CNSAS Esercitazione grotta Parol

Quattrocento metri
dentro il Monte Altissimo

Le squadre del Soccorso Alpino e Speleologico veneto e trentino in un'esercitazione lunga due giorni

Serve l'agilità di un gatto, tanta tecnica e soprattutto nervi d'acciaio. Scendere nel ventre della montagna non è una passeggiata. Restarci giorni interi senza vedere la luce del sole ancora meno. Chiedetelo a loro, agli "speleo" del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico. Una struttura d'eccellenza, in grado di operare negli ambienti più ostili che si possano immaginare: dalle profonde grotte sotterranee, alle cabine allagate della Costa Concordia. Tecnica e coraggio al servizio del prossimo. Gli "speleo" del CNSAS sono tutti volontari, come i cugini "alpini", ma si tratta di tecnici qualificati che operano in un costante regime di formazione e aggiornamento.

Lo scorso weekend, il 6 e 7 ottobre la "6^ Delegazione Speleo del CNAS" ha organizzato un'importante esercitazione nell'abisso di Val Parol, in Trentino. Hanno partecipato una quarantina di tecnici delle squadre speleologiche di Trento, Verona, Vicenza, Bolzano, Veneto orientale.
Tra strettoie, fango, cunicoli, nella grotta sul monte Altissimo, nel comune di Brentonico (TN), è stata simulata l'evacuazione di un ferito bloccato a 415 metri di profondità. Un'operazione tutt'altro che facile. Portare fuori una persona che non è in grado di collaborare da un ambiente ipogeo implica un'enorme mole di lavoro, che può durare anche diversi giorni. Per questo le squadre "speleo" del CNSAS sono abituate a collaborare fra loro, quando il supporto di decine di tecnici diventa fondamentale. In caso di emergenza, come può essere quella di cui ci stiamo occupando, sono allertati gli "speleo" di diverse stazioni per partecipare il soccorso. In questi anni ci sono state situazioni di emergenza che sono durate anche una settimana, con una costante turnazione dei tecnici impiegati. Anche la logistica vuole la sua parte.
In quest'esercitazione i tecnici veneti e trentini hanno avuto modo di ripassare e affinare le tecniche di soccorso in profondità, dove tutto è reso più complicato dal buio, dalla pericolosità dei cunicoli e dalla mancanza di riferimenti sicuri in itinerari sotterranei che possono svilupparsi per chilometri e chilometri...

Giovanni Ferrarese, il vice delegato della 6^ Delegazione Speleologica del CNSAS ci spiega alcuni dettagli dell'operazione:

Com' è composta la 6^ Delegazione Speleologica?
"E' organizzata in 5 Stazioni di soccorso: 3 in Veneto (Verona, Vicenza, Veneto Orientale), 1 in Trentino e 1 in Alto Adige. Le due Stazioni del Trentino-Alto Adige dipendono operativamente dalla 6^ Delegazione, ma sono del tutto autonome dal punto di vista amministrativo".

Come vi siete mossi nell'esercitazione nell'abisso di Val Parol?
"La grotta Abisso di Val Parol è una delle grotte più fonde del Trentino Alto Adige. Scende nella montagna per oltre 420 metri, e fino a poco tempo fa era considerata la più profonda di tutte, poi le nuove esplorazioni in altre cavità le hanno rubato lo scettro. Resta però una gran bella grotta, storicamente la più importante del Trentino e la più frequentata anche dai corsi e dagli esploratori occasionali. Proprio per la sua intensa frequentazione, che può portare a un incidente, abbiamo deciso di venire ad addestrarci qui. Essendo a 1600 metri di quota è stato interessante anche testare l'operatività e la movimentazione delle squadre di supporto logistico, che dal fondovalle hanno raggiunto Malga Campei. Mentre noi scendevamo nella grotta nella malga c'era la direzione delle operazioni e la struttura logistica di supporto mentre un secondo campo, più piccolo, è stato montato proprio all'ingresso della cavità. Da qui partiva il cavo telefonico che metteva in comunicazione i soccorritori in grotta con quelli fuori. Le comunicazioni fra i campi erano gestite via radio".

A proposito: come funzionano le comunicazioni in un'operazione di soccorso in grotta?
"A dire la verità proprio in questa occasione abbiamo testato un nuovo sistema di comunicazione sotterranea, studiato dalla Siemens in collaborazione con il soccorso spagnolo. Sono delle radio che lavorano a onde lunghe, due piccole postazioni grandi come un libro con antenne a filo che vengono picchettate sul terreno man mano che le squadre avanzano sotto la montagna. Il filo dell'antenna è lungo una decina di metri, e va appoggiato e fissato con cura sulle rocce. Ma grazie a questo sistema è possibile parlare con l'esterno anche a profondità superiori ai 500 metri. Ovviamente abbiamo utilizzato anche il tradizionale cavo telefonico, che viene man mano srotolato dall'inizio della discesa.
I telefonisti del CNSAS sono sempre i primi a partire: in quest'occasione sono scesi alle 8.30 del mattino, e in quattro ore erano già a -420 metri, a fianco del ferito. Solo da questo momento arrivano all'esterno le prime notizie sull'infortunato".

Invece il trasporto del ferito come avviene?
"In quest'esercitazione abbiamo simulato un trauma lieve: l'abbiamo messo in una barella, ben fissato con cinghie e presidi sanitari per proteggerlo nei passaggi più stretti. Nei punti più angusti l'abbiamo slegato e tolto dalla barella, trattandosi di una simulazione. In caso di evento reale avremmo dovuto allargare i passaggi fra le rocce con l'uso dell'esplosivo, ma trattandosi di un'esercitazione era inutile rovinare la grotta per niente. Il recupero vero e proprio è iniziato alle 15.30 di sabato, con un sistema di corde e ancoraggi. Alle 8 della mattina di domenica la barella era fuori. In tutto si sono alternate due squadre di 15 operatori".

E' molto importante anche il supporto logistico all'esterno...
"Assolutamente. Dall'esterno il delegato e due vice delegati dirigevano le operazioni, affiancati dai capistazione. Altri cinque tecnici si occupavano della parte organizzativa del magazzino dei materiali e provvedevano all'assistenza delle squadre che scendevano in grotta. In quest'esercitazione dobbiamo ringraziare per il loro supporto anche i Vigili del Fuoco di Rovereto, che ci hanno aiutato anche nel trasporto del personale, e i Vigili del Fuoco di Brentonico, che sono stati preziosi per portare all'ingresso della grotta corde, trapani e altro materiale".





Walter Milan