Trivellare i Campi Flegrei
Un progetto che divide

La comunità scientifica è divisa tra chi vuole studiare i meccanismi delle eruzioni e chi teme per gli eventuali pericoli dell'esperimento. Oggi riunione tecnica al Dipartimento della Protezione Civile

Dovrebbe partire a breve il progetto 'Campi Flegrei Deep Drilling Project', il più importante esperimento al mondo di perforazione profonda in una delle aree vulcaniche a più alta esplosività, i Campi Flegrei, una vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli in prossimità di numerosi centri abitati. Ed è anche per questo che il progetto divide la comunità scientifica: da un lato c'è che chi assicura che non si corrono pericoli e che l'obiettivo è quello di ridurre il rischio vulcanico; dall'altro c'è chi teme reazioni incontrollabili del magma, che possono provocare scosse sismiche o eruzioni localizzate.

Il progetto, finanziato finanziato dall'ICDP - Consorzio Internazionale per le Perforazioni Profonde Continentali - e guidato dall'INGV - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - è diviso in due fasi: la prima, quella che sta scatenando le polemiche in questi giorni, prevede una perforazione fino ad una profondità di 500 metri, un banco di prova per la seconda fase del progetto, che porterà la perforazione a 4 chilometri di profondità. Scendendo nel 'cuore' del supervulcano, gli scienziati potranno studiare la caldera flegrea dal punto di vista vulcanologico e geotermico, e approfondire così la conoscenza dei meccanismi che generano eruzioni e fenomeni bradisismici (sollevamento e abbassamento del suolo), monitorare il rischio di terremoti ed eruzioni e capire inoltre come sfruttare le potenzialità dell'energia del sottosuolo, che potrebbe essere in grado di sostituire anche in termini quantitativi i combustibili fossili e il nucleare. Nel pozzo saranno inoltre installate delle fibre ottiche, che consentiranno di monitorare le temperature e le deformazioni delle rocce, mentre altri strumenti permetteranno di prelevare acqua e gas per l'analisi delle variazioni geochimiche dei fluidi.

Il mondo scientifico però è diviso: nonostante il cuore magmatico dei Campi Flegrei sia situato a non meno di 7500 metri di profondità, secondo alcuni esponenti della comunità scientifica internazionale esiste la possibilità di incontrare alcune sacche di minori dimensioni durante le trivellazioni; inoltre, un utilizzo accidentale delle trivelle potrebbe compromettere l'equilibrio delle falde acquifere, innescando - nella peggiore delle ipotesi - reazioni geologiche come piccole scosse di terremoto o vere e proprie eruzioni. Il Sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, nei giorni scorsi ha chiesto accertamenti sulla reale pericolosità degli esperimenti, allertando anche la Protezione Civile, responsabile a livello nazionale della prevenzione dei rischi, e dichiarando che "senza la certezza che non ci sono pericoli non si trivella da nessuna parte". L'INGV ha definito come "prive di fondamento e diffuse da persone che non sono a conoscenza dei fatti" le notizie allarmistiche e le preoccupazioni circolate riguardo al progetto, cui prendono parte i migliori vulcanologi del mondo. Inoltre questa prima trivellazione fino ai 500 metri servirà proprio come banco di prova: se non ci saranno problemi allora si procederà con la seconda trivellazione più in profondità.

Quello delle trivellazioni nell'area dei Campi Flegrei è quindi un argomento che fa discutere. Per approfondirlo, si terrà oggi una riunione tecnica a Roma presso il Dipartimento della Protezione Civile, cui prenderanno parte i rappresentanti della Regione Campania, del Comune e della Provincia di Napoli e dell'INGV - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Osservatorio Vesuviano, autori del progetto e che ne presenteranno dettagliatamente attività e finalità. "Un incontro necessario" - spiega una nota del Dipartimento - "poiché - contrariamente a molti altri studi promossi e realizzati dall'INGV che si avvalgono di risorse economiche del Dipartimento della Protezione Civile - il progetto che prevede le attività di trivellazione ai Campi Flegrei non è tra quelli che vede coinvolto il Dipartimento".



Elisabetta Bosi