Come si origina lo tsunami

Tsunami: cosa sono,cosa fare
Test del Dipartimento ProCiv

Sul sito del Dipartimento della Protezione Civile è possibile testare le proprie conoscenze sul rischio tsunami

Dopo il test sul rischio sismico pubblicato a maggio in occasione della profezia di Bendandi sul terremoto che avrebbe dovuto devastare Roma, il Dipartimento della Protezione Civile lancia un nuovo test per mettere alla prova le conoscenze della popolazione sulla prevenzione dei rischi, dedicato questa volta al "Rischio maremoto". Diverse le domande cui ci si troverà a rispondere per sapere se si è "in campo, in panchina o in tribuna" per quanto riguarda la prevenzione e la conoscenza del rischio maremoto, tra cui le possibili cause che lo originano, i fenomeni che possono verificarsi, quali sono le coste italiane maggiormente a rischio e quali sono i comportamenti da adottare.

Il test è accompagnato da un ampio approfondimento che inquadra il fenomeno nel Mediterraneo e in Italia e mette in evidenza le differenze rispetto agli tsunami che si verificano negli Oceani. Il dossier inizia spiegando cos'è un maremoto, da cosa è causato e come si verifica, per poi confrontare i maremoti nel Mediterraneo con quelli negli Oceani. Nel dossier è poi ripercorsa la storia dei maremoti nel Mediterraneo e in Italia ed è presentato il sistema di monitoraggio e allertamento attivo sul territorio nazionale, con i possibili sviluppi futuri legati alla partecipazione del Dipartimento della Protezione Civile al progetto NEAMTWS - North Eastern Atlantic & Med Tsunami Warning System - per la costituzione di un sistema di allertamento per il Nord Est Atlantico, Mediterraneo e Mari collegati.

Spiegando che la forza di uno tsunami - in caso sia generato da un terremoto - dipende dalla magnitudo del terremoto stesso e dalla capacità di spostare con violenza grandi masse d'acqua dal basso verso l'alto, e che nelle aree di collisione tra placche tettoniche prossime agli oceani si possono generare terremoti con magnitudo e frequenza superiori rispetto a quelli registrati nell'area mediterranea, il dossier sottolinea come un maremoto nel Mar Mediterraneo non avrebbe la stessa forza e intensità di uno che si sviluppa in un oceano. Ciò non toglie - spiega il Dipartimento nel dossier - che a seguito di eventi sismici particolarmente energetici o di fenomeni franosi sottomarini, anche nell'area mediterranea possano originarsi maremoti distruttivi, anche a causa della forte urbanizzazione delle aree costiere.

Un elemento di fondamentale importanza - ricorda il Dipartimento - è che l'impatto del maremoto, così come di qualsiasi altro rischio, può essere mitigato attraverso la costruzione di strutture istituzionali e legislative, oltre che con il coinvolgimento e la diretta partecipazione dell'intera comunità sociale: un sistema di allertamento per la difesa dagli tsunami, oltre alla capacità della comunità scientifica di prevedere il possibile arrivo di un'onda, non può infatti prescindere dalla consapevolezza del rischio da parte della popolazione e dalla conoscenza delle norme di comportamento da adottare in caso di emergenza.


Elisabetta Bosi