Fonte X Comune di Napoli

Voragine a Napoli, Sigea: "monitorare e mappare le reti nel sottosuolo"

Il presidente di Sigea Campania, il giorno dopo il crollo al Vomero, lancia una proposta per mitigare un fenomeno molto diffuso a livello regionale: “facciamo un piano di prevenzione”

Dopo il cedimento della strada nel quartiere del Vomero a Napoli di ieri, mercoledì 21 febbriao, la sezione campana della Società Italiana di Geologia Ambientale ha lanciato la proposta dal nostro giornale di dar vita a un piano di prevenzione per evitare che fatti del genere possano ripetersi. 

A parlarcene è stato il presidente di Sigea Campania e Molise, Gaetano Sammartino. Per prima cosa Sammartino ha illustrato le dinamiche dell'evento: “I problemi sono legati alla rete idrica, a una conduttura che è saltata e quindi è uscita l'acqua che si è infiltrata nel sottosuolo. Il sottosuolo in questo punto ha una natura non ottimale e quindi facilmente erodibile e ha creato la voragine” spiega il geologo.

Sammartino è passato poi a illustrare la conformazione del sottosuolo nella città di Napoli: “È di natura vulcanica, piroclastica. Sono sedimenti che sono stati eruttati dai centri eruttivi campani e quindi, soprattutto i primi metri di profondità del sottosuolo di Napoli, sono costituiti da questi sedimenti sciolti che non favoriscono sicuramente la stabilità”. Quando questi sedimenti incontrano l'acqua, come avvenuto ieri in via Morghen, prosegue Sammartino: “avviene una colata improvvisa perché si rompono i legamenti tra i granuli”. E si apre una voragine. Un evento che è solo l'ultimo degli episodi che sono accaduti recentemente a Napoli. “Il mese scorso un caso simile è avvenuto in via Consalvo, qualche mese fa nella zona di Posillipo” ricorda il presidente di Sigea Campania. 

Le soluzioni al problema ci sarebbero. “L'area campana è piuttosto vulnerabile ad eventi di questo tipo, specie quando non si effettuano le opere di manutenzione e di monitoraggio. Perché probabilmente se si fosse manutenuta meglio questa conduttura e se avessimo avuto la possibilità di controllarla è chiaro che un crollo si sarebbe potuto evitare. Anche se non è facile andare a monitorare l'intera rete dei servizi del Comune di Napoli, però bisogna iniziare a farlo”. Un altro strumento utile per prevenire fenomeni del genere sarebbe la mappatura delle reti del sottosuolo, delle infrastrutture fognarie e idriche continua Sammartino. 

Di qui la proposta della Società Italiana di Geologia Ambientale della Campania: “Il supporto che possiamo dare noi geologi è quello di fare un piano di prevenzione che contenga le misure che devono essere adottate per fare in modo che rischi del genere vengano mitigati. La nostra proposta sarebbe quella di fare un piano di controllo e verifica della mappatura delle reti che viaggiano nel sottosuolo e soprattutto, una volta acquisite queste piante, fare un controllo adeguato alle varie reti. Noi abbiamo la professionalità per poter seguire questi piani anche dal punto di vista applicativo”. “Tutto ciò va fatto quanto prima perché bisogna capire l'andamento del tracciato e dopo di che intervenire” aggiunge il geologo. Il dato che spinge Sammartino a chiedere che questa operazione debba essere fatta in tempi rapidi è quello emerso durante l'ultimo convegno di Sigea, avvenuto il 25 gennaio scorso è cioè che "il 50% della rete idrica italiana perde". Quindi la metà di tutto quello che viene immesso in rete viene poi disperso nel sottosuolo. “Questo è un dato allarmante, sia dal punto di vista della gestione del patrimonio idrico, sia perché può causare, come in questo caso, incidenti di questo tipo”. 

In passato Sigea Campania aveva già partecipato a un progetto simile insieme all'Università Federico II di Napoli e alle autorità di bacino dedicato al censimento delle cavità sotterranee della città. “Ora si potrebbe fare la stessa cosa per le reti che viaggiano nel sottosuolo” chiosa Sammartino. 

Claudia Balbi