Fonte Allerta meteo ER

Perché in Emilia-Romagna c'è allerta rossa se non piove?

Valerio Bonfiglioli, dirigente della Protezione civile Emilia-Romagna, spiega qual è la differenza fra allerta e previsione meteo

Da più di sette giorni l’Emilia-Romagna è in allerta meteo e, anche per la giornata di oggi, giovedì 25 maggio, è previsto il massimo livello di attenzione, con il codice di colore rosso, per criticità idraulica su alcune zone. Continua infatti a preoccupare la situazione della rete dei canali di bonifica, in particolare nelle province di Bologna, Ferrara, Ravenna e Folrì-Cesena.

Nonostante il tempo sia migliorato, infatti permane su queste aree il pericolo per le piene dei corsi d’acqua, oltre che un’allerta di colore arancione per rischio idrogeologico, ovvero il rischio connesso a frane, smottamenti o esondazioni di fiumi minori come effetto delle precipitazioni.

Questo perché, ci spiega Valerio Bonfiglioli, dirigente della Protezione civile dell’Emilia- Romagna, “gli effetti delle abbondanti piogge dei giorni scorsi possono protrarsi anche
quando l’evento meteo si è esaurito”. Quello dell’allerta meteo, infatti, è un sistema complesso. Non deve essere inteso come una previsione meteorologica, ma come una
valutazione del rischio che tiene conto degli impatti dei fenomeni meteo sui territori. “Anche se in alcune zone dell’Emilia-Romagna sono giorni che non piove - spiega Bonfiglioli - permane un’allerta di colore rosso e arancione per piene dei fiumi e per frane a causa dell’estrema fragilità di un territorio martoriato da un evento meteorologico senza precedenti, almeno negli ultimi 100 anni”.

Stiamo parlando di 350 milioni di metri cubi d’acqua caduti in 800 chilometri quadrati di territorio, 100 comuni coinvolti, 23 fiumi esondati, altri 13 che hanno visto superamenti del
livello d’allarme, migliaia di frane (376 le principali) tra collina e montagna. “Un evento epocale, che va oltre ogni forma di previsione. In questa situazione, anche un fenomeno locale non esteso come un piccolo temporale, che in condizioni normali non creerebbe alcun danno, potrebbe avere l’effetto di una goccia che fa traboccare un vaso già pieno - continua il dirigente della Protezione civile -. La macchina dell’emergenza è stata allertata e coivolta su più fronti. Nei versanti appenninici, dove le frane hanno colpito soprattutto le province di Forlì-Cesena, Ravenna e l’imolese. L’orografia di questi territori è mutata e la rete stradale in alcuni casi è stata cancellata. Il rischio, a emergenza finita, è l’abbandono e lo spopolamento dei piccoli borghi più isolati”.

E se i danni subiti a causa delle criticità idrogeologiche porteranno ad una complessa riflessione sul futuro di aree montane e collinari, in pianura la Protezione civile sta intervenendo con 63 cantieri e 173 pompe idrovore per mettere in sicurezza i fiumi, con l’assistenza del sistema di intervento di Protezione civile europeo. “Sembrerà banale - conclude Bonfiglioli - ma l’unica soluzione per risolvere la situazione critica della rete di bonifica è che l’acqua defluisca naturalmente verso il mare. Questo è l’unico modo per far asciugare un territorio di pianura. È impossibile determinare con certezza quanto tempo ci vorrà. Occorrerà attendere alcuni giorni, condizioni del mare permettenedo. Basta infatti un vento che soffia da est, spingendo il mare verso la costa, o un’alta marea, per far diminure la velocità di scolo delle acque verso il mare”.

Marcello Crosara