''Una regione resiliente e a bassa impronta ecologica'': intervista a M.Cristina Quintavalla, candidata presidente Emilia Romagna

Domenica 23 novembre in Emilia Romagna si vota per eleggere l'Assemblea legislativa e il Presidente della Regione. Ad ognuno dei sei candidati alla presidenza della Regione abbiamo rivolto alcune domande in tema di protezione civile. Ecco le risposte di Maria Cristina Quintavalla, candidata de L'altra Emilia Romagna

Quintavalla, lei è resiliente?
Credo che l'attuale modello di sviluppo sia obsoleto, insostenibile e concausa della fase di recessione economica nella quale ci troviamo, e credo che la resilienza sia la strada maestra per cambiarlo. Io sono resiliente, ma il mio obiettivo è fare dell'Emilia Romagna una comunità resiliente, che dice no alle grandi opere e alle 5 nuove autostrade previste in Regione per investire in modello di trasporto sostenibile. Che programma l'uscita dai combustibili fossili anziché diventare terra di conquista delle compagnie petrolifere. Che adotta la strategia rifiuti zero come modello di gestione del ciclo dei rifiuti abbandonando l'incenerimento. Voglio fare dell'Emilia Romagna una comunità resiliente e a bassa impronta ecologica, in cui una buona politica è capace di integrare in modo efficace la tutela dell'ambiente, la difesa e la promozione dei diritti del cittadino e la crescita sociale ed economica della Regione.

Nel suo programma manca un punto specifico dedicato alla protezione civile. Come mai?
Perché crediamo debba essere un tutt'uno con una nuova politica di gestione delle emergenze e di messa in sicurezza del territorio che deve partire da un rinnovato protagonismo di tutti gli attori del sistema di Protezione Civile: comunità locali, sindaci e volontariato.

Il Capo del Dipartimento della protezione civile, Franco Gabrielli anche recentemente ha sottolineato che «In un Paese che deve fare i conti con il dissesto idrogeologico e le continue alluvioni è necessario far crescere una vera cultura di Protezione civile." Cos'è per lei la protezione civile? E quale è la sua idea di cultura della protezione civile?
La Protezione Civile per me deve essere un sistema che garantisce interventi di sicurezza e soccorso alla popolazione in caso di necessità, ma che è anche capace di promuovere modelli di comportamento virtuosi sia nei confronti degli Enti locali che dei cittadini. Un'adeguata cultura di Protezione Civile è fondamentale per diffondere nei cittadini la conoscenza del territorio nel quale vivono e la consapevolezza delle proprie azioni, due elementi indispensabili per una adeguata azione di prevenzione delle calamità. Da questo punto di vista la Regione può fare molto, specie mettendo in connessione la Protezione Civile con le scuole, ma è sempre più urgente una legge nazionale sulle calamità che assegni ruoli precisi e risorse certe al sistema di Protezione Civile.

In Emilia Romagna si è ancora in piena ricostruzione, il lavoro svolto dal Commissario Errani è stato molto, ma ancora tanto resta da fare. Da più parti si lamenta e un iter burocratico eccessivo per l'accesso ai fondi, e ci sono ancora persone che devono rientrare nelle proprie case. Qualora fosse eletta, come proseguirà nel lavoro e cosa eventualmente cambierà rispetto al passato?
"La ricostruzione sta procedendo in modo contraddittorio: quella degli edifici pubblici procede in modo spedito, ma lo stesso non si può dire per la ricostruzione privata delle abitazioni e delle attività produttive e commerciali, che soffre i limiti di un'impostazione burocratica non in sintonia con le esigenze di efficacia e tempestività di chi vive il disagio del post sisma e post alluvione. Senza considerare che i parametri di calcolo degli indennizzi non coprono proprio il 100% del costo di pieno ripristino degli immobili. Ad oggi, nel cratere sismico, sono rientrati nelle loro case solo una famiglia su cinque e sono stati erogati appena il 10% delle risorse disponibili. Noi crediamo sia indispensabile un cambio di passo, sia da parte dei Comuni sia da parte della Regione. Per gli Enti locali proponiamo un "architetto sociale" in ogni Comune che sia a disposizione di chi è più in difficoltà con l'iter di ricostruzione e un ufficio che nell'Unione dei Comuni armonizzare le anomalie esistenti tra i modi di funzionare dei diversi Comuni. Per la Regione proponiamo la stabilizzazione dei tecnici interinali che lavorano nei Comuni perché soggetti ad un forte turn over che ne limita la qualità e la quantità del lavoro che svolgono, e il superamento delle continue proroghe alle scadenze delle domande per renderle coerenti con l'andamento reale della ricostruzione. Vogliamo, inoltre porre un tetto alle pratiche che ogni studio privato può assumere perché anche l'accumulo di numerosi incarichi che poi non vengono evasi è un limite alla ricostruzione. Infine, crediamo si debba aprire una riflessione per arrivare al superamento della struttura commissariale e assegnare all'attività ordinaria della Regione il controllo e la guida del processo di ricostruzione".

Altro tema è quello delle alluvioni, e più in generale quello del dissesto idrogeologico. Pochi giorni fa a Roma agli Stati generali contro il dissesto idrogeologico è stato presentato il "Piano nazionale 2015-2020 per la prevenzione strutturale contro il dissesto idrogeologico e per la manutenzione ordinaria del territorio". Cosa ne pensa del piano?
Penso che sia un piano che arriva fuori tempo massimo, quando la condizione di dissesto idrogeologico del nostro paese è talmente grave che rischia di essere irreversibile. Si tratta inoltre di un piano che sarà reso inutile da uno Sblocca Italia che assegna alla messa in sicurezza del territorio le briciole per destinare enormi risorse alla realizzazione di inutili e dannose grandi opere e pianifica una nuova e devastante cementificazione del paese.

Quali sono le priorità in Emilia-Romagna per contrastare il dissesto idrogeologico?
Abbiamo tre diverse priorità, tra le tante. Sono numerose le frane attive in tutto il territorio regionale e occorre intervenire al più presto con azioni di ripristino prima che la situazione si aggravi ulteriormente. È poi urgente un'azione di rinaturalizzazione dei fiumi, perché gli interventi di emergenza non sono sufficienti a contenere piene rese più veloci e pericolose dal mix di cambiamenti climatici e impermeabilizzazione del suolo. Occorre prevenire l'erosione costiera e proteggere la costa mettendo uno stop all'edificazione delle zone costiere e una moratoria nei confronti delle estrazioni di metano sotto costa. Tutto questo deve essere accompagnato da un radicale cambio di priorità nel governo del territorio, che per noi non sono le grandi opere ma la messa in sicurezza, che richiede tante piccole opere diffuse sul territorio e capaci di generare conoscenze, indotto e importanti ricadute occupazionali.

Stiamo andando veloci verso un sistema di Città metropolitane e Unioni comunali, sui temi di protezione civile quale rapporto vuole avere con i Sindaci?
Le politiche di area vasta in un campo come quello della Protezione Civile sono indispensabili per rendere efficiente l'organizzazione e migliorare il servizio di Protezione civile, e proprio per questo i Sindaci devono essere il primo punto di riferimento della Regione. Noi vogliamo che i Sindaci, tramite le Unioni dei Comuni, diventino attori protagonisti di un sistema regionale di Protezione Civile che li deve vedere coinvolti in tutte le fasi di gestione e organizzazione, e non solo come gli utenti di un servizio. Siamo convinti che un ruolo da protagonisti da parte degli Enti Locali possa portare enormi vantaggi nella gestione delle emergenze.

Con l'abolizione delle Province, quale potrebbe essere il destino dei servizi provinciali di protezione civile che hanno funzionari dedicati?
"Va detto che la riforma delle provincie, fatta in questo modo, mette a rischio numerosi servizi indispensabili ai cittadini, tra cui quelli di Protezione Civile. Noi crediamo che un servizio delicato e fondamentale come questo debba essere assorbito dalla Regione, compreso il personale, mantenendo in ogni caso un forte radicamento sul territorio. Una soluzione potrebbe essere il distacco del personale provinciale presso le Unione dei Comuni, mantenendo inalterate funzioni e competenze. Si tratta in ogni caso di una riforma complessiva che la nuova assemblea legislativa deve discutere con il personale e le relative rappresentanze sindacali, ma anche con gli enti locali e il sistema del volontariato".

Il volontariato di protezione civile è una delle colonne portanti del sistema nazionale. Senza il volontariato con ogni probabilità ci troveremmo a non riuscire a fronteggiare le emergenze, ma anche a diffondere la cultura della protezione civile in tempi di ordinarietà. Il mondo del volontariato lamenta spesso un deficit di rappresentanza nel processo di costruzione delle politiche e dei piani di protezione civile. Quale dovrebbe essere secondo lei il ruolo del volontariato di proteine civile e intende coinvolgerlo e come sulla costruzione delle politiche?
"Il volontariato, così come i Sindaci, devono diventare protagonisti del sistema regionale di Protezione Civile. I modelli di organizzazione e di gestione devono essere discussi e condivisi con chi sul campo lavora e interviene, a partire dai volontari. Sappiamo inoltre che oggi molti corpi volontari non sono efficienti come potrebbero essere per i tagli che anche questo settore sta subendo. Noi crediamo che la Regione possa e debba fare molto di più per garantire le risorse necessarie il sistema della Protezione Civile".

Quintavalla, i programmi sono importanti. Ma anche le persone che poi dovranno attuarli, ha già in mente chi sarà il futuro assessore alla protezione civile?
"Il nostro ideale assessore proviene dal mondo del volontariato di protezione civile, di chi sa cosa vuol dire lavorare sul campo e quali sono le esigenze del sistema di protezione civile. Dovrà fare solo quello, e non può essere un assessorato 'di scarto' ".


redazione/lc