso della nostra protezione civile'': intervista a Stefano Bonaccini candidato presidente Emilia Romagna

Domenica 23 novembre in Emilia Romagna si vota per eleggere l'Assemblea legislativa e il Presidente della Regione. Ad ognuno dei sei candidati alla presidenza della Regione abbiamo rivolto alcune domande in tema di protezione civile. Ecco le risposte di Stefano Bonaccini, candidato PD

Stefano Bonaccini, Lei è resiliente?
"Mi ritengo capace di affrontare e superare le avversità per questo mi candido alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna. La resilienza è la capacità di adattarsi ai cambiamenti e affrontare gli eventi calamitosi, superarli e uscirne rafforzati. Una comunità resiliente è un beneficio per tutti".


"Nel suo programma manca un punto specifico dedicato alla protezione civile. Come mai?
Sono orgoglioso della Protezione civile regionale, un sistema molto ben strutturato come testimonia anche l'impegno sulle piene del Po di questi giorni. Lo dico da emiliano e lo dico da modenese: la mia provincia è stata ferita da grandi emergenze, dal terremoto del 2012 all'alluvione di inizio anno. In ogni occasione la protezione civile ha sempre dimostrato di essere un grande sistema, sempre a fianco delle comunità. Per questo da Presidente voglio mantenerlo, consolidarlo e portarlo in Europa".

Il Capo del Dipartimento della protezione civile, Franco Gabrielli anche recentemente ha sottolineato che «In un Paese che deve fare i conti con il dissesto idrogeologico e le continue alluvioni è necessario far crescere una vera cultura di Protezione civile." Cos'è per lei la protezione civile? E come intende farla crescere?
"A fronte di fenomeni di cambiamento climatico che rendono sempre più ordinari eventi un tempo giudicati eccezionali, risulta strategico un impegno deciso per far compiere alle nostre comunità un chiaro salto di qualità in termini di sicurezza. Per riuscirci, è indispensabile diffondere cultura di auto protezione, accrescendo nella popolazione la conoscenza dei rischi, delle modalità con cui affrontarli e dei piani di protezione civile. Serve mettere in campo una grande opera di formazione e sensibilizzazione dei cittadini, a partire dagli studenti delle scuole. Iniziative come "La settimana regionale della prevenzione" devono essere ripetute e, in collaborazione con le amministrazioni comunali e lo straordinario mondo del volontariato, bisogna creare momenti e occasioni in cui portare la gente a riflettere e ad informarsi. È portando la protezione civile nelle scuole, nelle piazze, nelle feste di paese che si può raggiungere l'obiettivo di creare vera cultura di protezione civile che è al contempo cultura di solidarietà: è questa la "cassetta degli attrezzi" a disposizione di ogni cittadino per convivere con i rischi.  Concordo quindi con il Prefetto Gabrielli su questo tema, così come sul fatto che il sistema nazionale di protezione civile debba essere ri-potenziato dopo gli ultimi anni di approssimazione normativa e progressivo calo delle risorse".


In Emilia Romagna si è ancora in piena ricostruzione, il lavoro svolto dal Commissario Errani è stato molto, ma ancora tanto resta da fare. Da più parti si lamenta e un iter burocratico eccessivo per l'accesso ai fondi, e ci sono ancora persone che devono rientrare nelle proprie case. Come proseguirà nel lavoro e cosa eventualmente cambierà rispetto al passato?
"Abbiamo lavorato tanto e bene per superare le conseguenze del terremoto e l'Emilia-Romagna è diventata un esempio positivo per il Paese. Serve ora continuare sulla strada tracciata, con un impegno forte per portare a compimento la ricostruzione e contribuire alla piena ripresa economica ed al benessere delle nostre comunità. Se sarò eletto Presidente opererò per semplificare le procedure esistenti, accelerare il rientro nelle case di tutti i cittadini ospitati provvisoriamente nei Map e concludere il confronto con Governo e Parlamento per ottenere le norme e le risorse necessarie a concludere la ricostruzione. Mi riferisco alla proroga dello stato di emergenza per almeno due anni, fino al termine del 2016; all'esclusione dal patto di stabilità e dalla spending review per i prossimi 4 anni dei comuni terremotati; allo sblocco della spesa del personale degli enti locali e all'ottenimento del finanziamento di un miliardo che ancora manca per poter ricostruire il sistema delle opere pubbliche. Al tempo stesso, lavorerò per misure di natura fiscale in grado di stimolare l'economia, a partire dalla rapida approvazione dei decreti attuativi per la legge 122/2013, impegnandomi per lo strumento del credito d'imposta per investimenti e assunzioni e la fiscalità strutturale di vantaggio".


Altro tema è quello delle alluvioni, e più in generale quello del dissesto idrogeologico. Lei ha scritto nel programma che chiederà al governo l'elaborazione di un piano decennale per risolvere il problema del dissesto idrogeologico. Pochi giorni fa a Roma agli Stati generali contro il dissesto idrogeologico è stato presentato il "Piano nazionale 2015-2020 per la prevenzione strutturale contro il dissesto idrogeologico e per la manutenzione ordinaria del territorio". Rispetto alla sua idea questo piano è sufficiente o difetta di qualcosa? E nel caso che cosa?
"Questo Piano va nella direzione che propongo nel mio programma: quella di un Piano decennale per prevenire il rischio idrogeologico. Il Governo Renzi da subito ha individuato il tema della sicurezza del territorio come una priorità nazionale con l'istituzione di Italia Sicura, l'unità di missione che cura l'attuazione degli interventi di difesa del suolo e prevenzione dei rischi. Per la prima volta si delinea un impegno concreto e continuativo nel tempo per rispondere alle criticità aperte sul territorio: è questo che la Regione ha sempre chiesto. È la certezza di risorse nel tempo che può fare la differenza".


Quali sono le priorità in Emilia-Romagna per contrastare il dissesto idrogeologico?
"Innanzitutto meno impermeabilizzazione e stop al consumo di suolo; cura e manutenzione dei versanti e dei corsi d'acqua per un Appennino sicuro; manutenzione e consolidamento degli argini; ridare più spazio ai fiumi e ultimazione del sistema di casse di espansione. Per la costa, ripascimento e lotta all'erosione. Queste le priorità d'azione per i prossimi anni in tema di contrasto al dissesto idrogeologico. Partendo dalla grande area compresa fra gli Appennini, il Po e il mare, possiamo costruire un progetto che coinvolga tutta la nostra comunità scientifica ed il sistema della produzione, per un'azione che non solo metta in sicurezza il territorio attraverso una difesa del suolo, dei fiumi e delle coste, ma ne riqualifichi e valorizzi il complesso e delicato equilibrio naturale. Il riassetto idrogeologico riparte dall'Appennino.  L'Appennino è una grande ricchezza per l'intera Regione. Lo è in termini ambientali, sociali, culturali, economici, paesaggistici. Affinché questo territorio mantenga ed, anzi, migliori queste valenze è necessario invertire tutti i processi che lo stanno indebolendo, promuovendo uno sviluppo integrato, sostenibile e con una programmazione fortemente partecipata, a partire dal convincimento circa il ruolo imprescindibile della presenza attiva dell'uomo sul territorio. Per questo serve una strategia capace di mettere a sistema le risorse dei Fondi di coesione europei, del Piano di sviluppo rurale e i fondi della nuova legge sulla bonifica per fare della montagna e della cura del territorio priorità d'azione condivise per le Istituzioni, le comunità ed i singoli operatori economici".


Lei ha parlato anche della necessità di una 'Legge quadro sulle calamità'. Cosa dovrebbe contenere la legge?
"Le tragedie che sta vivendo il Paese anche in questi giorni ci indicano quello che da subito ha sostenuto la nostra Regione dopo il terremoto: è ormai urgentissima una Legge quadro nazionale sulle calamità naturali. Occorrono procedure e regole che permettano di conoscere diritti e doveri sia nella fase di emergenza che in quella di ricostruzione e che garantiscano processi di ricostruzione veloci ed efficaci, tutelati dalle infiltrazioni malavitose, e in grado di aiutare la popolazione senza lasciare indietro nessuno. L'esperienza dell'Emilia-Romagna può essere il prototipo, già sperimentato, per una legge nazionale. Si tratta di un tesoro da non disperdere per evitare di partire ogni volta da capo. Le regole e i percorsi innovativi sulla sicurezza sismica, sulla costruzione e ricostruzione, sui materiali e i processi edilizi, sulle procedure autorizzative e sul rapporto con i tecnici privati, sull'informatizzazione delle procedure, sull'assistenza alla popolazione possono diventare un patrimonio dell'intero Paese, per mettere a valore le buone pratiche a maggior ragione in un settore così delicato".


Stiamo andando veloci verso un sistema di Città metropolitane e Unioni comunali, sui temi di protezione civile quale rapporto vuole avere con i Sindaci?
"I sindaci sono l'autorità locale di protezione civile, per cui ricoprono e continueranno a ricoprire un ruolo fondamentale. Serve sviluppare azioni di formazione che permettano loro di conoscere a fondo le competenze assegnate in capo ai primi cittadini, perché possano esercitarle pienamente e con efficacia in caso di emergenza. Il tutto all'interno di un sistema che fa dell'integrazione, del coordinamento e della pianificazione i suoi capisaldi. Per questo è importante che ogni Comune ed ogni Unione siano dotati di un piano di protezione civile, così come è fondamentale continuare ad investire sul potenziamento delle strutture strategiche di protezione civile e proseguire il lavoro per un meccanismo di allertamento più moderno che, grazie all'uso delle nuove tecnologie, raggiunga in modo più immediato i cittadini utilizzando tutti i canali di comunicazione, dai social network al web, sino alla telefonia".


Con l'abolizione delle Province, quale potrebbe essere il destino dei servizi provinciali di protezione civile che hanno funzionari dedicati?
"Nella legge sul riordino istituzionale che dovrà essere varata nella prossima legislatura affronteremo anche questo tema importante. Sicuramente va salvaguardata la territorialità. Il percorso da seguire è quello della partecipazione alle scelte, per individuare la soluzione migliore in grado di valorizzare anche il grande patrimonio di conoscenze e competenze oggi espresso dalle Province nel campo della protezione civile".


Il volontariato di protezione civile è una delle colonne portanti del sistema nazionale. Senza il volontariato con ogni probabilità ci troveremmo a non riuscire a fronteggiare le emergenze, ma anche a diffondere la cultura della protezione civile in tempi di ordinarietà. Il mondo del volontariato lamenta spesso un deficit di rappresentanza nel processo di costruzione delle politiche e dei piani di protezione civile. Quale dovrebbe essere secondo lei il ruolo del volontariato?
"Il volontariato ricopre un ruolo insostituibile all'interno del sistema di protezione civile. Le grandi emergenze vissute in questi anni dall'Emilia-Romagna ne sono la testimonianza più vera e tutta la comunità regionale è riconoscente alle migliaia di uomini e donne che mettono il loro tempo e le loro competenze a disposizione del prossimo. Per questo penso che vada coinvolto a pieno titolo nell'assunzione delle scelte e nell'elaborazione dei piani. Non solo: una delle prime azioni che intendo intraprendere da Presidente è la convocazione degli Stati generali del volontariato di protezione civile. Sarà quello il contesto in cui discutere e mettere a valore il contributo di tutti anche in merito alla richiesta di piena rappresentanza di una componente fondamentale del sistema della quale non potremmo mai fare a meno".


Bonaccini, i programmi sono importanti. Ma anche le persone che poi dovranno attuarli. Si sbilanci un po' e ci dica: ha già in mente chi sarà il futuro assessore alla protezione civile?
"Sicuramente una persona dotata di tre qualità fondamentali per svolgere quest'incarico: l'essere competente, appassionata ed empatica".



redazione/lc