Rifugiati e migranti: +83% nei primi 6 mesi 2015. 1867 i morti in mare

Cifre spaventose. 137.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo verso l'Europa nei primi sei mesi del 2015: 1.867 hanno perso la vita in mare. Un trend che vede il flusso dei disperati che scappano da guerre e povertà aumentare dell'83% e un'Europa incapace di dare risposte a questo dramma. E' quanto emerge dal rapporto UNHCR diffuso oggi

"La stragrande maggioranza delle 137.000 persone che hanno attraversato il Mediterraneo verso l'Europa durante i primi sei mesi del 2015 sono fuggiti da guerre, conflitti o persecuzioni. La crisi nel Mediterraneo è di conseguenza soprattutto una crisi di rifugiati. Un terzo degli uomini, donne e bambini che sono arrivati ​​via mare in Italia o in Grecia provenivano dalla Siria, paese i cui cittadini sono quasi universalmente considerati rifugiati o beneficiari di altre forme di protezione. Il secondo e terzo dei principali paesi di provenienza sono l'Afghanistan e l'Eritrea. Anche in questo caso si tratta principalmente di potenziali rifugiati". Sono le conclusioni a cui è giunto un rapporto dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) pubblicato oggi.

"Mentre l'Europa discute sulle soluzioni migliori per affrontare la crisi nel Mediterraneo, dobbiamo essere chiari -
ha dichiarato António Guterres, Alto Commissario UNHCR - la maggior parte delle persone che arrivano via mare in Europa sono rifugiati, in cerca di protezione da guerre e persecuzioni",

I dati comunicati da Grecia, Italia, Malta e Spagna mostrano un aumento dell'83 per cento nel numero di rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo da gennaio a giugno - 137.000 rispetto ai 75.000 dello stesso periodo dello scorso anno. Storicamente, gli attraversamenti del mare aumentano in modo significativo nella seconda metà dell'anno, in particolare durante i mesi estivi, è quindi logico aspettarsi che i numeri continuino a salire.

Gli arrivi nella seconda metà del 2014, per esempio, sono stati quasi il doppio di quelli del primo semestre. Il numero di morti in mare è salito a livelli record nel mese di aprile 2015, per poi calare drasticamente a maggio e giugno: tra gennaio e marzo 2015, 479 rifugiati e migranti sono annegati o scomparsi in mare, rispetto ai 15 nei primi tre mesi dell'anno precedente. Nel mese di aprile la situazione è peggiorata ulteriormente: in una serie di naufragi ravvicinati, una cifra mai raggiunta di 1.308 rifugiati e migranti sono annegati o scomparsi in mare in un solo mese (rispetto ai 42 di aprile 2014). Nel mese di maggio, il numero dei rifugiati e dei migranti annegati o dispersi in mare è sceso a 68, un quarto della cifra riscontrata solo un anno prima (226). La tendenza al ribasso continua nel mese di giugno, con solo 12 morti rispetto ai 305 nello stesso periodo del 2014.
"Il calo di morti in mare nel corso degli ultimi due mesi è incoraggiante; un segno che con la giusta politica, sostenuta da una risposta operativa efficace, è possibile salvare più vite in mare", ha detto Guterres. "Ciò nonostante, dobbiamo restare vigili. Per le migliaia di rifugiati e migranti che continuano ad attraversare il Mediterraneo ogni settimana, i rischi rimangono molto reali".

Infine il rapporto mostra che
la principale fonte di arrivi via mare è la rotta del Mediterraneo orientale, dalla Turchia verso la Grecia, che ha ormai superato quella del Mediterraneo centrale (dal nord Africa verso l'Italia): a fronte di 67.500 rifugiati e migranti sbarcati in Italia nei primi sei mesi dell'anno, in Grecia ne sono arrivati 68.000, a fronte di una capacità di accoglienza di solo 2000 posti. Molti poi proseguono il loro viaggio attraversando la Macedonia, la Serbia, e poi in Ungheria. Oggi si regista infatti una media di oltre 1.000 persone che arrivano in Macedonia dalla Grecia, a fronte delle 200 persone solo poche settimane fa.

"L'Europa ha una chiara responsabilità, che è quella di aiutare coloro che cercano protezione da guerre e persecuzioni - ha affermato Guterres - Negare questa responsabilità equivale a minacciare le fondamenta stesse del sistema umanitario che l'Europa ha lavorato così duramente per costruire. I paesi europei devono fare la loro parte per rispondere alla crisi dei rifugiati, in patria e all'estero".

red/pc
(fonte: UNHCR Italia)