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Previsioni meteorologiche e climatiche: quando hanno valore e come si può misurare

Gli spunti emersi durante la Seconda Conferenza nazionale delle previsioni meteorologiche e climatiche nella sessione dedicata al valore delle previsioni

Le previsioni meteorologiche e climatiche forniscono delle informazioni fondamentali sulla possibilità che eventi dannosi si verifichino sul territorio. È proprio sulle previsioni che si basa il sistema di allertamento nazionale, articolato nelle sue componenti regionali, che consente l’attivazione delle fasi operative di protezione civile al fine di mettere in sicurezza la popolazione ma anche di contenere i danni materiali a infrastrutture e beni mobili e immobili, alle attività economiche e più in generale all’ambiente. Un sistema previsionale accurato ha in sé tutti i dati di cui possiamo disporre in merito ad eventi che devono ancora verificarsi. La sfida sta nel rendere tali dati delle informazioni utili all’attuazione delle adeguate azioni preventive e strategie di difesa e adattamento dai fenomeni meteorologici previsti. È proprio in questo passaggio che entra in gioco il concetto di valore della previsione.


Il valore della previsione
Che cosa si intende per “valore” in questo contesto? “In economia il concetto di valore non è assoluto ma relativo, e possiamo esprimerlo solo in relazione a domanda e offerta. Il valore quindi cambia nel tempo e a seconda delle condizioni e caratteristiche delle preferenze e della tecnologia disponibile”. A partire da questa considerazione Francesco Bosello dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Fondazione Cmcc ha sviluppato le proprie riflessioni nell’intervento su invito in merito al valore delle previsioni nella Seconda Conferenza nazionale sulle previsioni meteorologiche e climatiche svoltasi lo scorso giugno a Bologna. Anche una previsione meteorologica non ha un valore assoluto, ma relativo all’uso che se ne intende fare, e questa consapevolezza ha guidato lo sviluppo di metodi di verifica user-oriented, spiega Chiara Marsigli di Arpae: “La valutazione della previsione meteo viene intesa in maniera differente a seconda dell’ambito in cui si muove chi la vuole valutare. Diversi metodi di valutazione implicano che una previsione possa essere soddisfacente per chi sviluppa modelli numerici previsionali, ma insoddisfacente o incompleta per chi la deve utilizzare per scopi di protezione civile.” In questa prospettiva il valore assume un connotato di utilità, ovvero quanto la previsione fornisce degli strumenti concreti per modificare efficacemente i propri comportamenti e prendere delle decisioni atte a trarre un beneficio. Occorre poi scegliere un’unità di misura attraverso la quale quantificare il valore dei benefici che è possibile trarre da una previsione: “Il prezzo, o l’espressione in unità monetaria, è solo dei possibili modi in cui quantificare il valore e non solo è relativa ma è anche parziale, non riesce a catturare interamente il valore del servizio climatico” afferma Bosello. Infatti, in termini di protezione civile per esempio, il maggiore beneficio che si mira ad ottenere grazie a una previsione è la salvaguardia di vite umane, mentre il lato economico occupa una posizione più marginale, seppur rilevante.

Come si valuta
I metodi per stimare il valore di una previsione meteorologica sono innumerevoli, durante la sessione dedicata a questa tematica nella Conferenza nazionale già citata ne sono emersi diversi. Bosello per esempio ha esposto diverse tecniche di valutazione, come il confronto ex post tra realtà diverse ma comparabili, portando l’esempio di uno studio condotto da Barilla per l’agricoltura sostenibile; i Serious Game, ovvero giochi di ruolo con funzione educativa all’interno dei quali condurre delle simulazioni con gli stakeholder; la Decision Theory secondo cui il valore è espresso dalla capacità dell'informazione integrata nel servizio di far ottenere a chi lo usa più soldi oppure una performance migliore di quella che otterrebbe senza servizio. Marsigli invece ha parlato di user brier score, di verifica impact-based e di cost-loss analysis. Quest’ultima nello specifico è particolarmente interessante perché racchiude già in sé il concetto di valore, e si identifica nel rapporto tra i costi di un’azione preventiva che l’utente della previsione sostiene per cautelarsi dagli effetti di quella previsione e le perdite che l’utente subisce nel caso la previsione si verifichi. Il punto critico di questo tipo di analisi è che la previsione viene data in termini probabilistici, mentre l’utente finale deve prendere una decisione deterministica ed è necessario quindi identificare delle soglie di attivazione all’interno della curva di probabilità entro cui scattano determinate decisioni. “All’interno di Arpae - spiega Chiara Marsigli - le soglie di probabilità meteo a cui associare le soglie idrologiche sono state valutate attraverso uno studio molto specifico sul bacino del Reno.” Tuttavia non è possibile fare la stessa valutazione per tutti gli utilizzi: “Ci sono metodi basati sulla media areale che possono essere validi per le temperature per esempio ma non per la pioggia.” Il rischio in cui si incorre nel passaggio da una previsione probabilistica a un utilizzo deterministico è proprio la perdita di una parte di informazioni e quindi di valore della previsione: “un vero aumento del valore è poter dare la previsione insieme alla sua incertezza e usarle entrambe”. La cost-loss analysis va a toccare anche quello che in Italia è un problema ancora largamente diffuso e riguarda l'assicurazione di beni mobili e immobili e delle attività economiche contro i rischi di origine naturale. In Italia non vige alcun obbligo assicurativo contro i cosiddetti rischi catastrofali, e gli italiani che si rivolgono ad assicurazioni private sono ancora una minoranza, nonostante alcuni dei fenomeni naturali che rientrano in questa categoria - alluvioni, frane, eventi meteo estremi - occorrono anche frequentemente sul nostro territorio. Quello che ancora manca è una diffusa consapevolezza dei rischi catastrofali tale da permettere una corretta analisi di costi e benefici, se non in casi ancora troppo rari.

La catena del valore
Durante la Conferenza nazionale sulle previsioni meteorologiche e climatiche sia Bosello che Marsigli si sono soffermati su un approccio integrato - la value chain - che permette di avere una visione più ampia sul sistema di previsioni e di studiare in quali fasi si genera valore e in quali invece si perde. “La catena del valore dei servizi climatici può generare valore in ciascun anello - spiega Bosello - Si parte dalla generazione dell’informazione fino alla capacità di incidere sul processo decisionale, ma ci sono tanti passaggi intermedi in cui il valore può essere generato.” La value chain offre un metodo di valutazione che tiene conto sia di ogni singolo “anello” che della catena nel suo complesso. Attualmente è in corso un progetto del Wmo (World meteorological organization, l’Organizzazione meteorologica mondiale) per utilizzare la value chain per stimare il valore delle previsioni lungo tutto il percorso che va dall’elaborazione della previsione fino alla ricezione dell’informazione da parte del cittadino. Il progetto è una collaborazione tra due gruppi di lavoro, uno che si occupa degli High Impact Weather, gli eventi meteo ad alto impatto (Progetto HIWeather del WWRP - World Weather Research Programme) e l’altro che studia invece le ricadute socio-economiche (Societal and Economic Research Applications - SERA). Per la realizzazione del progetto sono stati scelti alcuni fenomeni, come allagamenti urbani, incendi boschivi, forti raffiche di vento e ondate di calore, dei quali raccogliere da enti pubblici e privati partner in tutto il mondo i dati relativi ad ogni anello della catena (la previsione, l’emissione dell’allerta, la comunicazione alla popolazione…) per valutare dove il valore si è accresciuto e dove invece è andato perso.

Co-design e co-evaluation
Per aumentare il valore delle previsioni è necessaria una collaborazione tra produttore e utilizzatore, sia nella valutazione che nella progettazione degli output dei sistemi previsionali stessi. È soltanto grazie al riscontro dell’utente che deve farne un uso pratico, che sia nel settore agricolo o nella protezione civile, che il previsore può aumentare il valore della prodotto che fornisce. “Il livello di coinvolgimento può essere differente a seconda degli utenti, perché spesso si parlano linguaggi diversi - afferma Marsigli - Tra previsori meteo e idro è stato fatto un grande lavoro di co-design negli ultimi anni, perché i processi e prodotti previsionali sono molto diversi”. Anche Bosello nella conclusione del suo intervento ha rimarcato quanto sia proprio nella co-evaluation tra produttore e utilizzatore della previsione che si può generare valore.

Margherita Venturi 

(Fonti: Seconda Conferenza nazionale delle previsioni meteorologiche e climatiche (disponibile online sul canale YouTube Cmcc; https://community.wmo.int/news/hiweathersera-wgwwrp-hiweathersera-value-chain-project-plan-released)

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