Tenere conto dei geologi,
solleciti dalla Conferenza

Dalla Conferenza Nazionale sul Rischio Sismico, conclusasi ieri in Irpinia, sono giunte sollecitazioni dirette alle istituzioni e alla politica per una maggiore collaborazione con i geologi nello studio del rischio sismico zona per zona

Si è conclusa ieri, in Irpinia, la Conferenza nazionale sul rischio sismico, organizzata dall'Ordine dei Geologi della Campania ad Ospedaletto d'Alpinolo (AV).
Dal confronto con esperti geologi provenienti da diverse regioni italiane, tra le quali Emilia Romagna, Abruzzo, Basilicata, Toscana e appunto Campania, sono emerse chiaramente due richieste essenziali rivolte alle istituzioni ed alla politica:
1) rifinanziare, in modo più adeguato e con maggiori risorse, gli studi di microzonazione sismica, che devono essere fatti da professionisti e non affidati a qualche ente o a qualche università;
2) istituire e rendere obbligatorio, a partire dagli edifici pubblici e dall'edificato storico il fascicolo del fabbricato.

La Conferenza era incentrata nella realizzazione di un confronto basato su due domande: Quale è lo stato del patrimonio edilizio nazionale? Cosa fare?

"Ad oltre 30 anni dal terremoto dell'Irpinia - si è chiesto Francesco Peduto, Presidente dell'Ordine dei Geologi della Campania - possiamo affermare con decisione che gli interventi di consolidamento dell'edificato realizzati possano considerarsi veramente efficaci nella circostanza di un nuovo terremoto?"
E' sostanzialmente una delle domande che in questo momento assillano molte persone: Peduto parte dall'Irpinia ma la sua domanda spazia in una realtà più grande, quella nazionale.
Possiamo dire con certezza che gli interventi di messa in sicurezza realizzati siano realmente sicuri? Conosciamo le reali possibilità di tenuta degli edifici che ci circondano?
I terremoti e le vittime che hanno causato ci hanno realmente insegnato qualcosa? Ci stiamo muovendo a livello culturale e istituzionale in una logica di prevenzione e tutela?


Ad oggi in Italia "non abbiamo una mappatura dello stato di salute dell'edificato, in particolare quello storico. - sottolinea Peduto - Non dovremmo preoccuparci? Non dobbiamo essere preoccupati per i nostri figli, sapendo che in Campania oltre 4000 scuole sono simicamente non adeguate?" e nelle altre Regioni si riscontrano ugualmente quste difficoltà, queste inadeguatezze.
"Queste sono le domande che abbiamo girato alle istituzioni politiche, chiedendo dei decisi e forti passi avanti in direzione della prevenzione e della messa in sicurezza dell'edificato. Come? Il recente terremoto dell'Emilia ha dimostrato ancora una volta la necessità di propedeutici studi di dettaglio geologici per ogni seria pianificazione territoriale".


Ma non solo per un discorso di edilizia. Anzi soprattutto per un discorso relativo alla base su cui poggia l'industria edile, e che è di competenza diretta dei geologi, ossia la terra. Si deve avere una normativa antisismica delle costruzioni, ma per renderla ancora più sicura è necessario un buon studio del terreno su cui si va a costuire. E l'unione delle due competenze genera una conoscenza a tutto tondo.

Il terremoto in Emilia, oltre a denunciare la superficialità in campo di sicurezza antisismica, ha evidenziato un fenomeno geologico particolare: la liquefazione delle sabbie.
Questo fenomeno, spiega il Presidente dell'Ordine dei Geologi della Campania, "ha bisogno di caratteristiche ed elementi tipici e concomitanti per manifestarsi e solo i geologi, attraverso la ricostruzione del modello geologico, possono accertarlo.
L'Emilia, come del resto l'Abruzzo, ha dimostrato che è necessario accertare gli effetti di sito, la risposta sismica locale e i fenomeni di amplificazione, che spesso, a parità di intensità sismica, fanno la differenza. Quindi per mettere in sicurezza il Paese, prima di perseguire la strada, importantissima, degli interventi strutturali, sono necessari gli studi della risposta sismica locale, fino ad arrivare ad inibire l'edificazione in quelle aree dove questi studi dimostrano un effetto di amplificazione dell'intensità sismica non sostenibile
".


E' sulla base di tutto ciò che la Conferenza ha elaborato le due richieste iniziali.

Il Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Vittorio D'Oriano, anch'esso presente alla Conferenza, riferisce: "il messaggio forte nato dalla due giorni sul rischio sismico, di altissimo livello perché sono intervenute autorità nell'ambito della geofisica e della sismologia, è che emerge in modo chiaro come le Scienze della Terra siano un aspetto fondamentale anche in sede di prevenzione e sicurezza dai rischi sismici, e sono così fondamentali che è un delitto costruire una normativa che in qualche modo tenga invece le Scienze della Terra ai piani meno nobili o addirittura considerate non in maniera significativa".
Bisogna tener conto dei vari aspetti, dopotutto i terremoti sono oggetto di studi delle materie scientifiche, è dunque importante che lo studio della natura e quello delle costruzioni operino di pari passo e congiuntamente, al fine di offrire una vera tutela al cittadino e all'ambiente.


Infine alla Conferenza, dal Dipartimento di Fisica, settore Geofisica dell'Università di Bologna, attraverso le parole di Silvia castellaro, è giunta la notizia che: "a livello di ricerca stanno partendo in questi giorni dei progetti su scala nazionale, finanziati dal Dipartimento della Protezione Civile per proporre mappe di pericolosità sismica basate su algoritmi diversi da quelli tradizionali e questo porterà nel giro di un anno ad avere delle mappe di pericolosità nuove e quindi probabilmente anche qualche cambiamento a livello delle accelerazioni con le quali lavoriamo tutti a livello normativo. I tempi tecnici sono di almeno un anno, poi bisogna vedere quanto sarà recepito di questa ricerca a livello normativo".



Sarah Murru